Corsi per la Medicina generale: serve chiarezza

FORMAZIONE

Corsi per la Medicina generale: serve chiarezza

di redazione
Sembra che non tutto sia andato per il meglio alle prove di selezione per l’accesso ai corsi di formazione in Medicina generale del 17 settembre

A lanciare per prima l’allarme è l’Associazione italiana giovani medici (Sigm), a seguito di segnalazioni circolate sui social network. «Abbiamo segnalato i disservizi al ministro della Salute, al presidente della Conferenza Stato-Regioni e al presidente della Federazione degli ordini dei medici» scrive la Sigm in un comunicato e «da quanto ci viene segnalato dai colleghi, che firmano le loro e-mail senza celarsi – aggiunge - sembrerebbe che in numerose sedi non sia stato possibile garantire le condizioni ambientali e gli standard minimi per il regolare svolgimento di un pubblico concorso. Invitiamo le Istituzioni competenti a fare le valutazioni del caso ed a fare chiarezza prima che le graduatorie siano pubblicate» Per esempio, sembrerebbe che gli spazi per lo svolgimento delle prove non fossero adeguati a ospitare i candidati ammessi alle selezioni, nè il numero dei membri delle commissioni sarebbe stato sufficiente a rispettare il timing delle procedure e a garantire un’adeguata sorveglianza dentro le aule. Cosicchè pare che, tra l'altro, sia stato possibile utilizzare smartphone o di altri dispositivi connessi a internet. «Riteniamo che anche per le selezioni per l’accesso ai corsi regionali di formazione specifica di medicina generale, che sono gestiti dalle Regioni, sia venuto il momento di garantire trasparenza, oggettività e meritocrazia».

L'allarme è condiviso e rilanciato dallo Smi, Sindacato medici italiani, che sta raccogliendo segnalazioni da parte di diversi giovani medici, sta valutando la possibilità di avviare una azione giudiziaria collettiva e chiede l'intervento urgente delle Istituzioni. Il sindacato chiede quindi ai ministeri interessati di fare chiarezza e intervenire con urgenza, ricordando anche la prossima sessione di ammissione di ottobre: «La sanità non ha bisogno di scandali di questo tipo, i giovani medici hanno diritto a procedure trasparenti, a concorsi basati sulla meritocrazia e non sulla "truffocrazia"».

Non è andata così, invece, nel Lazio, almeno secondo la Fimmg regionale, il cui segretario, Pier Luigi Bartoletti, sostiene che il concorso «non è stato il caos che viene descritto». Certo «si può organizzare tutto meglio – ammette Bartoletti - ma era la prima volta che a questa selezione si presentavano 1.400 concorrenti. Nonostante ciò il concorso si è svolto in modo regolare – aggiunge - tanto che le forze dell’ordine chiamate a intervenire non hanno rilevato gli estremi per farlo. Se vi sono stati episodi censurabili, questi non hanno certo inficiato la prova, che è stata tra le più difficili degli ultimi anni, a conferma di una consuetudine di estremo rigore nelle procedure di selezione dei medici di medicina generale». Peraltro, il segretario regionale del sindacato dei medici di famiglia ritiene che «si stia perdendo di vista la questione drammatica posta dalla prova: 1.400 persone laureate in Medicina che cercano di vincere un posto alla scuola di formazione che dura tre anni e che non garantisce poi un lavoro immediato denunciano un problema che va ben oltre le presunte furbate». Il fatto che un concorrente su cinque fosse alla soglia dei 40 anni «è un dramma» e che di questi ben 42 avessero tra i 50 e 60 anni «lo rende ancora piu evidente». Bartolessi segnalapoi che otto concorrenti avevano tra i 45 e i 50 anni, uno 66, uno 69 e uno addirittura 70: «Numeri che dimostrano tutta la drammaticità della crisi in atto anche nella sanità, anche in una professione che mai si sarebbe pensato potesse soffrire di crisi occupazionali. Invece i piani di rientro i blocchi del turn over hanno prodotto anche questa situazione. Credo sia questo -conclude il segretario regionale della Fimmg - il tema da affrontare e la risposta non può essere mettere uno sceriffo accanto a ogni concorrente».