Per un italiano su sei il dolore non passa
Quasi la metà degli italiani soffre di un dolore cronico e nonostante il 90% sia colpito da una sofferenza di intensità moderata-severa, un terzo di questi non riceve alcun trattamento; chi segue invece una cura per il dolore spesso assume terapie non appropriate, con eccesso di farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans), mentre è ancora limitato l'impiego di oppioidi. Questi, in sintesi, alcuni risultati dell’indagine Pain in Italy, promossa dal Movimento consumatori in collaborazione con il Centro studi Mundipharma, presentata nei giorni scorsi a Milano. La ricerca è stata svolta da ottobre a dicembre 2015 su un campione di oltre 2.200 italiani di età adulta (52,5% donne) con l'obiettivo di tracciare un quadro aggiornato della “malattia dolore” in Italia, a distanza di sei anni dalla legge 38/2010 e a oltre un decennio da Pain in Europe, una delle ultime e più articolate survey sull’argomento.
Dall'indagine, si scopre che il 46,4% del campione deve fare i conti con un dolore cronico che nell’87% dei casi perdura da almeno sei mesi. La causa principale è una forma di artrosi (49,8%), seguita da mal di testa/emicrania (19,9%) e artrite (14,4%), mentre un’origine oncologica si riscontra solo nel 4% . Gli intervistati dichiarano di convivere con un dolore di grado severo (47,5%) o moderato (42%); per 7 su 10, le condizioni fisiche sono tali da compromettere la qualità di vita, con importanti ripercussioni sullo svolgimento delle attività quotidiane (65%), sul riposo notturno (45%) e sulle mansioni lavorative (36,4%). Spesso i pazienti cercano sostegno all’interno della famiglia, confidandosi con il partner (51%) o un familiare (30%), o tra gli amici, anche se il medico (73,5%) resta il principale interlocutore con cui parlano della loro problematica. In quasi il 60% dei casi, la sintomatologia dolorosa non viene misurata in maniera costante durante ogni visita, contravvenendo così a quanto stabilisce la stessa Legge 38, che invita a monitorare regolarmente l’andamento del dolore per poter impostare una corretta terapia antalgica. Inoltre, il 33% del campione che lamenta una qualche forma di sofferenza fisica non riceve alcun tipo di trattamento, mentre a coloro che sono sottoposti a un regime terapeutico vengono spesso somministrate cure inappropriate. Anche quando il dolore cronico aumenta di intensità, infatti, in oltre il 51% dei casi si continua a ricorrere ai farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans), il cui impiego è sconsigliato nelle terapie di lungo periodo da numerose linee guida e dalle autorità regolatorie italiane ed europee, a causa dei danni che possono provocare a livello gastrico e cardiovascolare. Al contrario, gli oppioidi forti, farmaci d’elezione per il trattamento del dolore sia moderato che severo, sono utilizzati, soltanto nel 6,6% e nel 21% dei casi. Infine, circa 4 intervistati su 10 sono poco (36,8%) o per nulla (4,4%) soddisfatti delle terapie, prescritte in primo luogo dal medico di Medicina generale (64,4%), seguìto dallo specialista (54,6%).
Il prossimo passo, spiega Alessandro Mostaccio, segretario generale del Movimento consumatori. sarà «monitorare a che punto siano le Regioni italiane rispetto al recepimento della legge 38. Riteniamo, infatti, che solo tramite una sua puntuale attuazione i cittadini italiani potranno nutrire la ragionevole speranza di accrescere la propria soddisfazione sull’efficacia delle cure, alle quali devono necessariamente sottoporsi».