Dieci anni di sofferenze. Incostituzionali

LA BOCCIATURA DELLA LEGGE 40

Dieci anni di sofferenze. Incostituzionali

di redazione
La Consulta dà l’ultima spallata alla legge 40. Il divieto di fecondazione eterologa è incostituzionale. Finiscono i viaggi della speranza all'estero

«La Corte costituzionale, nell'odierna Camera di Consiglio, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale degli articoli 4 comma 3, 9 commi 1 e 3 e 12, comma1, della Legge 19 febbraio 2004, n. 40, relativi al divieto di fecondazione eterologa medicalmente assistita».

Meno di quaranta parole per dire che la legge 40, quella che disciplina la fecondazione assistita nel nostro Paese, è contraria ai principi costituzionali quando afferma:

  1. che «è vietato il ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo»;
  2. che «qualora si ricorra a tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo il coniuge o il convivente il cui consenso è ricavabile da atti concludenti non può esercitare l'azione di disconoscimento della paternità ;
  3. che «in caso di applicazione di tecniche di tipo eterologo il donatore di gameti non acquisisce alcuna relazione giuridica parentale con il nato e non può far valere nei suoi confronti alcun diritto né essere titolare di obblighi;
  4. che «chiunque a qualsiasi titolo utilizza a fini procreativi gameti di soggetti estranei alla coppia è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 300.000 a 600.000 euro.

Crolla così uno degli aspetti più odiati della legge della discordia. Quello che negli anni ha costretto molte coppie a rivolgersi a strutture sanitarie estere. Centinaia, o forse migliaia. Se è vero che in Spagna il 63% di tutte le procedure di procreazione assistita eterologa è effettuata su coppie italiane che per ogni tentativo pagano qualcosa come 5-10 mila euro.

Proprio da coppie impossibilitate a rivolgersi a strutture estere per ottenere la fecondazione eterologa sono nati i procedimenti legali che ora hanno portato alla pronuncia della Consulta. 

Che già in precedenza si era espressa sulla legge 40 affrontando il tema della conservazione degli embrioni, della diagnosi preimpianto e del numero di embrioni da impiantare nell'utero materno.

La sentenza è stata accolta  con prudenza dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin: «L'introduzione della fecondazione eterologa nel nostro ordinamento è un evento complesso che difficilmente potrà essere attuato solo mediante decreti. Ci sono alcuni aspetti estremamente delicati che non coinvolgono solamente la procedura medica ma anche problematiche più ampie, come ad esempio l'anonimato o meno di chi cede i propri gameti alla coppia, e il diritto a conoscere le proprie origini e la rete parentale più prossima (fratelli e sorelle) da parte dei nati con queste procedure», ha detto. Questioni delicate, insomma, «che non si può pensare di regolare con un atto di tipo amministrativo, ma necessitano una condivisione più ampia, di tipo parlamentare»; ha aggiunto il ministro promettendo che «al più presto comunicheremo la “road map”"per l'attuazione della sentenza».

Esulta invece l’Associazione Luca Coscioni. «La sentenza di oggi della Corte Costituzionale che ha cancellato il divieto di eterologa non è oppugnabile. Da oggi non potrà mai più essere emanata dal Parlamento una legge che prevede il divieto di fecondazione di tipo eterologa», hanno dichiarato in una nota il segretario dell’Associazione Luca Coscioni Filomena Gallo e Gianni Baldini, legali del procedimento di Firenze, i primi a sollevare il dubbio di legittimità costituzionale sull'eterologa.

«Con la sentenza di oggi si chiude una pagina nera del nostro Parlamento: le famiglie che hanno fino ad adesso subito le conseguenze della legge 40 e dei suoi assurdi divieti non potranno essere risarcite. Ma si apre una via per tutte quelle coppie che ora non saranno più discriminate e potranno ricevere tutte le cure e l'assistenza per costruirsi una famiglia, senza doversi affidare a costosi e rischiosi viaggi della speranza all’estero», hanno concluso.

Non per tutti, però, la decisione della Consulta è una conquista. La Pontificia Accademia si dice preoccupata: «Questo divieto determinava una serie di garanzie soprattutto per il nascituro, a tutela della chiara identità dei genitori, con le relative responsabilità»; ha dichiarato Monsignor Renzo Pegoraro, Cancelliere della Pontificia Accademia per la Vita. «La possibilità che ci sia una terza figura, spesso maschile, quindi una distinzione tra paternità biologica e una affettiva e sociale nella stessa coppia crea dei problemi». 

Dello stesso tenore le critiche di Scienza e Vita: «si apre un inesorabile vuoto normativo che prelude al ritorno a quel far west procreatico che in questi ultimi dieci anni era stato possibile contenere», hanno dichiarato Paola Ricci Sindoni e Domenico Coviello, rispettivamente presidente e copresidente nazionali dell’Associazione. «Con la cancellazione del divieto di fecondazione eterologa viene legittimata ogni pratica di riproduzione umana, con il solo pretesto che tutti, comunque, hanno diritto a veder garantiti i propri desideri. La cultura giuridica si rimette in tal senso al dominio della tecnoscienza, legittimandone lo strapotere. Questa sentenza apre inoltre lo scandalo del mercato dei gameti: nessuno garantisce che non avverrà - come già ora all’estero - con lo sfruttamento di chi si trova in difficoltà economiche».