Diabete: il pancreas artificiale funziona davvero

Il verdetto

Diabete: il pancreas artificiale funziona davvero

di redazione
Il mercato si sta preparando ad accoglierli. Entro un paio d’anni saranno in vendita i nuovi dispositivi che monitorano la glicemia e rilasciano l’insulina in automatico. Secondo uno studio su Lancet funzionano veramente: migliorano il controllo glicemico

Per ora la Food and Drug Administration ha concesso l’approvazione a un unico dispositivo, ma le aziende e i ricercatori di tutto il mondo, stanno lavorando da anni alla produzione di pancreas artificiali in grado di competere e di superare il prodotto di Medtronic già in commercio negli Stati Uniti. Tra loro c’anche il team dell’Università di Padova, pronto a entrare nel mercato entro un paio di anni al massimo. Chi soffre di diabete di tipo 1 ultimamente tiene gli occhi puntati su questa innovativa tecnologia che promette di cambiargli la vita. Ma è veramente così? 

A leggere i risultati di una meta-analisi pubblicati su Lancet Diabetes & Endocrinology sembra che le speranze dei pazienti siano ben riposte. 

Il pancreas artificiale è un sistema a circuito chiuso costituito da un sensore del glucosio e una pompa per l’infusione dell’insulina sottocutanei. I valori della glicemia vengono trasmessi via wirless a un software che gestisce in modo automatico l’erogazione dell’insulina. Per i pazienti è un bel sollievo: i tanto fastidiosi e continui controlli della glicemia vengono delegati a sofisticati e più affidabili algoritmi. 

L’analisi di Lancet ha preso in considerazione 24 trial clinici randomizzati che hanno coinvolto in tutto 585 pazienti con diabete 1, sia adulti che bambini. I pancreas artificiali in sperimentazione, sia quelli a un solo ormone (insulina) che quelli a due ormoni (insulina e glucagone) sono stati messi a confronto con i sistemi tradizionali di controllo della patologia. 

«Il verdetto finale è che tutti i dispositivi artificiali funzionano - afferma Alanna Weisman, del Mount Sinai Hospital dell’ University of Toronto a capo dello studio - Ci aspettiamo che alcuni di questi strumenti irrompano nel mercato tra uno o due anni al massimo e che ci saranno sviluppi molto interessanti in questo settore».

Uno dei principali punti di forza dei nuovi dispositivi, secondo la meta-analisi del Lancet, è la capacità di aumentare il periodo di tempo in cui i pazienti si trovano all’interno del range di valori sicuri. 

Non è una cosa da poco. I diabetici monitorati con i pancreas artificiali mantengono più a lungo (12,6 per cento in più)  i livelli di glicemia nella norma, guadagnando 172 minuti al giorno di valori accettabili.  Di conseguenza si riducono gli episodi di ipoglicemia. Con la nuova tecnologia i diabetici di tipo 1 potrebbero infatti risparmiarsi ogni giorno 35 minuti di ipoglicemia riducendo il rischio di complicanze del 50 per cento. 

«Lo scopo principale di questi dispositivi - spiega Weisman - è di sollevare i pazienti dalle decisioni da prendere. Questi sistemi sono veramente efficaci nell’aumentare il tempo all’interno del range target e c’è la possibilità che possano migliorare ancora in futuro». 

I pancreas artificiali che saranno presto sul mercato insomma, secondo lo studio di Lancet, funzionano. Resta però un’incognita: come faranno i sistemi sanitari a rendere accessibili ai pazienti dispositivi tanto costosi?