A Roma la prima scuola italiana di Alta formazione in oncofertilità

Tumori

A Roma la prima scuola italiana di Alta formazione in oncofertilità

di redazione

Ogni giorno nel nostro Paese si registrano trenta nuovi casi di tumore in donne e uomini sotto i 40 anni. Per loro è oggi possibile preservare la fertilità anche dopo una diagnosi di cancro, ma solo il 4% delle pazienti ne viene informata prima di iniziare i trattamenti oncologici. Per diffondere l’informazione su questa tematica, per assistere i pazienti e accompagnarli nel delicato percorso della preservazione della fertilità, nasce a Roma la Scuola di alta formazione in oncofertilità, la prima in Italia, diretta da Mariavita Ciccarone, ginecologa all’ospedale San Carlo di Nancy della Capitale, e da Paolo Marchetti, direttore dell'Oncologia medica del Sant’Andrea, Sapienza Università di Roma. A promuoverla, in collaborazione con l'ateneo romano, è l’Associazione Gemme Dormienti, presieduta proprio da Mariavita Ciccarone. L’iniziativa è resa possibile grazie a una donazione liberale di Merck&Co. tramite la sua consociata italiana MSD.

«Il nostro impegno e il nostro lavoro consiste nello stare dalla parte delle donne, siamo nati come Associazione con varie finalità, la più importante delle quali è preservare la fertilità nelle donne malate di cancro o affette da patologie invalidanti croniche» spiega Ciccarone. Una comunicazione tempestiva ai pazienti, in special modo alle donne, è fondamentale. Per questo lo scopo principale della Scuola sarà «fornire ai medici le conoscenze necessarie per informare i pazienti, soprattutto le giovani donne e le bambine, che dal cancro si può guarire, ma che è importante, prima di tutto, preservare la capacità riproduttiva per avere la possibilità, dopo la malattia, di mettere al mondo un figlio. Noi spieghiamo sempre alle pazienti più piccole e alle donne più o meno giovani, che gli ovociti sono come gemme dormienti, vanno protetti per permettere loro di sbocciare una volta guarite dalla malattia». I trattamenti oncologici, in particolare la chemioterapia, «mettono a dura prova la capacità riproduttiva di una donna e di un uomo – ricorda Marchetti – tant’è vero che noi oncologi siamo tenuti a seguire linee guida molto precise quando bisogna trattare nello specifico una giovane donna o una bambina. La figura dell’oncologo riveste un ruolo fondamentale essendo la prima interfaccia con i pazienti quando si affronta nell’insieme un progetto di vita; non solo spetta all’oncologo informare dettagliatamente soprattutto la donna sull’opportunità di preservare la fertilità e la possibilità di diventare madre dopo la malattia, ma di scegliere insieme ai pazienti la migliore opzione possibile».

La Scuola di alta formazione in oncofertilità, che i promotori auspicano possa diventare permanente, è rivolta ai medici e agli operatori sanitari; prevede un Corso della durata di un anno articolato in tre giorni (dal giovedì al sabato) con due moduli teorici e un modulo pratico di venti ore ciascuno, e la partecipazione di quindici medici selezionati per divulgare le nuove frontiere nel campo dell’oncofertilità. Il Corso si ripeterà nei mesi di giugno e settembre 2016.