La salute è ancora il “territorio” più esplorato dalle imprese biotech italiane
La metà delle 721 imprese biotecnologiche presenti in Italia alla fine del 2020 erano attive nel settore della salute, nel quale avevano investito (a fine 2019) l'88% dei propri fondi destinati a Ricerca e sviluppo e dal quale avevano ricavato quasi tre quarti (73%) del proprio fatturato.
Sono dati rilevabili dal Rapporto annuale Assobiotec-Federchimica ed Enea “Le imprese di biotecnologia in Italia. Facts&Figures – Aggiornamento congiunturale 2021”, presentato on line martedì 6 luglio.
Stando al Rapporto, però, tra il 2014 e il 2019 si registra una tendenziale espansione delle quote delle imprese che sviluppano applicazioni biotecnologiche per l’industria e l’ambiente oltre che per l’agricoltura e la zootecnia. In quest'arco di tempo gli investimenti in R&S biotecnologica intra-muros per questi settori sono cresciuti velocemente, con incrementi del 52% per industria e ambiente e del 64% per agricoltura e zootecnia. Nel complesso, comunque, restano ancora decisamente concentrati nell’ambito della salute umana (per l’88%).
La quota di imprese di micro (1-9 addetti) o piccole (10-49 addetti) dimensioni supera l’80% del totale del settore, mentre le grandi imprese con oltre 250 addetti rappresentano il 9% dell’intera popolazione analizzata. Le start-up innovative contribuiscono all’espansione nel numero di imprese biotecnologiche in Italia con una quota che nel 2020 ha superato il 20% del totale.
Le imprese biotech sono presenti su tutto il territorio nazionale, ma sebbene si registri una lieve crescita nelle Regioni del Mezzogiorno (dal 16,6% del 2014 al 19,2% del 2019), il settore rimane concentrato per più del 60% nel nord del Paese. La concentrazione è ancora maggiore per gli aspetti economici, con oltre l’85% del fatturato da attività biotech e più del 75% degli investimenti in R&S intra-muros che continuano a essere realizzati in sole tre Regioni: Lombardia, Lazio e Toscana.
Il dato sul fatturato totale (oltre 11 miliardi di euro) mostra un lieve arretramento nel 2019 sul 2018. In deciso aumento, invece, il fatturato biotech delle imprese a capitale italiano specializzate nella R&S biotecnologica che, rispetto all’anno precedente, è cresciuto nel 2019 di oltre il 23%. Aumento anche, sempre per queste imprese, degli investimenti in R&S intra-muros, salito nel 2019 dell’11,4% rispetto all’anno precedente e del 46,7% rispetto al 2014, a fronte di una crescita nello stesso periodo 2014-2019 di circa il 31,5% per la spesa in R&S intra-muros del complesso delle imprese italiane.
La stessa dinamica di crescita relativa alle imprese a controllo italiano, che dedicano almeno il 75% dei propri investimenti in R&S alla ricerca nelle biotecnologie, si rileva sostanzialmente anche per la variabile degli addetti al biotech in generale (oltre 13 mila) e alla ricerca nelle biotecnologie.
Il sondaggio. In un breve sondaggio sull'impatto della pandemia effettuato tra maggio e giugno 2021, circa il 70% delle aziende biotech intervistate ha dichiarato un fatturato stabile, se non in aumento. Per quelle che hanno dichiarato una diminuzione si parla di percentuali comprese tra il 20% e il 50% e si stima un rientro dei volumi precedenti in circa un anno.
I commenti. «Dalle prime indicazioni emerge una sostanziale tenuta del settore delle biotecnologie in Italia, nonostante l’emergenza Covid-19» sottolinea Gaetano Coletta dell'Enea. Inoltre, aggiunge, il Rapporto «conferma il trend di cambiamento strutturale in corso nel settore, con la progressiva crescita delle applicazioni biotecnologiche per l’industria, l’ambiente, l’agricoltura e la zootecnia».
«Siamo a un bivio cruciale - sostiene dal canto suo Riccardo Palmisano, presidente di Assobiotec-Federchimica - ed è il momento, come sistema Paese, di scegliere di seguire finalmente la strada dell’innovazione. Abbiamo, grazie al Next Generation EU e al Pnrr, risorse mai viste prima e un’attenzione delle Istituzioni e dell’opinione pubblica su diverse priorità sulle quali da anni chiediamo interventi di policy. Sono tanti – aggiunge - i segnali incoraggianti per lo sviluppo del settore che stanno arrivando dal Governo».