Medici di famiglia in prima linea per reclutare fumatori in uno studio europeo

Congresso Simg

Medici di famiglia in prima linea per reclutare fumatori in uno studio europeo

di redazione

Ogni anno, in Italia, 34 mila persone (cioè circa l’80% del totale dei casi) ricevono la diagnosi di tumore del polmone quando questo è ormai in fase avanzata, quando le possibilità di sopravvivenza sono ridotte. È quindi essenziale mettere in atto strategie per anticipare la diagnosi e per questo l’Italia è in prima linea, all’interno di un programma europeo, per reclutare nei prossimi due anni 10 mila forti fumatori (di età pari o superiore a 55 anni), da inserire in uno studio randomizzato di 24 mila persone, che avrà lo scopo di definire le metodiche ottimali per lo screening polmonare, associando le tecniche più avanzate di Tac spirale a basso dosaggio con i livelli di biomarcatori, attraverso un prelievo di sangue. I medici di famiglia offriranno un contributo decisivo al progetto nell’arruolamento dei partecipanti, grazie al rapporto diretto e costante con i propri pazienti.

L’annuncio viene dal Congresso nazionale della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (Simg), che si è chiudo sabato 30 novembre a Firenze.

«Solo nel 15% dei pazienti il tumore viene diagnosticato quando è ancora localizzato nel polmone» ricorda Claudio Cricelli, presidente Simg. L’iniziativa rientra in un progetto di finanziamento multicentrico europeo che include sei Paesi (Italia, Olanda, Germania, Inghilterra, Francia, Spagna) nell’ambito del programma Horizon 2020 e «offre all’Italia l’opportunità di avviare in modo graduale e controllato lo screening polmonare, attraverso una rete di centri di riferimento che forniscano un’adeguata copertura del territorio e, al contempo, un livello di qualità adeguato agli standard attualmente raggiunti nello screening di altri tumori come quelli di mammella, cervice uterina, colon-retto». Saranno reclutati nel programma forti fumatori attivi o ex fumatori da meno di un decennio, di età compresa tra i 55 e i 75 anni.

«La costituzione della Rete italiana di screening polmonare – spiega Ugo Pastorino, direttore della Chirurgia toracica all'Istituto nazionale tumori di Milano - è il primo passo perché la Tac spirale a basso dosaggio diventi una prassi consolidata su tutto il territorio, al pari della mammografia per la diagnosi precoce del tumore del seno». Sono stati individuati dieci centri per avviare la rete, coordinati dall’Int di Milano, che includono Irccs, ospedali e centri universitari per offrire un servizio in altrettante macro-aree territoriali. La rete dovrà garantire tutte le attività previste nel bando di finanziamento europeo, in particolare il reclutamento e la selezione dei candidati eleggibili attraverso una struttura centralizzata, la raccolta di tutti gli esami con Tac spirale a basso dosaggio in un unico data base e il controllo sistematico della qualità tecnologica e aderenza agli standard internazionali di ciascun centro reclutatore.

Diversi studi, condotti negli Stati Uniti, in Europa e in Italia, hanno dimostrato che lo screening con Tac spirale a basse dosi nei forti fumatori può determinare una riduzione della mortalità per cancro polmonare compresa tra il 20% e il 39%. «Si tratta di un risultato nettamente superiore a quello ottenibile con lo screening mammografico – precisa Pastorino - che è garantito dal Servizio sanitario nazionale a tutte le donne fra i 50 e i 69 anni. Non solo. La lettura della Tac spirale toracica oggi avviene in maniera quasi completamente automatizzata mediante Cad, Computer aided detection, per cui al radiologo compete solo una valutazione dei casi critici». Oggi con la Tac spirale «un esame che dura pochi secondi, possiamo fotografare anche il rischio globale per altre patologie, quantificando per esempio il danno coronarico con grande precisione» aggiunge Cricelli e pertanto «il numero di vite salvate può diventare davvero rilevante con la diffusione dello screening polmonare su vasta scala».