Recovery Fund e Mes per curare la sanità italiana
L'Italia è ancora una «osservata speciale» e le risorse ottenute con il Next Generation UE (NGUE) in realtà non sono state un successo, «ma una presa d'atto da parte dell'Europa perchè l'Italia si è rivelata aggravata da maggiori vulnerabilità» e con l'idea di «disinnescare l'instabilità che dall'Italia può derivare». A sostenerlo è Veronica De Romanis, economista, docente alla Liuss e alla Stanford University, in occasione del webinar "La sanità da curare, MES e Recovery Fund le prime terapie?", durante il quale e' stato presentato anche il nuovo numero della rivista di politica sanitaria Italian Health Policy Brief dal titolo Recovery Fund e MES: risorse imperdibili per un nuovo Ssn, moderno e sostenibile.
Una particolare attenzione nel numero è stata dedicata a quella che viene considrata una «ingiustificata riluttanza, quando non decisa opposizione, di alcune forze politiche e di parte della precedente maggioranza di Governo rispetto all’uso del Mes i cui fondi, secondo le regole UE, possono essere utilizzati non solo per le spese sanitarie dirette ma anche per quelle indirette, consentendo ampi margini di discrezionalità».
Per Stefano Del Missier, anch'egli economista e direttore della rivista, «ci siamo dimenticati il Mes e ci auguriamo che il Governo Draghi ci fornisca quel piano di governance necessario e non solo per il sistema sanitario. Abbiamo pensato che fosse solo una questione di soldi, ma la realtà, come ci svela ancora una volta la pandemia, è più complessa e richiede flessibilità».
Secondo l'articolo dell'IHPB «le supposte pericolose condizionalità e lo stigma internazionale che gli oppositori del Mes richiamano frequentemente sono privi di fondamento». E «coloro che rifiutano questo strumento sostenendo, come alternativa, che sarà disponibile il New Generation EU – aggiunge De Romanis – dimostrano di non aver compreso la differenza tra le risorse che l’Europa mette a disposizione per tamponi e vaccini, quelle del Mes, e le risorse per gli investimenti, quelle appunto, del NGEU».
De Romanis ricorda che il Mes si può richiedere fino al 2022 «ed è bene precisare – avverte - che è debito. Ma siamo anche l'unico Paese che ha dibattuto in modo distorto sul Mes perchè lo ha associato alla crisi finanziaria che ha affossato la Grecia, anche se all'epoca il Mes non esisteva». Non solo l'utilizzo del Mes «è più semplice» sostiene l'economista, ma ha anche il vantaggio, secondo De Romanis, di obbligare a fare un piano dettagliato attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Nelle due bozze del Piano del precedente Governo, ricorda, «l'allocazione delle risorse sono state cambiate e raddoppiate: come? Con quali capitoli di spesa modificati? È chiaro – sostiene l'economista – che non esisteva un Piano dettagliato. Vediamo quindi cosa ci serve per fare il Piano e quanto ci serve per realizzarlo. Senza confondere il Mes con il Pnrr, facendo una valutazione di impatto su come questi soldi impattano e dove, perchè il problema sarà anche individuare aree fertili, almeno per quanto riguarda il Pnrr. Pertanto, visto che le risorse del Pnrr arriveranno sostanzialmente nel 2022 – conclude - non vedo perchè non accedere al Mes».