Etichette alimentari: accanto alle calorie anche l’attività fisica che serve per smaltirle

La proposta

Etichette alimentari: accanto alle calorie anche l’attività fisica che serve per smaltirle

di Giovanna Dall’Ongaro
Un pacchetto di patatine equivale a un’ora di corsa, una merendina a mezz’ora di camminata. La proposta della Royal Society for Public Health per combattere l’obesità parte dal packaging: con un omino stilizzato che ci indica cosa fare per consumare quello che mangiamo

Una lattina di coca cola, 26 minuti di camminata. Un pacchetto di patatine, un’ora di corsa. Sono le indicazioni che Shirley Cramer, a capo della Royal Society for Public Health, vorrebbe trovare sulle etichette alimentari. La sua strategia per combattere l’obesità, annunciata sulle pagine del British Medical Journal, parte dal packaging dei prodotti in vendita nei supermercati. 

E accanto al calcolo delle calorie, già previsto dalla normativa europea, vorrebbe veder comparire simboli facilmente decifrabili nell’arco di tempo che una persona dedica in media alla scelta di cosa acquistare: 6 secondi.  

Un omino stilizzato che corre, nuota, cammina, fa ginnastica per mezz’ora, dieci minuti, un’ora a seconda di quanto deve smaltire, 

ci mette un attimo a comunicare il messaggio. Con questa semplice equivalenza tra calorie assunte e attività fisica, il consumatore intuisce subito quanta fatica gli costerebbe mantenere l’equilibrio tra ciò che entra e ciò che esce. 

Shirley Cramer non lo nasconde: questo è l’ultimo di una serie di tentativi disperati per convincere la popolazione a cambiare stile di vita. Ma potrebbe essere quello giusto. Finora infatti non sembra aver funzionato quasi nulla, come dimostrano i recenti sondaggi condotti tra i consumatori

Non è servito riempire le etichette di numeri che descrivono la composizione degli alimenti, nessuno li capisce. E non sono state vincenti neanche le luci del semaforo ideate per tenere lontani i consumatori dai prodotti “rossi” incoraggiandoli ad acquistare i “verdi”, meno grassi e calorici. Dopo quasi dieci anni la strategia delle “traffic lights", introdotta dalla Food Standards Agency, non ha avuto gli effetti sperati e l’emergenza è continuata uguale a prima: più di un terzo degli inglesi restano sovrappeso o obesi. 

Ma la Royal Society for Public Health non si arrende e rilancia con l’idea delle icone in movimento simbolo dell’“attività equivalente” all’apporto energetico. 

Alcuni studi preliminari condotti sulla reazione degli adolescenti e dei genitori di bambini piccoli incoraggiano a proseguire su questa strada. E anche i sondaggi condotti finora lasciano pensare che la nuova grafica delle etichette alimentari possa essere efficace. Il 53 per cento degli intervistati dalla Royal Society for Public Health ha dichiarato infatti che non rimarrebbe indifferente alle indicazioni fornite dagli omini sportivi.

Questo nuovo sistema di etichettatura ribalta l’impostazione di tutte le campagne tentate finora: qui non si impone ai consumatori di rinunciare a qualcosa ma di iniziare a svolgere qualche attività. Il messaggio non è in negativo, ma in positivo. Il solito divieto, non mangiare questo o quello, viene sostituito con un più stimolante “fai questo o quello”. 

È un incoraggiamento a seguire quella che l’Academy of Medical Royal Colleges ha descritto come la “cura miracolosa”. 

Sì perché la regolare attività fisica promuove l’autostima, migliora l’umore, la qualità del sonno, rende più energici e riduce il rischio di stress, depressione, demenza e Alzheimer. Forse vale la pena seguire i consigli dell’omino sull’etichetta.