Tumori: affidabile solo un centro oncologico su cinque

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Tumori: affidabile solo un centro oncologico su cinque

di redazione
Questo, almeno, è quello che si deduce dalla nuova Oncoguida presentata il 23 aprile. Il problema è che le strutture troppo piccole tratterebbero troppo pochi casi per raggiungere una expertise adeguata

I centri oncologici italiani che meriterebbero un “bollino verde” di qualità sono davvero pochi, almeno in rapporto al totale. Questo, almeno, è quello che sostengono i realizzatori della nuova “Oncoguida” presentata mercoledì 23 aprile al ministero della Salute a Roma. Un'iniziativa nata nel 2009 come progetto dell'Aimac, in collaborazione con l'Istituto superiore di sanità e finanziato dal ministero della Salute, che oggi si presenta rinnovata.

Al 23 aprile, sul sito oncoguida.it sono disponibili i dati di 1.205 strutture sanitarie (Aziende ospedaliere, Irccs, Asl, Policlinici universitari), 3.975 reparti, 17.038 medici e 866 Associazioni di volontariato. Per ogni Regione, vengono indicati i "Centri ad alto volume di attività", identificati in base a diversi parametri tra cui il numero dei casi trattati e la degenza media. Su oltre 10 mila strutture, ha spiegato Francesco De Lorenzo, presidente dell'Aimac, solo 1.787 hanno meritato il bollino. Con differenze anche piuttosto grandi tra Regioni. Per esempio, per quanto riguarda uno dei due tumori più diffusi nel nostro Paese, cioè quello del seno, in Abruzzo sono segnalate solo tre strutture su 26 e solo due su trenta per l'altro tumore più diffuso in Italia, cioè quello del colon-retto; in Campania otto strutture su 105 hanno il “bollino” per la mammella e nove su 102 per il colon; in Calabria rispettivamente due su 35 e due su 48; in Sicilia otto su 103 e dieci su 93. Insomma, quasi nessuna di queste raggiunge il 10%. Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Toscana, invece, sono tutte intorno al 30% e la Liguria raggiunge addirittura il 36% per il colon retto ed è intorno al 30% per la mammella. Lazio e Lombardia si mantengono intorno alla media nazionale. «Le strutture più affidabili – spiega De Lorenzo - sono state scelte sulla base non solo del numero dei casi, ma anche in base alla presenza di tutto ciò che serve per garantire al paziente un percorso di cura. Ci sono centri che fanno 10-12 interventi l'anno: troppo pochi per essere affidabili per la letteratura scientifica. Non è il nostro intento fare una classifica di “buoni e cattivi” - precisa comunque De Lorenzo - ma vogliamo solo dare uno strumento ai pazienti per orientarsi, basato, per la prima volta in Italia, su dati incontrovertibili».

Dal canto suo, il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha detto di ritenere che «i centri siano quelli che devono essere. L'operazione che stiamo cercando di fare è accorpare in centri d'eccellenza i trattamenti complessi. Bisogna finirla con la “filosofia” per cui tutti vorrebbero tutto sotto casa: non si può avere perchè costa troppo e non garantisce la qualità della cura. Bisogna non solo concentrare le cure complesse – ha precisato il ministro - ma lasciare maggiormente sul territorio altre fasi della terapia, dalla chemio alla riabilitazione».

Anche Stefano Cascinu, presidente dell'Aiom, l'Associazione italiana di oncologia medica, ha sostenuto che «ogni Regione può avere i suoi punti forti e deboli, ma è importante che si crei una rete oncologica soprattutto per i centri più piccoli che non riescono a raggiungere un numero sufficiente di casi».