Niente tagli. La sanità per ora è salva

MANOVRA

Niente tagli. La sanità per ora è salva

di redazione
"Nel decreto se cercate la parola sanità non la troverete. E se la trovate vi offro da bere", dice il premier

Niente tagli per la sanità nel temuto decreto legge che il Governo ha approvato nel pomeriggio di venerdì 18 aprile, al quale l'Esecutivo aveva dato un titolo quanto mai evocativo: Misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale - Per un’Italia coraggiosa e semplice.

Chissà se il vero e proprio “fuoco di sbarramento” che si è scatenato da praticamente tutto il settore (ministro della Salute compresa) ha davvero convinto il premier e il ministero dell'Economia che togliere ancora risorse al Servizio sanitario nazionale sarebbe stato come assestare l'ultimo, definitivo colpo, e decretarne perciò l'affossamento, a quella che viene ancora considerata una delle principali “conquiste di civiltà” della vecchia Europa e, in particolare, del nostro Paese:quel Servizio sanitario nazionale che si vorrebbe universalistico, equo e solidale (anche se mostra più di qualche crepa...). Chissà se davvero il premier e il Mef si sono convinti che, in fondo, la sanità, anche e soprattutto quella pubblica (il Ssn, appunto), può costituire un reale volano di sviluppo e di rilancio economico del Paese anzichè essere erroneamente considerata una mera voce di costo. Oppure se è stato solo un cinico calcolo elettorale: meglio non scontentare categorie intere e stuoli di cittadini alla vigilia delle elezioni europee.

Chissà... Fatto è che i tanto temuti tagli alla sanità, anche per questa volta, sembrano essere evitati. Grazie anche, sicuramente, alla ferma resistenza del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin.

«Quella di oggi è una grande vittoria – ha commentato il ministro - non solo mia ma di tutti i cittadini. Abbiamo mantenuto la promessa di non fare tagli lineari alla sanità. In tutto il decreto infatti la parola sanità non è menzionata e questo è estremamente importante». In particolare, segnala Lorenzin, in questo decreto ci sono «due cose fondamentali»: la prima è che le persone che guadagnano fino a 1.500 euro al mese si troveranno in busta paga 80 euro in più e la seconda che è prevista un’ulteriore diminuzione del 10% dell’Irap. «Questo significa un vero e proprio abbassamento delle tasse – assicura il ministro - e l’abbiamo ottenuto senza fare tagli alla sanità. Rimane quindi intatto il principio che io ho affermato in questi mesi di fare tagli e risparmi attraverso il patto della salute e reinvestirli in sanità. Il decreto – precisa infine Lorenzin - dà autonomia alle regioni e agli enti locali di gestire una serie di recuperi permettendo per quanto ci riguarda come comparto di effettuare investimenti in innovazione, ricerca e personale».

Le prime reazioni arrivano non a caso dal mondo del farmaco, settore che (tanto per cambiare) sembrava in cima alla lista di quelli che avrebbero subito le principali “sforbiciate”.

Così Federfarma, l'associazione dei titolari delle farmacie private, esprime soddisfazione «perché il Consiglio dei ministri ha compreso le esigenze del servizio farmaceutico e ha evitato di intervenire con tagli su un settore già duramente provato e di grande rilevanza per tutti i cittadini». L'associazione indirizza quindi al ministro Lorenzin «i ringraziamenti delle farmacie per aver difeso la sostenibilità del sistema» e ribadisce la disponibilità a contribuire al potenziamento dell’assistenza sanitaria sul territorio come base per la deospedalizzazione del Ssn. Questo processo, sostiene Federfarma, è «obiettivo prioritario del Governo per recuperare fondi da investire sul territorio e sulle sue risorse. Tra queste la farmacia dei servizi che, in sinergia con i medici di famiglia, offrirà ai cittadini, in particolare agli anziani e ai cronici, una rete di prossimità per prestazioni sanitarie di facile accesso e fruibili anche a domicilio. Con questo decreto i cittadini continueranno ad avere un sistema sanitario vicino e capace di rispondere alla domanda di salute della popolazione che invecchia». Per i titolari di farmacia «è ora necessario che questa decisione del Governo acceleri la firma del Patto per la salute, che al suo interno dovrebbe prevedere un ruolo importante della farmacia dei servizi nell’ambito della riorganizzazione delle cure primarie. Il passo successivo – conclude Federfarma - dovrà poi essere il rinnovo della Convenzione nazionale tra Ssn e farmacie con la definizione del nuovo quadro economico».

Anche l'associazione degli industriali del farmaco, Farmindustria, esprime, per il tramite del proprio presidente, Massimo Scaccabarozzi, «grande apprezzamento per la decisione del Consiglio dei ministri di non adottare nuovi tagli alla Sanità e all’industria farmaceutica». Per Scaccabarozzi si tratta di «una decisione che dimostra come il Governo voglia far seguire alle parole i fatti. Il premier Matteo Renzi aveva recentemente definito le imprese del farmaco “un punto di riferimento avanzato dell’Italia nel mondo e un pezzo della scommessa occupazionale del Paese”. E il ministro Beatrice Lorenzin aveva più volte dichiarato che non ci sarebbero stati tagli lineari alla Sanità». Perciò è «un segnale forte di coerenza politica e istituzionale del presidente del Consiglio e del ministro della Salute, che hanno evitato la penalizzazione di aree di eccellenza con la spesa sotto controllo da anni, come la farmaceutica, e degli stessi cittadini che non vedono ulteriori limitazioni all’assistenza sanitaria e per medicinali». Per il presidente di Farmindustria «solo con la stabilità del quadro e la certezza delle regole, le imprese del settore che investono in Italia si possono impegnare per garantire presenza produttiva, capacità manifatturiera, occupazione qualificata, ricerca, export e innovazione. Confermandosi così – conclude Scaccabarozzi - un asset industriale e ad alta tecnologia, fondamentale per il rilancio del Paese e della sua economia».