Troppi antibiotici negli allevamenti. E le infezioni pediatriche diventano incurabili

Batteri resistenti

Troppi antibiotici negli allevamenti. E le infezioni pediatriche diventano incurabili

di Giovanna Dall’Ongaro
A preoccupare sono soprattutto le infezioni alimentari di salmonella, escherichia coli e campylobacter

I due fatti sono collegati: ogni anno due milioni di americani, secondo i Centers for Disease Control and Prevention (CDC), riportano infezioni provocate da batteri resistenti agli antibiotici e ogni anno l’80% di questi farmaci è destinato agli allevamenti per uso alimentare. 

C’è indubitabilmente un nesso tra la diffusione dell’antibioticoresistenza tra gli esseri umani e l’abuso di antibiotici per gli animali destinati alle nostre tavole. Ed è su questa relazione che i medici dell’American Academy of Pediatrics (AAP) hanno voluto concentrare la loro attenzione. Con un articolo pubblicato su Pediatrics , gli scienziati hanno scelto di osservare il fenomeno da un’altra prospettiva: «nonostante l’abuso e l’uso improprio di antibiotici nella medicina umana giochi un ruolo significativo, questa analisi si vuole concentrare su un aspetto meno conosciuto del problema, l’impiego di antibiotici negli allevamenti», si legge sulla rivista di pediatria. Mentre in Europa il ricorso agli antibiotici negli allevamenti è consentito solo per scopo terapeutico (reg. 1831/2003), negli USA, ma ancora di più in Cina, i farmaci sono usati anche in assenza di malattie, come prevenzione di ipotetiche infezioni o anche semplicemente per accelerare la crescita degli esemplari destinati al macello. 

Qual è il problema? Molti dei farmaci usati con disinvoltura dagli allevatori sono gli stessi a cui ricorrono i pediatri per curare le infezioni batteriche dei bambini: le tetracicline e le streptogramine, per esempio. In sintesi, spiegano i pediatri americani, più vengono usati questi farmaci e più aumenta il rischio di diffusione di batteri resistenti. L’esperimento è già stato fatto da altri, ricordano gli autori dell’articolo: la prolungata somministrazione a basse dosi di tetracicline in una batteria di polli ha provocato la diffusione di batteri resistenti in un primo momento a una sola molecola, ma in un secondo tempo a più antibiotici.

E questi microrganismi inattaccabili possono raggiungere gli esseri umani attraverso il cibo o per contatto diretto con gli animali o dal del terreno contaminato dagli escrementi. Per i bambini le minaccia più serie provengono dalle infezioni alimentari di salmonella, escherichia coli e campylobacter. Ogni anno negli USA ci sono 1,2 milioni di casi di infezioni da salmonella, 100 mila di questi sono resistenti agli antibiotici. Il 3 per cento, sottolineano gli autori dell’articolo su Pediatrics, sono resistenti al ceftriaxone, il farmaco più utilizzato nella cura della salmonellosi pediatrica. Non va meglio per le infezioni da campylobacter: la resistenza alla ciprofloxacina è raddoppiata in poco tempo, passando dal 13 per cento del 1997 a quasi il 25 per cento del 2011. Alla preoccupazione dei pediatri americani fa eco quella degli scienziati cinesi che su Lancet Infectious Diseases lanciano un allarme simile: negli allevamenti cinesi si sta diffondendo un gene della resistenza (MCR-1) tra batteri comuni come l'escherichia coli e la klebsiella penumoniae, responsabili di polmoniti e di malattie intestinali anche molto gravi. L’antibioticoresistenza, indicata dall’OMS come una delle principali minacce per la salute pubblica, deve essere combattuta su più fronti. Gli allevamenti sono uno di questi.