Per l’infarto non serve la ciclosporina

Clinica

Per l’infarto non serve la ciclosporina

di redazione

La ciclosporina, un farmaco con effetto immunosoppressivo, non ha nessuna utilità nel trattamento dell’infarto del miocardio. 

È questa la conclusione di uno studio coordinato dal Dipartimento di Ricerca Cardiovascolare dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” di Milano, in collaborazione con il Centro Studi dell’Associazione Nazionale di Medici Cardiologi Ospedalieri di Firenze pubblicato sul  Journal of American College of Cardiology.

«I dati prodotti dimostrano la assoluta non efficacia di un trattamento con ciclosporina (CsA) nel ridurre il cosiddetto danno da riperfusione, da sempre considerato una delle limitazioni delle strategie di rivascolarizzazione nell’infarto miocardico acuto», hanno illustrato Roberto Latini del “Mario Negri” di e Filippo Ottani, dell’Ospedale Morgagni Pier Antoni di Forlì.

«L’ipotesi e le speranze di un ruolo positivo di un trattamento immunosoppressivo di breve durata con ciclosporina erano state generate da un piccolo studio, forse troppo enfatizzato, che aveva suggerito u’ efficacia molto rilevante». 

Ma lo studio dice tutt’altro: nei 412 pazienti arruolati in 31 centri  e randomizzati a ricevere o meno il farmaco non si sono osservate differenze né nella mortalità e morbidità cardiaca nei 6 mesi di osservazione né nelle analisi strumentali e biochimiche.

Insomma, conclude un editoriale pubblicato sullo stesso numero della rivista, «per trasformare il danno da riperfusione in un obiettivo terapeutico è ancora necessaria molta ricerca di base».