Smascherata la curcumina: finge di essere un farmaco ma non lo è

Il trucco

Smascherata la curcumina: finge di essere un farmaco ma non lo è

di Giovanna Dall’Ongaro
I ricercatori finora sono caduti nella trappola: la curcumina fa credere di comportarsi come un potenziale farmaco, ma è tutto un bluff ben congegnato. È il peccato originale alla base di migliaia di studi e centinaia di trial clinici

Le proprietà terapeutiche della curcumina sono un grande bluff: la polvere dorata estratta dalla curcuma non merita la fama di panacea che si è guadagnata negli ultimi anni. Il castello di carte costruito intorno alla “regina” della medicina naturale crolla di fronte a una semplice ma finora ignorata verità: dal punto di vista molecolare la curcumina non si comporta come un farmaco e quindi non può agire come tale. 

È così che un gruppo di chimici dell’Università del Minnesota ha smascherato un inganno talmente ben architettato da convincere fior fiore di scienziati di avere a che fare con un vero e proprio medicinale dai mille poteri, proposto, a seconda dei casi, come antinfiammatorio o antibatterico, come integratore utile alla prevenzione del cancro, dell’Alzheimer e del diabete, o come soluzione per la disfunzione erettile e l’irsutismo.

L’articolo pubblicato sul Journal of Medicinal Chemistry suona come un verdetto inappellabile: dopo migliaia di studi e più di 120 trial clinici è arrivato il momento di affermare che non esiste alcuna prova di alcun beneficio terapeutico. E non poteva essere altrimenti. 

L’equivoco che ha mantenuto la spezia dorata sotto le luci della ribalta per tutto questo tempo nasce dal comportamento ambiguo della molecola, abile a fra credere di essere ciò che non è.

Tutti i ricercatori che hanno il compito di individuare nuovi farmaci devono saper riconoscere i segnali incoraggianti: il primo indizio arriva quando la molecola sotto osservazione, quella dalla presunte proprietà terapeutiche, si lega ai siti specifici delle proteine coinvolte nella malattia. È lì che si accende la prima spia: quella interazione rappresentare il primo passo del lungo percorso verso un nuovo medicinale. 

Peccato però che alcune molecole, come la curcumina, facciano credere agli scienziati che quel legame sia avvenuto anche quando invece non c’è stata alcuna attività di quel tipo. Il trucco utilizzato per il depistaggio è diabolico: la luce fluorescente di solito fornisce la prova del legame tra il presunto farmaco e la proteina, ma la curcumina ha il potere di diventare fluorescente in modo naturale fuorviando in questo modo le ipotesi dei ricercatori. È questa la madre di tutte le menzogne che ha poi partorito infinite ricerche sulle presunte proprietà terapeutiche della “polvere magica”. Tutte concluse con un nulla di fatto, è vero, ma comunque capaci di attirare l’attenzione sul potenziale farmaco rendendolo molto popolare. 

Le sostanze che si comportano come la curcumina, simulando le proprietà delle molecole dal reale potenziale terapeutico, sono note ai chimici come Pains (pan-assay interference compounds). Si tratta di composti responsabili di provocare delle interferenze negli esami di laboratorio, capaci di falsare i risultati tanto da far scambiare per oro quel che luccica. Ovvero, fuor di metafora, per farmaco ciò che diventa fluorescente. 

Ebbene, per i chimici del Minnesota la curcumina in questo campo non ha rivali e, dimostratasi capace di ingannare per anni anche gli occhi più esperti, merita il primo premio nella gara delle molecole trasformiste. 

Con queste rivelazioni i ricercatori sperano finalmente di mettere un freno allo spreco di soldi usati per studiare le proprietà della spezia dorata che finge di essere un farmaco ma che non agisce come tale.