Simulatori 3D per diventare “top gun” della neurochirurgia

Innovazioni

Simulatori 3D per diventare “top gun” della neurochirurgia

di redazione

È il primo centro in Europa per la simulazione neurochirurgica: grazie alla realtà virtuale generata da apparecchiature all'avanguardia, i chirurghi potranno esercitarsi in interventi anche molto complessi senza l'assillo di poter provocare danni al paziente. Insomma, un po' come fanno gli apprendisti e i piloti dell'aviazione civile e militare che si addestrato con i simulatori di volo.

A inaugurare, lunedì 24 novembre, il centro per l'addestramento dei neurochirurghi attraverso questi simulatori è stato l'Istituto neurologico Carlo Besta di Milano.

Nessun altro centro al mondo, informa l'Istituto, ospita i quattro più avanzati modelli di simulatore oggi disponibili, che permettono di riprodurre in tre dimensioni e in realtà virtuale il cervello e ogni tipo di intervento chirurgico su di esso, anche il più complesso. Questi nuovi strumenti forniscono ai medici non solo la visione in 3D dell'encefalo ma anche i suoni e le sensazioni tattili che potrebbero avere operando realmente: utilizzando due joystick il chirurgo ha la stessa percezione che avrebbe incidendo davvero il tessuto cerebrale o effettuando un piccolo foro nella scatola cranica. L’asportazione di tumori, la riduzione di aneurismi, la ventricolostomia e la craniotomia sono alcuni tra gli interventi che queste apparecchiature permettono di simulare.

«È fondamentale che il neurochirurgo periodicamente dia prova che le sue capacità sono intatte: come accade per i piloti di aereo – sostiene Francesco DiMeco, direttore del Dipartimento di neurochirurgia del Besta - andrebbe istituito una sorta di brevetto da rinnovarsi periodicamente. Inoltre, poiché dati sull’uso dei simulatori in chirurgia dimostrano che un’ora di questo tipo di pratica equivale a cento ore in sala operatoria, stiamo preparando un progetto didattico per accreditare il centro di simulazione per la formazione continua dei medici. Ma l’appello che lanciamo sia al ministero della Salute sia al ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca è proprio quello di istituire il “brevetto da chirurghi”, che obblighi lo specialista attraverso test al simulatore a certificare periodicamente le proprie capacità operatorie».

Oggi «c’è grande attenzione per argomenti come l’accesso a numero programmato alla Facoltà di medicina o la valutazione del livello dell’insegnamento universitario» sottolinea Alberto Guglielmo, presidente dell’Istituto, ma «non si affronta il tema di quanto ridotta sia l’attività pratica che svolgono i ragazzi. Il nostro centro rappresenta una strada per aumentare il tempo speso in esercitazioni pratiche, assicurando agli studenti la possibilità di farlo con strumenti realistici. È importante sottolineare – conclude Guglielmo - che negli Stati Uniti, da sempre all’avanguardia per nuove tecnologie e modalità di insegnamento avanzate, le università che, ricordo, dispongono solo di alcuni di questi simulatori, stanno varando esami basati su interventi simulati».