Nascite pretermine: i corticosteroidi riducono le complicanze già alla 23° settimana

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Nascite pretermine: i corticosteroidi riducono le complicanze già alla 23° settimana

di redazione
Analizzando i dati di più di centomila bambini nati tra le 23 e le 34 settimane, un gruppo di ricercatori americani ha osservato che la terapia a base di corticosteroidi in gravidanza riduce il rischio di morte e di malattie anche nei neonati più prematuri. Lo studio sul Bmj

Ginecologi e neonatologi conoscono bene, e da tempo, i benefici dei corticosteroidi nel ridurre i rischi di morte e di complicazioni nei bambini nati prematuri. E li prescrivono alle donne in gravidanza con maggiori probabilità di parto pretermine già a partire dalla 24° settimana di gestazione. Ora, una recente ricerca americana pubblicata sul Bmj, fornisce buone ragioni per anticipare la cura sin dalla 23° settimana, perché i vantaggi sul nascituro sono evidenti. 

L’assunzione di corticosteroidi in quella fase precoce della gravidanza infatti è associata a un minore rischio di morte e di malattie gravi per il neonato che viene alla luce con così tanto anticipo. 

I ricercatori hanno analizzato i dati di 118 mila bambini nati tra tra le 23 e le 34 settimane di gravidanza tra il 2009 e il 2013 in 300 unità di cura intensiva neonatale negli Stati Uniti. Di questi, poco più del 60 per cento con un’età di 23 settimane aveva ricevuto la cura prima della nascita, in confronto all’80 per cento dei bambini tra le 24 e le 32 settimane. 

I casi di morte e le malattie dei piccoli sono state messe in relazione con l’epoca gestazionale della madre e l’impiego o meno di corticosteroidi. I risultati hanno segnato un punto a favore delle molecole antinfiammatorie appartenenti alla classe degli steroidi: nei bambini esposti alla terapia infatti si registrava una sostanziale riduzione del numero di morti dopo le dimissioni dall’ospedale in confronto ai neonati che non avevano assunto il farmaco per via indiretta all’interno dell’utero materno.

I cotricosteroidi hanno dimostrato di poter ottenere anche a 23 settimane una riduzione delle emorragie intracraniche, delle malattie intestinali e dei disturbi della vista. Ma, sorprendentemente, non si sono rivelati altrettanto efficaci nel ridurre il rischio di malattie polmonari prima delle 24 settimane. 

Alla luce di questi risultati, gli scienziati invitano i medici a ricorrere ai costricosteroidi in caso di gravidanze a rischio di parto prematuro a partire dalla 23° settimana e fino alla 34°. 

Anche perché, percentuali alla mano, a beneficiare dei vantaggi della terapia cortisonica sono soprattutto i neonati che hanno anticipato di molto l’appuntamento con il mondo esterno:  nei bambini di 23 settimane, infatti, le possibilità di sopravvivere senza complicanze aumentavano in maniera statisticamente più significativa rispetto ai bambini più maturi. 

«Questo studio - dicono gli autori - evidenzia per la prima volta che i neonati prematuri alla minima età gestazionale sono quelli che hanno i benefici maggiori dall’esposizione ai corticosteroirdi». 

In un editoriale che accompagna l’articolo, Sarah McDonald a capo del Dipartimento di Ginecologia e Ostetricia della McMaster University in Canada, ricorda l’importanza del tempismo nella somministrazione dei farmaci. I benefici maggiori si ottengono se la cura con corticosteroidi  viene iniziata una settimana prima del parto, evento non facilmente prevedibile.