Come si cura Covid-19. L’aggiornamento delle linee guida dell’Oms

Le linee guida

Come si cura Covid-19. L’aggiornamento delle linee guida dell’Oms

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Immagine: Mehr News Agency, CC BY 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/4.0>, via Wikimedia Commons
di redazione
Entra tra le terapie raccomandate un trattamento a base dei due anticorpi monoclonali casirivimab e imdevimab per due specifiche categorie di pazienti. Confermata bocciatura di idrossiclorochina e ivermectina

L’Oms aggiorna la lista dei farmaci “no” e dei farmaci “sì” per il trattamento di Covid-19. Tra i bocciati non ci sono novità: ivermectina, idrossiclorochina e la combinazione  lopinavir-ritonavir restano al di fuori delle opzioni terapeutiche indipendentemente dalla gravità della malattia. Entra invece tra le terapie raccomandate un trattamento a base di due anticorpi monoclonali (casirivimab e imdevimab) per due specifiche categorie di pazienti: le persone con forme non gravi di Covid-19 ma ad alto rischio di ricovero (anziani, immunosoppressi, non vaccinati, malati cronici) e le persone con sintomi gravi che non sviluppano anticorpi naturali. Le nuove linee guida (siamo al seso aggiornamento dall'inizio della pandemia) sono state redatte dal Guideline Development Group dell’Oms, un panel internazionale composto da esperti e pazienti. Sono disponibili su una pagina dedicata del British Medical Journal

La prima raccomandazione, quella che riguarda i pazienti a rischio senza sintomi gravi, si basa sui risultati di tre trial clinici non ancora sottoposti a peer review che concordano nell’attribuire al trattamento combinato la capacità di ridurre sia il rischio di ospedalizzazione che la durata dei sintomi. 

La seconda raccomandazione, indirizzata a pazienti con malattia grave che risultano sieronegativi, ossia non hanno sviluppato anticorpi naturali contro la proteina Spike nonostante l’infezione attiva, è giustificata dai dati del trial clinico RECOVERY: il trattamento a base dei due anticorpi monoclonali ha ridotto la mortalità dei pazienti in condizioni gravi (49 morti in meno su 1.000) e in condizioni critiche (87 morti in meno su 1.000). La combinazione dei due anticorpi riduce anche il ricorso alla ventilazione meccanica. Per tutti gli altri casi i benefici della terapia non sono altrettanto significativi e il ricorso agli anticorpi monoclonali non è giustificato. 

Anche perché questo trattamento, da infondere per via endovenosa sotto monitoraggio continuo per controllare eventuale reazioni allergiche, ha dei costi elevati. È importante quindi, sottolineano gli autori delle linee guida, accertarsi che il farmaco venga offerto ai pazienti giusti. 

Il che significa riuscire a prevedere il rischio di ospedalizzazione nei pazienti non gravi, basandosi sull’età, sulla presenza di malattie croniche o sulla compromissione del sistema immunitario e individuare tra i pazienti gravi quelli sieronegativi ricorrendo a un test sierologico. 

I due anticorpi monoclonali, casirivimab e imdevimab, sono stati progettati per legarsi alla proteina spike di Sars-CoV-2 in due siti diversi bloccando in questo modo l’ingresso del virus nelle cellule.

Ma l’efficacia di questa terapia nell’impedire l’infezione andrà verificata periodicamente perché c’è il rischio, ricordano gli esperti, che emergano nuove varianti del virus capaci di sfuggire ai due anticorpi. In quel caso le linee guida verrano nuovamente aggiornate come già previsto. 

Si tratta infatti di un documento continua evoluzione. Quest’ultima è la sesta versione e ne seguiranno probabilmente molte altre. Lo scopo di queste linee guida “viventi” è quello di fornire ai medici indicazioni affidabili e aggiornate sulle opzioni terapeutiche disponibili e sulle tipologie di pazienti che possono beneficiarne. Per ora vengono raccomandati i farmaci tocilizumab o sarilumab (utilizzati per l’artrite reumatoide) nei pazienti con Covid-19 in forma grave o critica, i corticosteroidi per pazienti in condizioni gravi e critiche e vengono bocciati ancora idrossiclorochina e ivermectina. 

«Questa linea guida si basa sulle prove emergenti da studi randomizzati controllati su trattamenti farmacologici esistenti e nuovi per Covid-19. I vaccini sono associati a una riduzione dei ricoveri, ma non è chiaro quanto durerà la protezione dopo la vaccinazione o l'infezione naturale, o cosa possa succedere con l'emergere di nuove varianti. Pertanto, le potenzialità dei farmaci per curare le persone infette da Covid-19 restano al centro dell’interesse e di questa linee guida», scrivono gli esperti del panel incaricati di redigere le linee guida.