Il paradosso dei trapianti di rene in USA. Migliaia di pazienti esclusi dalle liste anche se idonei
Hanno i requisiti per poter stare in cima alla lista d’attesa dei riceventi, ma non vengono selezionati. Così molti pazienti con disfunzione renale non accedono alla loro grande opportunità di cura. E nel frattempo finiscono in dialisi perdendo i requisiti per avere la priorità
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Hanno una disfunzione renale grave e incurabile e una lunga aspettativa di vita post-trapianto. Insomma, sono i pazienti ideali per essere sottoposti a un trapianto di rene. Dovrebbero stare in cima alla lista d’attesa dei riceventi. Eppure negli Stati Uniti molte persone con questi requisiti non vengono neanche selezionate per i trapianti. Lo denuncia una indagine pubblicata sul Journal of American Society of Nephrology (Jasn) che mette in luce le falle del sistema sanitario americano nella gestione dei trapianti.
È poco rispettoso forse dirlo in questi termini, visto che non stiamo parlando di beni di consumo, ma per quanto riguarda gli organi negli Stati Uniti, come in altri Paesi del mondo, la domanda supera l’offerta.
La carenza di organi impone di stabilire dei criteri per la priorità degli interventi. Uno di questi è il punteggio dell’Estimated Post Transplant Survival (EPTS), una valutazione delle probabilità di sopravvivenza post-trapianto. In maniera un po’ controintuitiva i candidati con il punteggio più basso sono quelli con più anni di funzionalità dovuta al trapianto di reni rispetto ai candidati con punteggi più alti. I pazienti con punteggi Epts pari o inferiori al 20 per cento hanno la priorità nella lista dei riceventi.
Gli autori dello studio hanno messo alla prova il sistema di reclutamento dei candidati andando a vedere quante persone con i requisiti per una priorità alta al trapianto fossero effettivamente inseriti ai primi posti nelle liste d’attesa.
Tra gli otre 42mila pazienti con priorità massima, solo 8mila erano stati inseriti nelle liste d’attesa mentre gli altri 34mila erano stati indirizzati alla dialisi. E di questi ultimi solo il 37 per cento veniva inserito nelle liste per i trapianti nei tre anni successivo all’inizio della terapia.
Come era prevedibile, i pazienti appartenenti alle comunità etniche afro-americane senza assicurazione o le persone residenti nei quartieri più poveri avevano minori probabilità di finire nelle liste d’attesa per un trapianto di rene e maggiori probabilità di venire dirottati sulla dialisi.
Va specificato che una volta cominciato il precorso della dialisi, il punteggio per accedere alla fascia prioritaria della lista d’attesa cambia e il paziente perde i requisiti che all’inizio gli garantivano un’attesa inferiore.
Il 61 per cento dei pazienti che inizia la dialisi entro 30 mesi perde priorità nella lista d’attesa in confronto al 18 per cento di chi non comincia la dialisi. «I risultati indicano che ci sono numerosi pazienti con insufficienza renale che si qualificherebbero per lo status di ‘top 20%’ ma non sono inseriti in lista d'attesa. È un dato importante data l'alta probabilità per questi pazienti di trarre beneficio dal trapianto e di perdere i requisiti per la priorità nel corso del temo. Questi risultati suggeriscono la necessità di sviluppare interventi e politiche più efficaci per accelerare l'accesso al trapianto per i pazienti che ne trarrebbero beneficio e per attenuare le disparità di vecchia data in questi processi di cura», hanno affermato gli autori dello studio.