Il successo contro Covid-19 non migliora la reputazione dei vaccini

L'indagine

Il successo contro Covid-19 non migliora la reputazione dei vaccini

di redazione

La campagna di vaccinazione anti-Covid ha permesso non solo di ridurre la probabilità di ammalarsi di malattia grave, e conseguentemente la probabilità del verificarsi di ospedalizzazioni, ricoveri in terapia intensiva e decessi e di incorrere nel Long-Covid, ma ha giocato un ruolo chiave anche nel determinare la ripresa economica, dopo la maggior contrazione del Pil dal dopoguerra a oggi registrata nel nostro Paese nel 2020.

Nonostante ciò, nel giro di un anno la percentuale di cittadini che ritiene i vaccini uno strumento sanitario sicuro ed efficace per contrastare le malattie infettive è passata dal 92% al 76%, mentre la percentuale di coloro che non sono sicuri dell'efficacia e della sicurezza dei vaccini è cresciuta di 11 punti, dal 6% al 17%.

Questo risulta da una survey condotta da The European House - Ambrosetti in collaborazione con SWG su un campione di 2.300 cittadini, presentata martedì 23 maggio nel corso di una conferenza stampa promossa dalla senatrice Tilde Minasi, in collaborazione con la stessa The European House - Ambrosetti e il Centre for Economic and International Studies dell’Università di Roma Tor Vergata e con il contributo di Pfizer.

Dall’indagine emerge inoltre che un intervistato su cinque ha riscontrato difficoltà di accesso alla somministrazione della terza e quarta dose di vaccinazione anti-Covid. Dell’89% del campione che si è vaccinato contro il Covid-19, il 67% ha dichiarato di aver effettuato anche la terza dose mentre solo il 15% riferisce di aver effettuato anche la quarta; pensando a eventuali dosi booster solo il 42% si dice propenso a un ulteriore richiamo mentre il 9% si dice ancora indeciso.

Riguardo alla fiducia dei cittadini nei confronti delle vaccinazioni, la survey rileva che «anche il livello di fiducia nei confronti di tutti i vaccini dopo l’esperienza della pandemia – sottolinea Rossana Bubbico, consulente dell’Area Healthcare di The European House – Ambrosetti - risulta aumentato solo per il 15% del campione, rispetto al 33% del 2022: questo potrebbe voler significare che l’entusiasmo registrato nella precedente rilevazione fosse dettato più dalla paura del virus che da una reale comprensione del valore dei vaccini come strumento di tutela della salute del singolo e della collettività. Basti pensare infatti – aggiunge - che nell’ultimo anno, se si esclude la vaccinazione anti-Covid, il 34% degli over 65 del campione ha dichiarato di non aver eseguito nessun’altra vaccinazione nonostante fossero raccomandate dal ministero della Salute».

«Anche se l’emergenza globale si è conclusa dobbiamo avere in mente che ci accingiamo a vivere una fase di convivenza prolungata con il virus – avverte però Minasi - e dobbiamo prestare attenzione sia al monitoraggio dell’arrivo di nuove varianti che potranno comunque causare altre ondate di casi e decessi sia alla tutela della salute dei più fragili».

Per la senatrice Beatrice Lorenzin «la propensione alla vaccinazione è scesa insieme alla percezione del rischio» e per questo è «prioritaria la costruzione di una cultura della prevenzione e la vaccinazione è il primo strumento di prevenzione che abbiamo: ci evita malattie e comorbidità e sappiamo bene quale è stato l'impatto delle comorbidità sul Covid. Bisogna ingaggiare, per questo, i medici di famiglia e i pediatri, fondamentali sul territorio».

Secondo Roberta Siliquini, presidente della Società italiana d’igiene, medicina preventiva e sanità pubblica, «è necessario procedere con estrema urgenza all’inserimento della vaccinazione anti SARS-CoV-2 nel piano vaccinale la cui assenza è dovuta al fatto che il piano è stato redatto durante il picco pandemico quando la vaccinazione era routinaria e normata da criteri di emergenza».

Sotto il profilo economico, «lo studio che abbiamo pubblicato nel 2021 sul Journal of Knowledge Management – ricorda Francesco Saverio Mennini, Research Director EEHTA del CEIS, Facoltà di Economia dell'Università di Roma Tor Vergata e Presidente SIHTA – ha evidenziato come la crescita del Pil sia dipendente dal tempo necessario alla messa in atto e all'esecuzione del piano vaccinale nazionale. Un ritardo nel raggiungimento dell'obiettivo di copertura vaccinale contro Covid-19 avrebbe generato una perdita di Pil pari a più di 200 miliardi di euro tra il 2021 e il 2022. L'enormità di queste cifre indica, una volta di più, come la sanità rappresenta un investimento e non un costo per il Paese e per la società nel suo complesso. Al suo interno, la prevenzione rappresenta una delle forme di investimento più costo efficace e più cost saving. L’accelerazione impressa alla campagna vaccinale anti-Covid registrata nel corso del 2021 ha consentito una ripresa che ancora oggi continua a essere sostenuta e superiore alle attese che si è concretizzata con una crescita del Pil importante».

La tutela della salute dei cittadini «ha un impatto positivo diretto anche in termini di crescita sociale ed economica – commenta infine Paivi Kerkola, Country President di Pfizer Italia. L'azienda, aggiunge, «mette a disposizione le competenze, la scienza e la capacità organizzativa con cui abbiamo dimostrato di poter sviluppare il vaccino contro il Covid-19 in tempi record. Auspicando una sempre maggiore collaborazione tra pubblico e privato, credo che il sistema Paese sarà in grado di rispondere alle crescenti esigenze sanitarie e alle sfide sanitarie del futuro».