Sette milioni di europei con malattie infiammatorie croniche

L'incontro

Sette milioni di europei con malattie infiammatorie croniche

di redazione

Sono ormai circa 7 milioni le persone che in Europa convivono con una malattia infiammatoria cronica, spesso con sintomi dolorosi e invalidanti e una qualità di vita fortemente compromessa. E sono sempre di più. L'aumento di queste malattie sembra legato anche alle variazioni nello stile di vita, all’alimentazione e ad altri fattori ambientali che attivano la risposta infiammatoria.

L’approccio multidisciplinare che privilegia la continuità e le interrelazioni tra le diverse malattie infiammatorie croniche è stato il focus dell'incontro “Infiammazioni, sfide e risposte” ospitato mercoledì 6 luglio all’Humanitas University e promossa da Galápagos Biopharma Italy insieme all’Istituto clinico Humanitas.

«L’infiammazione è un meccanismo di difesa innato non specifico - spiega Maria Rescigno, capo del Laboratorio di Immunologia delle mucose e microbiota di Humanitas e prorettore vicario con delega alla ricerca di Humanitas University – che costituisce una risposta protettiva dell’organismo all’azione di un danno operato da un agente estraneo per eliminare la causa iniziale del danno cellulare o tessutale e l’avvio del processo riparativo. Le cellule infiammatorie peculiari dell’immunità innata, come macrofagi, neutrofili iniziano a produrre citochine in risposta a uno stimolo che può essere infettivo, chimico, non infettivo. Quando l’infiammazione acuta non si risolve – precisa Rescigno - subentra un’infiammazione cronica che consiste in un processo flogistico di lunga durata in cui coesistono l’infiammazione attiva, la distruzione tessutale e i tentativi di riparazione».

Negli ultimi anni è cresciuta l’attenzione per il ruolo svolto nell'infiammazione dal microbiota, l’insieme di microrganismi che vivono in simbiosi con noi, nell’intestino e in tutte le superfici esposte all’ambiente esterno. Una sua variazione può determinare appunto un’infiammazione che dall’intestino tende a propagarsi anche ad altri organi. Un recente studio realizzato da Humanitas e pubblicato sulla rivista Science dimostra che nei casi di colite ulcerosa, per impedire il propagarsi di una forte infiammazione intestinale, il cervello chiude una sorta di cancello posto nel plesso coroideo, con conseguenti stati di simil-ansia e depressione.

Le persone che in Italia convivono con malattie infiammatorie croniche intestinali sono oltre 250 mila, il 60% circa con colite ulcerosa e il restante 40% con malattia di Crohn. Queste malattie, in forte aumento nei Paesi a economia avanzata, si manifestano soprattutto con diarrea, spesso accompagnata da tracce di sangue, dolori addominali, vomito, astenia, febbre e sono caratterizzate dall’alternanza tra periodi di riacutizzazione e periodi di remissione. Entro i dieci anni fino al 40% dei pazienti con malattia di Crohn può andare incontro a resezione dell’intestino e fino al 20% di quelli con colite ulcerosa può andare incontro a colectomia.

«Per il tipo di impatto che queste patologie hanno sulla vita delle persone che ne sono colpite, per i loro sintomi peculiari – sottolinea sottolinea Salvo Leone, direttore generale di Amici Onlus e presidente dell'European Federation of Crohn’s & Ulcerative Colitis Associations – le malattie croniche infettive dell'intestino sono vere e proprie “malattie famigliari”: tutti i componenti della famiglia risentono in qualche modo del disagio causato da una malattia infiammatoria cronica intestinale, ma l’impatto riguarda anche l’ambiente di lavoro: spesso il paziente deve assentarsi per visite e controlli senza che l’azienda e i colleghi siano consapevoli della sua condizione».

I meccanismi infiammatori, insieme a fattori scatenanti come infezioni, stress e alterazioni del microbiota, sono all’origine anche delle malattie immunomediate della pelle come la psoriasi, che in Italia colpisce circa 2 milioni di persone, dell’artrite psoriasica e dell'artrite reumatoide.

Studiare le malattie infiammatorie croniche e rendere disponibili opzioni terapeutiche innovative per i pazienti è l’impegno dichiarato di Galápagos Biopharma Italy, azienda biotech belga.

«Nonostante il loro enorme impatto e diffusione – intervidne Iole Cucinotto, direttore medico di Galápagos Italia –  malattie come Mici o l’artrite reumatoide per lungo tempo non hanno trovato opzioni di trattamento soddisfacenti, in grado di liberare realmente i pazienti dalle grandi limitazioni associate alla loro condizione. Per questo ci siamo dedicati a studiare nuovi meccanismi d'azione nell'infiammazione e a identificare target terapeutici innovativi, premessa per opzioni terapeutiche che stiamo rendendo disponibili e che possono dare risposte concrete ai bisogni terapeutici dei pazienti»