Federanziani: «No alla fascia C fuori dalle farmacie»

Farmaci

Federanziani: «No alla fascia C fuori dalle farmacie»

di redazione

Se i farmaci di fascia C, cioè quelli a carico del cittadino non rimborsati dal Ssn, usciranno dalle farmacie «gli anziani saranno i primi a pagare le conseguenze della cosiddetta politica delle liberalizzazioni, con rischi gravissimi per la loro salute».

A sostenerlo è Federanziani, federazione delle associazioni della terza età, che si dice «pronta a dare battaglia per salvaguardare il ruolo di garanzia delle farmacie e impedire che la salute degli anziani sia affidata alle politiche di marketing di supermercati e discount, che pur di vendere non esiteranno a praticare ogni tipo di sconto e offerta promozionale del tipo 4X2 o 8x3».

Altra levata di scudi, dunque, contro l'ipotesi che sarebbe inclusa nel “pacchetto” liberalizzazioni allo studio del ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi.

«Siamo convinti che se si andasse verso la liberalizzazione della vendita dei farmaci il mercato non farebbe che aumentare la pressione di marketing verso i soggetti più fragili - avverte Roberto Messina, presidente di Federanziani - con la conseguenza che “ammaliati dalle offerte”, tutti assumeremmo più farmaci, aumenterebbero le reazioni avverse e di conseguenza i ricoveri con conseguenti decessi, ovviamente tutto a carico dello Stato».

«Spero il Governo sappia – prosegue Messina - che gli anziani rappresentano, come ci ricorda l’Osmed, il 66% dei assuntori di farmaci ed è perciò doveroso che la loro voce sia ascoltata quando si tratta di prendere decisioni in materia. Ricordiamo al Governo che da recenti sondaggi risulta che le farmacie rappresentano un punto di riferimento nel territorio per l’88% della popolazione, sono dispensatrici di buoni consigli per la stessa percentuale di cittadini e infine sono considerate un fondamentale supporto alla relazione medico-paziente dall’81% della popolazione».

Al Governo, inoltre, Federanziani ricorda che «tutto il mondo scientifico, oggi, sta lavorando per migliorare l’aderenza alla terapia e per poter così risparmiare parte dei circa 20 miliardi di costi collegati proprio alla scarsa aderenza. Si pensi che nel nostro Paese la popolazione cronica presenta un livello medio di aderenza bassissimo, pari al 45%! Con un provvedimento del genere l’Italia vanificherebbe i tanti sforzi diretti ad alzare questa percentuale, obiettivo raggiungibile solo attraverso il potenziamento delle farmacie e non certo con il loro indebolimento, con un aggravio dei costi e perdita di salute per tutta la popolazione».

Per questo Messina, a nome dei 3,5 milioni di aderenti a Federanziani, si appella al ministro Guidi «affinché faccia un passo indietro» e si dichiara disponibile per un confronto sulla materia. «In ogni caso - avverte - chiariamo sin da ora che non accetteremo alcuna liberalizzazione nelle zone rurali, per nessun motivo, poiché ci sono aree del nostro Paese in cui le farmacie rurali rappresentano l’unico baluardo per la salute del paziente e un provvedimento di questo tipo rischia di farle chiudere lasciando i pazienti praticamente soli. Fortunatamente – conclude Messina - in primavera ci sono le elezioni, importante momento di riflessione per politici ed elettori!».