Trapianti: servono più donazioni e più innovazione. Così si salvano più vite

L’incontro

Trapianti: servono più donazioni e più innovazione. Così si salvano più vite

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Immagine: U.S. Navy photo by Mass Communication Specialist Seaman Jessica Echerri, Public domain, via Wikimedia Commons
di redazione
La rivista Public health & Health policy organizza un Dialogue meeting tra tutti gli attori del sistema dopo un ampio ciclo di audizioni dell’Intergruppo Parlamentare Donazione e Trapianto di Organi, Tessuti e Cellule. Servono più organi per ridurre la mortalità delle liste d’attesa

Nel 2022 sono stati effettuati in Italia 3.887 trapianti, un numero superiore a quello degli anni passati, 100 in più rispetto al 2021 (+2,5%). I dati in crescita sono un segnale positivo, dimostrano che la rete del servizio nazionale è solida e che la trapiantologia sta facendo progressi. Ma non basta. Le persone in lista d’attesa sono ancora tante, 8mila, più del doppio dei pazienti che hanno ricevuto un organo, così come resta alta la percentuale di oppositori alla donazione. Un italiano su tre (30%) non dà il consenso al prelievo di organi post-mortem, un numero migliorabile se confrontato con quello della Spagna, per esempio, dove si registra un tasso di opposizione alla donazione del 20 per cento. A ciò si aggiungo le opportunità poco sfruttate. I progressi tecnologici permettono di utilizzare anche gli organi che non sono in condizioni perfette, definiti tecnicamente “marginali” o “subottimali”, ma non si investe ancora abbastanza nei macchinari, nei farmaci e nelle strumentazioni innovative che potrebbero evitare la morte di molte persone in lista di attesa. 

Luci e ombre del complesso mondo della donazione di organi, tessuti e cellule sono state affrontate in un incontro ieri, 23 novembre a Roma, organizzato dalla rivista di politica sanitaria Public health & Health policy (Ph&Hp) in collaborazione con l’Intergruppo Parlamentare per la Donazione e il Trapianto di Organi, Tessuti e Cellule, reduce da una intensa attività di confronto con associazioni di pazienti e società scientifiche da cui sono emerse tanto le criticità quanto le proposte per superarle. 

«Durante i lavori dell’Intergruppo sono emerse importanti innovazioni tecnico-scientifiche, sono state illustrate le criticità maggiori nel campo delle donazioni e dei trapianti, oltre ad essere stati avanzati suggerimenti e proposte per superarle sia da parte delle associazioni dei pazienti che delle società scientifiche. L’obiettivo di questo incontro è proprio quello di raccogliere le idee con il proposito di tradurle in proposte pratiche che ci auguriamo diventino, in tempo brevi, realtà», ha dichiarato Elisa Pirro, senatrice presidente dell’Intergruppo Parlamentare per la Donazione e il Trapianto di Organi, Tessuti e Cellule. 

Tra gli obiettivi della politica c’è l’aggiornamento della legge 91/99 che ha indubbiamente dato un contributo fondamentale al sistema dei trapianti istituendo il Centro Nazionale Trapianti ma che oramai fatica a stare al passo con l’evoluzione delle tecnologie e i progressi delle conoscenze mediche. 

Elisa Pirro - Cosa può fare la politica per migliorare l’intero percorso del trapianto

Trapianti in Italia, luci e ombre 

Dal rapporto del Centro Nazionale Trapianti emerge che nel 2022 il numero degli interventi è aumentato. In particolare, rispetto al 2021, sono stabili i trapianti di rene e quelli di cuore (+0,8%) mentre si aumentano in maniera significativa quelli di fegato (+5,6%), e di polmone (138, +17,9%). Aumentano anche le donazioni di organi solidi (+3,7%) e viene raggiunto il tasso nazionale di donazione per milione di popolazione (pmp) più alto di sempre (24,7) che posiziona l’Italia al secondo posto in Europa dietro alla Spagna accanto alla Francia. Resta però insoddisfatta la richiesta di 8mila persone in lista d’attesa, 5.800 delle quali attendono un rene, 1.000 un fegato, 700 un cuore, 300 un polmone, 200 un pancreas e 5 l’intestino. 

