Quasi un accesso ogni secondo, i Pronto soccorso al collasso

L'allarme

Quasi un accesso ogni secondo, i Pronto soccorso al collasso

di redazione

24 milioni di accessi ogni anno, 2 milioni al mese, 67.000 al giorno, 2.800 all'ora, 45 al minuto, quasi uno ogni secondo. Con questi numeri, appare evidente che la situazione dei Pronto soccorso italiani è ormai al collasso.

L'occasione buona per parlarne, dopo l'emergenza di inizio 2015, quando i Pronto soccorso hanno dovuto fronteggiare l'epidemia influenzale più pesante dell'ultimo decennio, è la Settimana nazionale del pronto soccorso organizzata dalla Società italiana medicina d'emergenza-urgenza (Simeu), giunta alla sua seconda edizione.

Dal 16 al 24 maggio, nelle principali città italiane, medici e infermieri della Simeu organizzeranno incontri con i cittadini e simulazioni di attività cliniche in pubblico per spiegare le dinamiche dell'emergenza sanitaria e ascoltare le esigenze dei pazienti.

Quest'anno l'evento è svolto in partnership con il Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva e prevede l'avvio di un monitoraggio civico condiviso delle strutture di pronto soccorso, che rileverà tempi, qualità, caratteristiche strutturali, organizzative, i flussi di accesso e di ricovero, attenzione prestata ai pazienti e umanizzazione dell'assistenza.

Le difficoltà dei Pronto soccorso

Su tutto il territorio nazionale ci sono 844 Pronto soccorso, in cui lavorano 12.000 medici e 25.000 infermieri. Ogni anno gli accessi in Pronto soccorso sono circa 24 milioni, quasi uno ogni secondo.

Questo sistema è ormai in uno stato di grave difficoltà strutturale. Di fronte all'epidemia influenzale di quest'anno il sistema dell'emergenza ospedaliera nazionale è andato in crisi, soprattutto nelle grandi città, spiega la Simeu in una nota.

Ovunque in Italia, da nord a sud, si sono ripetute le stesse situazioni: pazienti in barella che affollavano i corridoi, attese di ore o giorni per un posto letto di ricovero in ospedale, personale medico e infermieristico sottoposto a un carico orario, professionale ed emotivo, insostenibile.

Tra le possibili soluzioni, la Simeu propone la creazione negli ospedali di un piano di gestione del sovraffollamento.

«Ogni ospedale italiano dispone di Piano di emergenza interno per massiccio afflusso di feriti-Peimaf, quasi nessuno di un Piano di gestione del sovraffollamento (Pgs), eppure il massiccio afflusso di feriti è un evento raro e non prevedibile, mentre il sovraffollamento dei Ps si ripete regolarmente tutti gli inverni, con aumento significativo dei rischi per i pazienti», afferma Gian Alfonso Cibinel, presidente nazionale Simeu. « Per far fronte a questa crisi annunciata, in una condizione di sofferenza endemica delle nostre strutture di emergenza, è necessaria un'organizzazione preventiva e non solo reattiva, per ottenere un sistema più efficace ed efficiente e più rispettoso della dignità delle persone. Alcune regioni, come la Lombardia e il Piemonte, hanno prodotto delibere e linee guida, che vincolano o invitano le aziende sanitarie ad elaborare i Pgs, ma è necessario passare dalle indicazioni alle risposte concrete».