Infarto, alte dosi di Omega-3 prevengono danni al cuore

Cuore

Infarto, alte dosi di Omega-3 prevengono danni al cuore

di redazione

Alte dosi di Omega-3 possono prevenire i danni al cuore provocati da un infarto miocardico acuto (IMA). È quanto emerso da uno studio pubblicato recentemente su Circulation, attraverso il quale è stato dimostrato che alte dosi di questi acidi grassi possono intervenire in modo positivo sul rimodellamento del muscolo cardiaco. 

I pazienti sottoposti allo studio che hanno ricevuto giornalmente 4g di acidi grassi Omega-3 sono andati incontro, durante i primi sei mesi dopo infarto miocardico, a un significativo miglioramento sia nel volume telesistolico del ventricolo sinistro (-5,8%) sia della fibrosi miocardica non-infartuale (-5,6%) rispetto al gruppo di pazienti ai quali veniva somministrato un placebo.

In Italia sarà il Policlinico Gemelli di Roma a iniziare, nei prossimi mesi, uno studio della durata di trenta mesi su 152 persone, con il quale si valuterà il ruolo anti-aritmico di prevenzione della fibrillazione atriale post-operatoria degli Omega-3 nei pazienti che hanno beneficiato di un intervento di chirurgia valvolare cardiaca e dove si suppone una riduzione delle complicanze post-operatorie con miglioramento della prognosi immediata e a distanza. 

Di «risultati importanti» parla Massimo Massetti, direttore dell’UOC di Cardiochirurgia del Policlinico Gemelli di Roma, che coordinerà lo studio in Italia: «Dopo un infarto miocardico acuto - commenta - si verificano delle alterazioni del muscolo cardiaco che dipendono dal grado di sofferenza ischemica legata alla diminuzione dell’afflusso di sangue al cuore. Si tratta di cambiamenti morfologici che possono essere reversibili, con appropriati interventi, nella fase iniziale dopo occlusione coronarica. Se non si interviene, o se si interviene tardivamente, si instaura una progressiva dilatazione del ventricolo colpito dall’infarto con peggioramento della performance contrattile. Questo processo viene definito di 'rimodellamento' e, in base alla gravità, può condizionare la successiva prognosi della malattia», conclude il medico.