«Il vero nodo critico in questo settore è la disponibilità degli organi che possono provenire da donatori viventi o deceduti. Ancora molte persone restano in lista di attesa. Bisogna intervenire per ridurre la percentuale di oppositori alla donazione che è attestata stabilmente al 30 per cento, ridurre la disomogeneità nell’accesso al trapianto tra Nord e Sud Italia, rendere accessibili le nuove tecnologie che consentono di trapiantare con successo organi un tempo considerati inutilizzabili come quelli di persone anziane», ha dichiarato Massimo Cardillo, direttore del Centro Nazionale Trapianti. 

Cardillo - Progressi e obiettivi ancora da raggiungere

Nuove tecnologie e sostenibilità

Tra il 4 e il 10 per cento delle persone in lista d’attesa per un trapianto muore aspettando il suo turno e tra il 10 e il 19 per cento (i numeri variano in base all’organo da trapiantare) dei pazienti esce dalle liste d’attesa perché non è più idoneo. «Per compensare questa situazione si potrebbe iniziare a ridurre le morti in lista d’attesa, soprattutto per il trapianto di fegato, aumentando i trapianti di organi cosiddetti marginali o subottimali, attraverso l’impiego delle tecnologie attuali che ne permettono il mantenimento a garanzia del paziente. A parità di numero di donazioni, con un investimento di 18 milioni di euro le circa 140 morti del 2021 si sarebbero potute evitare così come si sarebbero potuti evitare tutti quei costi legati al fatto che i pazienti in lista d’attesa hanno bisogno di ricoveri, controlli, farmaci con ulteriori costi», ha spiegato Davide Croce direttore del Centro di Ricerca sull’Economia e il Mangement in Sanità dell’Università Cattaneo di Castellanza. 

Innovare per innovare non serve. Bisogna saper scegliere dove investire

Stampa in 3D, sistemi efficaci di conservazione degli organi, tecniche di medicina rigenerativa, xenotrapianti, farmaci immunosoppressori di ultima generazione, liquidi di perfusione perfezionati. Sono alcune delle innovazioni che potrebbero fare la differenza nella trapiantologia aumentando la disponibilità di organi trapiantabili. Individuarle è fondamentale per orientare gli investimenti e fare in modo che i soldi della sanità siano ben spesi. «Dimentichiamoci il paragone della lampadina accesa, l’innovazione non si fa accendendo una lampadina ma spegnendo selettivamente alcune delle migliaia di luci che simboleggiano le novità tecnologiche. Non tutto ha la stessa importanza, bisogna sapere scegliere le tecnologie su cui vale la pena investire. Il fenomeno dell’innovazione ha raggiunto livelli elevatissimi nell’ambito sanitario e anche in materia di donazioni e trapianti d’organo da cui deriva un  maggior numero di vite salvate. Il che dovrebbe incoraggiare a innovare pur nella difficoltà di reperire le risorse necessarie», commenta Emanuele Lettieri, ordinario di Management and Industrial Engeneering Engeneering al Politecnico di Milano. 

Lettieri - Il ruolo dell’innovazione nella trapiantologia

Accrescere la cultura della donazione 

Il caso del trapianto di fegato da una donna di 101 anni, eseguito l’anno scorso in Toscana, è la dimostrazione concreta e forse la più convincente che anche le persone anziane possono salvare delle vite donando i loro organi. «Molti non lo sanno e pensano che la vecchiaia renda gli organi inutilizzabili. 

Per questa ragione sono meno disposti a dare il consenso alla donazione nel corso del rinnovo della carta di identità.  Invece va detto chiaramente: non si butta via nulla. L’opposizione alla donazione deve essere contrasata con efficaci campagne di comunicazione che abbiano come obiettivo quello di fare crescere la  cultura della donazione nel nostro Paese. L’informazione è fondamentale», commenta Teresa Petrangolini, coordinatrice del Comitato per l’Equità di Accesso alla Donazione e Trapianto di Organi, Tessuti e Cellule che raccoglie 11 associazioni firmatarie di un Manifesto Sociale su Donazione e trapianti d’organo, tessuti e cellule. 

Teresa Petrangolini - Cosa chiedono i pazienti