I primi 140 anni di Lilly

Compleanni

I primi 140 anni di Lilly

di redazione

Era il maggio 1986 quando il colonnello Eli Lilly, farmacista trentottenne, veterano della Guerra civile americana, decise di fondare a Indianapolis, nel midwest degli Stati Uniti, l'azienda che ancora oggi porta il suo nome. Il colonnello era insoddisfatto delle medicine di allora, di come venivano preparate e, soprattutto, della loro frequente inefficacia. Il suo motto diventò «Prendi ciò che trovi e miglioralo sempre di più. Un business di valore non può che basarsi sull'eccellenza in tutto». A distanza di 140 anni, quel motto ispira ancora l'impresa: «Integrità, eccellenza e rispetto per le persone – assicura Eric Baclet, amministratore delegato e presidente di Lilly Italia – sono i valori ai quali si deve il successo di questa azienda». Dalla prima insulina al mondo (nel 1923) ai vaccini contro il tifo e la poliomielite (1955); dall'innovazione industriale che ha permesso di produrre la penicillina al Prozac (1988) fino al primo farmaco mai realizzato con la tecnologia del Dna ricombinante: sono solo alcuni dei traguardi di un'azienda che ha “inventato” molti farmaci rivoluzionari che hanno cambiato la vita a milioni di persone.

In occasione del 140° “compleanno” l'azienda ha chiesto ad Ambrosetti di realizzare uno studio per valutare come e in che misura l’attività di Lilly (che in Italia è presente da quasi sessant'anni) contribuisca allo sviluppo del territorio, a livello locale e nazionale, e al miglioramento della salute e del benessere dei cittadini. Lo studio è stato presentato in un incontro (una vera e propria “festa di compleanno”) nei giorni scorsi nella sede italiana dell'azienda a Sesto Fiorentino.

Qualche informazione, intanto: più di mille dipendenti in tutta Italia, 750 milioni di fatturato in continuo aumento negli ultimi cinque anni e 465 milioni di euro investiti in dieci anni nello stabilimento di Sesto Fiorentino. E poi: da cinque anni si colloca nella top ten delle migliori aziende per cui lavorare in Italia, secondo la classifica del “Great Place To Work Institute”; il 28% dei dirigenti sono donne; i due terzi dei dipendenti hanno meno di 45 anni; quasi il 60% del personale ha un titolo di laurea. Le performance economiche dell'azienda hanno generato introiti finanziari all'Italia per 158 milioni di euro in dieci anni e per ogni euro prodotto direttamente da Eli Lilly si genera un contributo indiretto al Pil del Paese di 1,6 euro. Senza contare l'attenzione all'ambientale e alla sostenibilità della produzione: per esempio, il polo italiano di Lilly ha un tasso di recupero dei rifiuti del 25%, sta riducendo le emissioni di anidride carbonica e ossidi di azoto, e, hrazie al fotovoltaico, ha risparmiato 30 mila tonnellate di emissioni di anidride carbonica all'anno. Comunque, «per Eli Lilly – chiosa infine Baclet – le persone sono il patrimonio aziendale più importante. Negli anni abbiamo infatti cercato di innescare un circolo virtuoso tra lo sviluppo del nostro capitale umano e la crescita degli investimenti produttivi, perché se cresciamo noi, cresce la nostra comunità e cresce il Paese».