Ora il cancro al polmone preferisce le donne

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Ora il cancro al polmone preferisce le donne

di redazione
Continuano le notizie positive sul fronte tumori. La mortalità diminuisce, soprattutto tra gli uomini. Ma l'aumento dell'abitudine al fumo tra le donne provoca anche un'impennata dei carcinomi polmonari nel sesso femminile

Era un tumore raro. Poi arrivò il fumo di sigaretta e il cancro al polmone subì un'impennata nella popolazione maschile, quella per cui l'abitudine al fumo era una prerogativa. Alla fine, mentre nella testa dei maschi cominciava a entrare la consapevolezza dei danni del fumo, cominciarono le donne a prendere in mano la sigaretta. Ed ecco qua, cosa è successo.

Negli ultimi diciotto anni il cancro del polmone tra le donne è aumentato del 61%, tanto da essere prossimo - senza inversioni di tendenza - a sopravanzare quello che è da sempre considerato il tumore femminile d'eccellenza: il cancro al seno. 

Quello dei tumori del polmone nella popolazione femminile è uno tra i dati più allarmanti del volume, alla quarta edizione, sui numeri della malattia nel nostro Paese, frutto della collaborazione tra gli oncologi e gli epidemiologi dell’Airtum, l'Associazione italiana dei registi tumori.

Il volume è stato presentato venerdì 25 ottobre, nella seconda giornata del congresso nazionale dell'Aiom, l'Associazione italiana di oncologia medica.

Nonostante l'aumento dei tumori polmonari nella popolazione femminile, però, il panorama del cancro in Italia è costellato di numerosi successi. Per esempio, quello sulla mortalità: proprio tra le donne è complessivamente diminuita del 10% tra il 1996 e il 2014, mentre tra gli uomini è calata addirittura del 18% nello stesso arco temporale. Se le morti diminuiscono, fa registrare una lieve tendenza alla crescita il numero delle nuove diagnosi: erano state 360 mila nel 2011, 364 mila nel 2012, 366 mila nel 2013; se ne prevedono 365.500 alla fine del 2014; di queste, il 54% (196.100) negli uomini e il 46% (169.400) tra le donne.

I dati dei Registri dicono che i tumori più frequenti in Italia sono quello al colon-retto, con quasi 52 mila diagnosi stimate nel 2014, seguito da quello della mammella (48 mila), del polmone (40 mila), della prostata (36 mila) e della vescica (26 mila). Oggi nel nostro Paese ci sono circa 2 milioni e 900 mila persone che vivono con una diagnosi di tumore. E si prevede che nel 2020 saranno 4 milioni e 500 mila. I decessi nel 2011 (Istat, ultimo anno disponibile) sono stati 175.363, con il cancro del polmone che si conferma al primo posto per mortalità (33.706), seguito da colon-retto (19.077), seno (11.959), stomaco (9.957) e prostata (7.520).

Ma «la mortalità, in costante riduzione, è il più solido degli indicatori – sottolinea Stefano Cascinu, presidente Aiom –  e dimostra che il nostro sistema sanitario è efficace: di cancro si muore sempre meno». Il big killer tra gli uomini, come spiega Emanuele Crocetti, segretario Airtum, è quello al polmone (27%), mentre tra le donne è quello al seno (17%). In questa edizione del volume «abbiamo inserito un capitolo sui cosiddetti “secondi tumori” nei pazienti con cancro. Il rischio di ricevere un’altra diagnosi oncologica – aggiunge Crocetti - cresce con il tempo ed è, in media, del 4% per le donne e del 6% per gli uomini dopo cinque anni dalla prima malattia, del 6% e del 10% dopo un decennio, del 10% e del 14% dopo un ventennio e del 12% e del 16% dopo un trentennio. Questo incremento si registra in particolare nei tumori che condividono la stessa esposizione a fattori cancerogeni, come in quelli legati a fumo e alcol. In generale, i pazienti oncologici presentano un rischio maggiore del 10% di sviluppare un secondo tumore rispetto alla popolazione generale».

I dati raccolti nel volume «sono fondamentali anche per impostare campagne di prevenzione» dice Carmine Pinto, presidente eletto Aiom. E ricorda che quasi il 30% degli italiani è fumatore abituale, incluso un laureato su cinque. «Questo significa che i cambiamenti negli stili di vita sono ancora indipendenti dalla consapevolezza dei danni alla salute causati dalle sigarette – osserva l'oncologo - anche tra le classi più istruite della popolazione. È pertanto necessario più impegno». Secondo l’American Cancer Society, il consumo di tabacco è responsabile di circa il 30% di tutte le morti ogni anno nei Paesi industrializzati che, in Italia, corrisponde a più di 180 mila decessi evitabili ogni 12 mesi. Smettere di fumare riduce, dopo cinque anni, del 50% il rischio di sviluppare tumori del cavo orale, dell’esofago e della vescica e, dopo dieci anni, di morire per carcinoma del polmone. «La sopravvivenza a cinque anni – spiega Stefania Gori, segretario nazionale Aiom - è aumentata notevolmente rispetto a quella dei casi diagnosticati nei quinquenni precedenti sia per gli uomini (57% nel 2004-2007 contro il 39% del 1990-1992) sia per le donne (rispettivamente 63% vs 53%). Su questo risultato positivo complessivo ha influito il miglioramento della sopravvivenza in alcune delle neoplasie più frequenti: colon-retto (64% per gli uomini e 63% per le donne), seno (87%) e prostata (91%)».