Studio Usa: dove si vota democratico si vive più a lungo

L’analisi

Studio Usa: dove si vota democratico si vive più a lungo

Nelle contee prevalentemente a guida democratica negli ultimi vent’anni c’è stato un calo del tasso di mortalità del 22% rispetto all’11% delle contee repubblicane. Lo studio suggerisce che le politiche sanitarie conservatrici siano più dannose per la salute della popolazione di quelle liberali

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Immagine: GPA Photo Archive / Flickr [CC BY-NC 2.0]
di redazione

Se vuoi vivere più a lungo, vota democratico. Potrebbe essere un nuovo slogan elettorale negli Stati Uniti. Lo si potrebbe adottare senza timore di essere smentiti dai fatti, perché quella promessa che potrebbe sembrare una “sparata” esagerata da campagna elettorale ha invece buone probabilità di essere mantenuta. Almeno così dicono i dati di uno studio appeno pubblicato sul British Medical Journal: nelle contee governate dal partito democratico negli ultimi decenni si è registrato un calo della mortalità molto superiore a quello delle contee amministrate dai repubblicani. 

Tra il 2001 e il 2019 il divario nei tassi di mortalità tra le contee democratiche e repubblicane è aumentato di sei volte. I dati epidemiologici ricavati dagli archivi dei Centers for Disease Control and Prevention dimostrano che nelle aree del Paese dove sono al governo i repubblicani aumenta il rischio di morire per malattie cardiache, cancro, malattia epatica cronica, lesioni involontarie e suicidio. 

Non è la prima volta che viene analizzata l’associazione tra le preferenze politiche e la salute negli Stati Uniti. Alcuni studi precedenti avevano dimostrato che le persone che votano per i democratici hanno in generale condizioni di salute migliori di quelle che votano per i repubblicani. Quelle ricerche suggerivano sostanzialmente che lo stile di vita degli elettori “di sinistra” fosse più salutare di quello degli elettori “di destra”. 

Il nuovo studio lascia intendere però che le differenze nei tassi di mortalità siano anche dovute alle politiche sanitarie adottate dai governanti dei diversi schieramenti politici. Contano le scelte personali, ma contano anche le decisioni politiche. 

I ricercatori hanno analizzato l’andamento della mortalità nelle diverse contee degli Stati Uniti tra il 2000 e il 2019, un periodo di tempo che copre cinque elezioni presidenziali. Una contea veniva classificata come democratica o repubblicana a seconda del colore del governo nei quattro anni successivi all’elezione del presidente degli Stati Uniti. 

In una seconda analisi, gli scienziati hanno raccolto i dati delle contee che hanno votato esclusivamente l’uno o l’altro partito nel ventennio preso in considerazione. 

Ebbene, tra il 2001 e il 2019 il tasso di mortalità sia per le donne che per gli uomini è diminuito del 22 per cento nelle contee democratiche (passando da 850 a 664 ogni 100mila abitanti) ed esattamente della metà, l’11 per cento, nelle contee repubblicane (da 867 a 771 per 100mila). 

Di conseguenza, il divario nei tassi di mortalità tra le contee repubblicane e democratiche è aumentato del 541 per cento nel periodo dello studio,  passando da una differenza di 16,7 per 100mila nel 2001 a 107 decessi ogni 100mila nel 2019 (sei volte di più).

«Nel complesso, la nostra scoperta che le contee democratiche hanno registrato un calo della mortalità più marcato rispetto alle contee repubblicane negli ultimi due decenni si basa su prove precedenti che suggeriscono che politiche, leggi e regolamenti più liberali possono essere associati a migliori risultati sanitari», scrivono i ricercatori. 

In un editoriale collegato, Steven Woolf della Virginia Commonwealth University parla dei risultati dello studio come di una conferma dell’impatto negativo per la salute delle politiche sanitarie conservatrici, riferendosi in particolare alle leggi che vietano l'aborto, che limitano i diritti LGBT+, che non rispettano l’ambiente. 

«Sebbene la letteratura scientifica abbia tradizionalmente evitato di discutere di politica, la crescente influenza delle politiche sanitarie rende questo aspetto un argomento di studio sempre più importante», conclude Woolf.