Papillomavirus, quanto ne sanno gli italiani? In molti ancora credono che colpisca solo le donne

L’indagine

Papillomavirus, quanto ne sanno gli italiani? In molti ancora credono che colpisca solo le donne

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Immagine: {https://pixabay.com/en/users/thepoorphotographer-8678942/ thepoorphotographer], CC0, via Wikimedia Commons
di redazione
Sono aumentati negli ultimi anni i genitori che vaccinano i figli. Ma ancora in pochi sanno che l’Hpv può provocare altri tumori oltre a quello della cervice uterina e che può colpire anche gli uomini. Lo mostra un’indagine del Censis

Quanto ne sanno gli italiani dell’Hpv, il papillomavirus umano? Ne conoscono i rischi? Sono informati sulla prevenzione? Si preoccupano di proteggere i figli? Le risposte le dà il Rapporto del Censis “Papillomavirus: lotta ai tumori. Per una cultura della prevenzione” che è stato presentata oggi 4 marzo a Roma in ocasione de presentato oggi in occasione dell’International Hpv Awareness Day da Ketty Vaccaro, responsabile dell’Area Welfare e salute del Censis. L’indagine, realizzata con il supporto non condizionato di Msd Italia, analizza la percezione del rischio di tumore da Hpv e le strategie di prevenzione adottate tra i genitori e le donne. 

L’impatto della pandemia sullo screening

Il 69,1 per cento dei genitori e il 65 delle donne sono del parere che i tumori si possano prevenire, prima di tutto con i controlli medici e diagnostici (indicati dal 79,9% dei genitori e dall’84,2 per cento delle donne). A causa della pandemia però la copertura dello screening cervicale tra le donne tra i 25 e i 64 anni ha subito un calo, passando dall’81 per cento del 2019 al 77,3 per cento del 2020. A causa della concentrazione dei servizi sul contrasto alla pandemia si è ridotta anche l’operatività dei servizi di vaccinazione: i genitori che hanno ricevuto la chiamata attiva per la vaccinazione anti-Hpv sono diminuiti dal 56 per cento del 2019 al 43,3 per cento nel 2022.

Quanto si sa dell’Hpv

La conoscenza dll’Hpv è aumentata negli ultimi anni: la percentuale di genitori che sa cosa è il Papillomavirus è passata dall’85,1 per cento del 2017 all’88,9 per cento. Le più informate sono le mamme (95,5%) e le persone con un livello d’istruzione superiore (94,0%). 

Dell’Hpv oggi si cominciano anche a conoscere meglio quegli aspetti rimasti a lungo poco noti. Nel 2019 solo la metà dei genitori sapeva che l’Hpv è responsabile di altri tumori oltre a quello del collo dell’utero, mentre nel 2022 questa consapevolezza è salita al 62,7 per cento. 

Ancora in pochi però sanno che l’Hpv è responsabile dei condilomi genitali e che può colpire anche gli uomini. Il 24,6 per cento dei genitori di entrambi i sessi (in progressiva diminuzione rispetto agli anni passati) pensano che le infezioni riguardino solo le donne. 

Da dove arrivano le informazioni

Tra le fonti d’informazione indicate dalle mamme (34,6%) e dalle donne (32,3%) prevale il ginecologo, mentre il medico di famiglia è maggiormente indicato dai padri (34,6%). Il 22,2 per cento sia dei genitori che delle donne indica invece i materiali informativi (depliant, manifesti, campagne di sensibilizzazione) e il 20,2% i siti web. Più basse le quote di chi indica il servizio vaccinale della Asl (la quota scende dal 25,6% del 2019 al 18,0% del 2022) e il pediatra (13,0%).

La prevenzione

Pap-test e Hpv-test sono i controlli che le donne hanno dichiarato di aver effettuato di più negli ultimi tre anni (62,9%). Il Pap-test è uno strumento di prevenzione ormai consolidato, conosciuto da quasi tutte le donne. Meno noto l’Hpv-test, di più recente introduzione, che ancora solo il 51,3 per cento dei genitori conosce. L’88,4 per cento delle donne afferma che il proprio ginecologo ha consigliato il Pap-test, mentre l’Hpv-test è stato consigliato solo nel 42,6 per cento dei casi. Riguardo ai comportamenti di prevenzione, il 61 per cento sia delle donne che delle mamme afferma che adotta controlli preventivi come screening, esami e visite anche in assenza di sintomi. Sono le donne in età più matura (tra i 46 e i 55 anni) a effettuare maggiormente gli screening per prevenire il tumore al seno (79,8%) e alla cervice uterina (67,3%).

La vaccinazione 

Il 57,3 per cento delle donne è stato informato dallo specialista sull’importanza di trattare l’infezione da Hpv perché può causare il tumore al collo dell’utero, mentre solo al 25,4 per cento è stata consigliata la vaccinazione. Anche alle donne che hanno segnalato almeno un problema legato all’Hpv la vaccinazione è stata consigliata solo nel 22 per cento dei casi. Tra queste, il 71,6 per cento dichiara che, se tornasse indietro, si vaccinerebbe o si sarebbe vaccinata prima contro l’Hpv. 

Nei genitori cresce la voglia di vaccinare i figli. I genitori che hanno deciso di vaccinare contro il Papillomavirus almeno un figlio sono aumentati nel tempo, passando dal 33,3 per cento nel 2017 al 43,3 per cento nel 2019 (il Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2017-2019 ha allargato l’indicazione gratuita ai maschi), fino al 46,1 per cento di oggi. Aumentano rispetto al 2019 anche le persone interessate alla vaccinazione anti-Hpv che non hanno ancora vaccinato i figli, passate dal 25,4 per cento al 28,1 per cento, e in parallelo sono in riduzione i genitori che affermano di non essere interessati alla vaccinazione (erano il 30,6% nel 2017, sono l’11,3% nel 2022).

I dati in Italia: ogni anno il tumore della cervice uterina uccide mille donne

Ogni anno in Italia si registrano più di 3mila casi di tumore della cervice uterina causati dal Papillomavirus. Il tumore al collo dell’utero rappresenta ancora una importante causa di morte per le donne. Si stima che nel 2020 sono state circa mille le donne decedute per questa patologia.