Tumori urologici: dal 2012 diagnosi in aumento del 12 per cento ogni anno

Il Congresso

Tumori urologici: dal 2012 diagnosi in aumento del 12 per cento ogni anno

di redazione

Nel 2022 l'Italia ha registrato complessivamente 85.100 nuovi casi di carcinoma alla prostata, al rene, al testicolo, alla vescica e al pene. Nel 2012 le diagnosi erano poco più di 74.900. Quindi in un decennio si è registrata mediamente ogni anno una crescita del 12% di nuovi casi.

Numeri che attestano il forte e costante aumento dei tumori al tratto genito-urinario nel nostro Paese, dovuto a diversi fattori, tra cui l’innalzamento dell’età media della popolazione e il peggioramento di alcuni stili di vita. Un vero e proprio boom di neoplasie che interesseranno in totale oltre 1 milione e 90 mila uomini e donne in Italia, numeri destinati a salire ulteriormente nei prossimi anni.

Di questo e di come contrastare queste neoplasie si discute al Congresso nazionale della Società italiana di uro-oncologia (Siuro) che si è aperto giovedì 5 ottobre a Parma, dove sono attesi oltre 500 specialisti provenienti da tutta la Penisola.

«L’81% dei nostri pazienti riesce a superare la malattia – sottolinea Sergio Bracarda, presidente nazionale Siuro. «Un risultato importante, ma da migliorare ulteriormente – aggiunge - soprattutto considerando la costante crescita dell’incidenza. Negli ultimi anni abbiamo avuto delle fondamentali innovazioni diagnostico-terapeutiche che ci stanno consentendo di trattare anche i casi più gravi».

Bisogna però, avverte Bracarda, potenziare e rendere più efficienti i gruppi multidisciplinari.

«Come Società scientifica – conferma Giario Conti, segretario Siuro - siamo da sempre convinti nella multidisciplinarietà e quindi nella cooperazione organizzata, all’interno dello stesso team, di urologi, oncologi, radioterapisti, anatomopatologi, medici nucleari, radiologi, geriatri e farmacologi. È questa la chiave per sconfiggere tumori che possono essere molto complessi e insidiosi come quelli genito-urinari».

Per Rolando Maria D’Angelillo, vicepresidente della Società scientifica, la multidisciplinarietà «permette anche un maggiore ruolo partecipativo e decisionale dei pazienti e dei caregiver. La scelta della tipologia di cura deve, infatti, essere discussa all’intero del team e poi proposta al malato. Devono essere tenuti in conto vari aspetti, tra cui i possibili e temuti effetti collaterali all’apparato urogenitale».

I tumori genitourinari rappresentano circa il 20% di tutte le neoplasie registrate nel nostro Paese. Nel 2022 abbiamo rilevato 40.500 nuovi casi di tumore della prostata, 2.300 al testicolo, 12.600 al rene, 29.200 alla vescica e 500 al pene.

«L’innovazione in uro-oncologia consiste anche nel perfezionamento di trattamenti di combinazione» spiega Alberto Lapini, past president Siuro. «Attraverso l’integrazione di nuovi farmaci e terapie mediche con interventi chirurgici meno invasivi e cicli di radioterapia – aggiunge - stiamo ottenendo continui miglioramenti nelle prospettive di guarigione».

Un «ruolo fondamentale» spetta però alla prevenzione, soprattutto quella primaria, sottolinea Bracarda: solo in Italia sarebbe possibile evitare più di 3.400 casi l’anno di tumori genito-urinari intervenendo su fattori di rischio modificabili. Per esempio, il fumo di sigaretta è responsabile di circa la metà dei casi di tumore della vescica, mentre sovrappeso e alimentazione scorretta intervengono sull’insorgenza del carcinoma della prostata e del rene. Il 47% di tutti i casi di carcinoma del pene, inoltre, è attribuibile al Papilloma virus, per difendersi dal quale è disponibile un vaccino anche per i maschi.

Perciò «come Siuro lanceremo nelle prossime settimane nuove iniziative di sensibilizzazione dedicate all’intera popolazione», annuncia infine Bracarda.