Gli italiani non rinunciano alle "bionde"

Giornata senza tabacco

Gli italiani non rinunciano alle "bionde"

di redazione
In occasione della Giornata mondiale senza tabacco è stato presentato il Rapporto annuale sul fumo dell'Istituto superiore di sanità. Non cala il numero dei fumatori, 11 milioni, e anche uno sportivo su dieci ama le bionde. Diminuisce invece l'utilizzo delle e-cig

Non c'è proprio niente da fare, gli italiani non ne vogliono sapere di rinunciare alle sigarette. Nonostante anni di campagne di informazione sui rischi legati al fumo e interventi di prevenzione per evitare che si accenda la prima sigaretta, i dati del Rapporto annuale sul fumo in Italia, presentati all'Istituto superiore di sanità venerdì 29 maggio al convegno "Tabagismo e Servizio sanitario nazionale" in occasione della Giornata mondiale senza tabacco, non lasciano dubbi: la prevalenza dei fumatori è la stessa da otto anni a questa parte e non sembra dare segni di diminuzione. Parliamo di quasi 11 milioni di persone, il 20,8% della popolazione, che fumano in media 13 sigarette al giorno.

Anche tra gli sportivi uno su dieci non rinuncia alle bionde, mentre diminuiscono gli utilizzatori delle sigarette elettroniche, passati dal 1,6% del 2014 all'1,1% del 2015, quando nel 2013 erano il 4,2%.

L'indagine è stata effettuata dalla Doxa per conto dell'Istituto superiore di sanità (Iss) in collaborazione con l'Istituto Mario Negri.

«La situazione di stallo riguarda tutte le fasce di età» spiega Roberta Pacifici, direttore dell'Osservatorio fumo, alcol e droga dell'Iss. «L'età media di questa popolazione – precisa - rimane costante, 44,7 anni, così come l'età in cui si accende la prima bionda, 18 anni, e l'età media in cui si smette, i 42 anni. Questo significa che tanti giovani iniziano a fumare quanti adulti smettono, un chiaro segnale che le strategie di intervento sulla prevenzione nei giovani e di cessazione vanno ripensate».

I numeri. I fumatori in Italia sono 10,9 milioni, il 20,8% della popolazione: 6,3 milioni di uomini (il 25,1%) e 4,6 milioni di donne (16,9%). Gli ex fumatori sono 6,3 milioni (12,1%), per lo più uomini (4 milioni contro 2,3 milioni di donne). Si osserva quest'anno un lieve decremento della prevalenza di fumatori di entrambi i sessi: gli uomini passano dal 25,4% del 2014 al 25,1% del 2015, le donne dal 18,9% del 2014 al 16,9% del 2015.

L'analisi della prevalenza del fumo di sigarette tra gli uomini e le donne di varie età mostra che la percentuale di fumatori è ancora superiore a quella delle fumatrici in tutte le fasce di età. Il consumo medio giornaliero si conferma intorno alle 13 sigarette. Oltre il 75% di fumatori ne consuma più di 10 al giorno, valore in lieve aumento rispetto al 2014. Soltanto il 16,7% dei fumatori consuma fino a nove sigarette al giorno. Si inizia a fumare mediamente a 17,9 anni con un gap tra uomini e donne di un paio d'anni (17 anni gli uomini, 19,1 le donne). Circa il 73% dei fumatori ha iniziato tra i 15 e i 20 anni e il 12,9% anche prima dei 15 anni. La motivazione principale rimane costantemente nel tempo: l'influenza dei pari.

Si smette di fumare mediamente a 42,4 anni in entrambi i sessi, principalmente per motivi di salute, ma anche per motivi economici (gli uomini) o a seguito di una gravidanza (le donne). Si conferma anche quest'anno la percentuale di fumatori che scelgono le sigarette fatte a mano (17% contro il 18% del 2014 e il 9,6% del 2013). I principali consumatori sono i giovani maschi (fino a 25 anni).

E gli sportivi? Da loro ci si aspetterebbe una maggiore attenzione agli stili di vita corretti. Invece no. Ancora un atleta su dieci, soprattutto donne, fuma. Il dato elaborato dall'Iss viene dalla Commissione per la vigilanza e il controllo (Cvd) del ministero della Salute ed è stato ottenuto dai controlli in atleti praticanti attività sportive non agonistiche e attività amatoriali giovanili anche agonistiche in diverse discipline e pratiche sportive.

I risultati dei test antidoping relativi al monitoraggio della nicotina e dei suoi metaboliti sulle urine di 1.511 atleti di diverse discipline hanno rilevato che anche tra gli atleti ci sono fumatori anche se in percentuale meno elevata rispetto alla popolazione generale (11% tra gli atleti, 20,8% nella popolazione generale).

La percentuale più alta di fumatori si trova tra i calciatori amatoriali: più del 30%; a seguire, la scherma e gli sport acquatici. Gli indicatori biochimici hanno rilevato inoltre che quasi il 70% degli atleti e delle atlete fumatrici fumano durante l'evento sportivo.

