Cyberbullismo: il 6 per cento dei ragazzi è vittima. Ma attenzione a chi lo mette in atto: è un reato penale

L’allarme

Cyberbullismo: il 6 per cento dei ragazzi è vittima. Ma attenzione a chi lo mette in atto: è un reato penale

di redazione

Vivono nel terrore di leggere i messaggi sul telefonino o di andare sui social. Hanno paura di fare quei semplici gesti quotidiani, che sono diventati l’abitudine irrinunciabile degli adolescenti: controllare lo smartphone o accendere un computer. Accade al 5,9 per cento dei ragazzi che utilizzano il cellulare o internet e che hanno denunciato di aver subito ripetutamente azioni vessatorie tramite sms, mail, chat o social network. Vittime, più di tutti, sono le ragazze: il 7,1 per cento contro il 4,6 per cento dei maschi. Il cyberbullismo (o cybermobbing) consiste nell'invio ripetuto di messaggi offensivi tramite sms, in chat o sui social per molestare una persona. Facebook, instagram, twitter, snapchat, ask sono solo alcuni dei social-network utilizzati dalla stragrande maggioranza degli adolescenti. 

«I dati sono allarmanti - spiega l’avvocato Salvatore Frattallone, penalista e LL.M. - secondo l’ultimo rapporto Istat siamo di fronte ad epidemia silenziosa, che riguarda ragazzi di età compresa fra i 14 e i 17 anni». 

Spesso però i giovani non si rendono conto di quanto possono essere offensive alcune frasi o immagini diffuse via web. Per questo è stata realizzata «La nuova guida del Garante per la protezione dei dati personali, per insegnare la privacy e rispettarla a scuola». Lo scopo è di di responsabilizzare genitori, insegnanti e ragazzi sul comportamento da tenere sui social per non incorrere in comportamenti che rappresentano un vero e proprio reato.