Celiachia? Macchè celiachia!

Alimentazione e malattie

Celiachia? Macchè celiachia!

di redazione

Tra tutti i pazienti che si rivolgono all’ambulatorio dedicato del Policlinico Gemelli di Roma, convinti di essere celiaci, la maggior parte è in realtà affetta da sindrome del colon irritabile e circa il 20% è portatore, senza saperlo, di allergia al grano che non ha nulla a che vedere con la celiachia e che invece è una allergia a proteine del grano diverse dal glutine.

È quanto emerso da una indagine curata da Italo De Vitis, responsabile dell'Unità di Patologie dell'assorbimento intestinale, del Gemelli presso il Presidio Columbus di cui si è parlato sabato 7 ottobre 2017 in occasione del workshop “Il grano: alimento amico o subdolo nemico”.

Il percorso difficile della diagnosi e la lotta ai “falsi miti”. La celiachia è una malattia autoimmune scatenata da reazione impropria al glutine, la principale proteina del grano. Ne soffre l’1% degli italiani. Il percorso diagnostico della celiachia è ancora irto di ostacoli, «aggravato dal fatto che da tante parti il glutine viene ingiustamente demonizzato – sostiene De Vitis - portando a troppe autodiagnosi di celiachia che poi sono di frequente sbagliate e che limitano gravemente l'ulteriore iter diagnostico».

La vera sensibilità al glutine non celiaca, la cosiddetta gluten sensitivity, è molto meno frequente di quanto si creda.

Dall'indagine presentata al workshop (su oltre 400 persone giunte all’ambulatorio di Patologie dell'assorbimento intestinale del Presidio Columbus-Gemelli nel 2016) è emerso che il 25-30% delle richieste di visita sono per presunta sensibilità al glutine e che quasi tutti questi pazienti ricadono invece nella diagnosi di intestino irritabile, che nulla ha a che vedere con il consumo di grano. Ma «dai nostri dati preliminari precisa De Vitis - quasi un quinto di questi presunti sensibili al glutine, esclusa con certezza la celiachia, potrebbero nascondere altre condizioni immunologiche ancor oggi poco note sebbene scientificamente provate come le allergie alle altre proteine del grano».

Questo tipo di allergie ha una prevalenza dello 0,5% (in base a studi epidemiologici effettuati negli USA), ma potrebbero essere ancora sottostimate perché poco ricercate.

«Oggi è possibile fare una diagnosi certa di celiachia, ma occorre seguire scrupolosamente gli algoritmi che la scienza e il Ministero mettono a disposizione di tutti i medici» avverte De Vitis.

Le raccomandazioni per evitare il fai-da-te e le false diagnosi. Innanzitutto mai mettersi a dieta spontaneamente senza prima aver consultato medici esperti e affrontato i test necessari e appropriati per giungere alla diagnosi.

Se si ha un sospetto di celiachia, rivolgersi al presidio di rete per la diagnosi della celiachia della Asl.

Nel caso in cui, di fronte a un sospetto di patologia correlata al glutine, i test della celiachia risultino negativi, il medico deve approfondire il quadro clinico con ulteriori accertamenti e se ha dei dubbi deve inviare il paziente a un centro specializzato.

Solo se si risulta negativi sia in primis per la celiachia sia successivamente all’allergia ad altre proteine del grano, si può ragionevolmente supporre la presenza della cosiddetta gluten sensitivity.