La sigaretta elettronica. Si conferma, nel 2015, un'ulteriore diminuzione dell'uso della sigaretta elettronica: gli utilizzatori sono passati dall'1,6% del 2014 all'1,1% del 2015 (nel 2013 erano il 4,2%) e anche i punti vendita specializzati sono passati da 3 mila nel 2013 a 1.200 nel 2014. Chi le utilizza sono soprattutto uomini (63,2%) e hanno in media 45 anni, anche se è in aumento rispetto al 2014 la percentuale degli ultra 65enni (12,2%). La e-cig più utilizzata è quella contenente nicotina (60,8%) che viene acquistata soprattutto presso i rivenditori specializzati (61,1%).

Tra chi fuma le e-cig, un numero crescente di persone ha smesso di fumare le bionde tradizionali (18,8% nel 2014, 30,1% nel 2015). Diminuisce invece anche quest'anno la percentuale di chi dichiara di aver ridotto leggermente o drasticamente il numero di sigarette fumate (41,8% nel 2014, 37,7% nel 2015). In aumento, invece, i fumatori di e-cig che dichiarano di non aver modificato le proprie abitudini tabagiche, aggiungendo quindi l'uso della e-cig allo stesso numero di sigarette tradizionali fumate (25,1% nel 2014; 33,5% nel 2015).

I giovani e il fumo. Secondo uno studio dell'Osservatorio fumo alcol e droga dell'Iss, eseguito con il supporto dell'Ambulatorio di Prevenzione e terapia del tabagismo dell'ospedale San Camillo-Forlanini di Roma, gli interventi rivolti ai giovani che hanno soltanto un approccio di tipo informativo (opuscoli, tutor, immagini) sono del tutto inefficaci. Funzionano meglio, invece, quei programmi che lavorano sulla capacità di rifiutare l'offerta di fumare e di prenderne le distanze. La fase di valutazione a nove mesi dal programma d'intervento su 246 alunni di 12 classi di due Istituti tecnici ha mostrato infatti che nel gruppo di controllo, sottoposto soltanto a incontri informativi, i fumatori sono aumentati dal 17 al 25%. Nel gruppo sperimentale, invece, sottoposto a interventi sulla gestione delle relazioni, sulla diminuzione dell'ansia sociale, sulla strutturazione di idee individuali e dei propri bisogni, i fumatori sono dimezzati, passando dal 17 al 9%.

I centri antifumo. Quest'anno si registra un lieve aumento del numero dei Centri antifumo attivi sul territorio nazionale (368 ad aprile 2015, 354 nel 2014) che hanno trattato nell'ultimo anno quasi 18 mila utenti. Nell'80% dei casi i centri antifumo hanno preso in carico fino a cento pazienti/anno che giungono presso la struttura su iniziativa personale (80% dei casi). Il rapporto dell'Iss rivela, tra gli altri dati, anche una forte impennata delle telefonate giunte al Telefono verde contro il fumo (800554088) dell'Istituto, a seguito del suo inserimento tra le avvertenze supplementari sull'etichettatura dei prodotti del tabacco. Erano 500 le telefonate nel 2011, sono state 5.414 nel 2014. Hanno chiamato il Telefono verde soprattutto fumatori di sesso maschile (3.477; 64,2% delle chiamate), del Sud Italia (42% delle chiamate). Si registrano in questo ultimo anno anche numerose chiamate di giovani di età inferiore ai 25 anni. La principale motivazione la richiesta di aiuto per smettere di fumare.

Tumore al polmone: la Tac spirale aiuta? È ormai un dato acquisito e incontrovertibile che il fumo di sigaretta sia il principale fattore di rischio per il cancro al polmone: almeno otto tumori al polmone su dieci sono provocati dall'insana passione per queste “bionde”. Anche in questo caso, quindi, è fondamentale scoprire la malattia quanto più precocemente possibile. Negli anni, tuttavia, si è molto discusso sull'utilità e l'opportunità di promuovere screening di massa per la diagnosi precoce del tumore del polmone utilizzando la Tac spirale, che in pochi secondi è in grado di individuare noduli, anche piccoli, molto meglio rispetto alla radiografia del torace e senza usare mezzi di contrasto. Il fatto è, come spiega Ugo Pastorino, dell'Istituto tumori di Milano, che dopo otto anni di utilizzo della Tac spirale, il suo effetto protettivo è risultato «molto limitato»; in altre parole, la diagnosi che permette incide pochissimo sull'esito finale (nefasto, purtroppo) della malattia. Molto più promettenti, secondo Pastorino, sono i test biologici allo studio sul sangue. Non solo perché sembrano molto più efficaci sia nel predire il rischio di sviluppare il tumore sia nel “caratterizzarne” le forme e il grado di aggressività ma soprattutto perché potrebbero aprire nuove prospettive di terapia utilizzando quegli stessi microRna impiegati per la diagnosi. Quel che è certo, sottolinea comunque l'esperto, è che la miglior forma di prevenzione è smettere di fumare. Purtroppo, osserva però, i farmaci antitabagismo non sono prescrivibili a carico del Servizio sanitario nazionale. Eppure, aggiunge, potrebbero essere un buon investimento, considerando che al costo di una Tac spirale (circa 200 euro) un trattamento su quattro riesce a far abbandonare l'abitudine al fumo.