Pillole di diabete in 15 lingue (più una)

Senza frontiere

Pillole di diabete in 15 lingue (più una)

di redazione

Ci sono quasi 5 milioni di stranieri che vivono in Italia, il 6,9% dei quali si stima abbia il diabete; e sei stranieri su dieci dichiarano di avere difficoltà con la nostra lingua. Mettendo insieme questi elementi, si capiscono le ragioni dell'iniziativa di Roche di aggiornare e rilanciare un progetto che già un decina d'anni fa meritò il premio Alesini per le buone pratiche in sanità. Si tratta di Diabete per capirsi (www.diabetepercapirsi.it), uno strumento pensato per il personale sanitario e i cittadini stranieri diabetici con l'obiettivo di superare le barriere linguistiche.

Quanto importante sia riuscire a superare le barriere linguistiche e culturali anche in sanità lo ha testimoniato Noura Amzil, mediatrice culturale di origini marocchine, raccontando la propria esperienza di persona con diabete in occasione dell'incontro di presentazione dell'iniziativa, a Milano lunedì 12 ottobre. La sua “cultura” tradizionale, per esempio, voleva che in gravidanza la donna mangiasse “per due”, cosa che mal si addice a chi soffre di diabete e che tanto più è difficile spiegare quando di mezzo c'è anche il problema dell'idioma. Che è “solo” una delle tante difficoltà di chi vive un inevitabile «trauma migratorio», sottolinea Amzil, e si trova a fare i conti con una diversa visione della malattia e della cura.

Diabete per capirsi consiste in una serie di schede educative con illustrazioni che affrontano gli aspetti necessari per una cura corretta e completa del diabete. Sono tradotte in 15 lingue, possono essere consultate dal personale sanitario e dai cittadini stranieri diabetici tramite il computer del medico nella lingua prescelta (italiano compreso) e possono essere visualizzati a monitor, stampati o inviate via mail.

«È un’iniziativa che nasce con l’intento di fornire agli operatori sanitari uno strumento semplice e agile per comunicare con i pazienti immigrati – spiega Valeria Manicardi, direttore dell'Unità internistica multidisciplinare dell'ospedale di Montecchio, che ha curato parte del progetto – e poter così trasferire loro tutte le informazioni necessarie alla gestione della patologia, superando tutte le barriere linguistiche, culturali, di abitudini alimentari che spesso rappresentano un grosso ostacolo al percorso terapeutico».

Nella popolazione immigrata sono le donne che generalmente incontrano più difficoltà linguistiche poiché spesso non lavorano e rimangono isolate nell’ambito familiare e, rispetto alle italiane, registrano maggiori complicanze in gravidanza, tra cui proprio il diabete. Per loro, Roche Diabetes Care Italy ha realizzato Diabete in gravidanza, una serie di schede illustrate di facile comprensione, tradotte anch’esse in 15 lingue: «La patologia diabetica – sottolinea Annunziata Lapolla, docente di Endocrinologia all’Università di Padova e responsabile dell'’Unità di diabetologia e dietetica dell'Uls 16 di Padova, che ha curato le schede – rende complicata la gravidanza, sia prima che durante la gestazione. Se non diagnosticata in tempo e trattata può comportare numerose e gravi conseguenze materno-fetali. Chiaro che in un quadro del genere, tutte le difficoltà di comprensione linguistica e culturale tipiche di quando il paziente è un immigrato rischiano di rallentare e complicare fortemente la diagnosi e il percorso terapeutico».

«Riteniamo di valore dare un contributo per semplificare l’attività quotidiana del clinico e migliorare la qualità di vita dei pazienti – spiega infine Massimo Balestri, Head of Roche Diabetes Care Italy – affinché il diabete non sia un ostacolo nella quotidianità. Lo sviluppo di un progetto come Diabete per capirsi rientra in quest’obiettivo più ampio, ma per una fetta di popolazione specifica, ossia gli immigrati, per i quali spesso il momento dell’accoglienza in ospedale è ad alto tasso di criticità».