Tumore del pancreas: finalmente un nuovo farmaco

Cancro

Tumore del pancreas: finalmente un nuovo farmaco

di redazione
Dopo anni di assenza di vere novità in terapia, l'Agenzia del farmaco italiana ha approvato la rimborsabilità per un nuovo farmaco a carico del Ssn. Ma con una limitazione che non convince

Negli ultimi otto anni non ci sono stati nuovi farmaci approvati per trattare il tumore metastatico del pancreas e nell'ultimo quarto di secolo, cioè dal 1990, su trenta studi clinici solo tre hanno mostrato qualche positivo risultato sulla malattia. Comprensibile, dunque, l'ottimismo con cui oggi viene salutato l'arrivo (e la rimborsabilità) anche in Italia di un nuovo farmaco (paclitaxel legato all’albumina formulato in nanoparticelle) per il trattamento in prima linea di pazienti con adenocarcinoma del pancreas metastatico, in combinazione con la gemcitabina.

Con tutte le cautele del caso, naturalmente, visto che prima di sconfiggere questo tumore c'è ancora molta strada da fare. Basti pensare che è tuttora una tra le patologie tumorali più gravi e letali: la maggior parte dei pazienti non sopravvive dopo i primi mesi dalla diagnosi, praticamente nessuno dopo tre anni. Non solo: a differenza di altre neoplasie non ha fatto registrare miglioramenti significativi negli ultimi decenni. In Italia rappresenta il 3% di tutti i tumori e il tasso di mortalità, il 7% l’anno, ne fa la quarta causa di morte tra le patologie oncologiche dopo i cinquanta anni. È caratterizzato da uno sviluppo spesso rapido e aggressivo ed è particolarmente resistente ai farmaci. Oltretutto è quasi asintomatico all'esordio e si manifesta solo quando le metastasi agli organi contigui (vie biliari e fegato) ne tradiscono la presenza. Di conseguenza il paziente e i suoi familiari si trovano ad affrontare la malattia quando è a uno stadio già avanzato, senza prospettive di cura efficaci e con gravissime conseguenze immediate, sia fisiche sia psicologiche. Insomma, come sottolinea Francesco De Lorenzo in veste di presidente della Ecpc, l'European cancer patient coalition, l'associazione europea delle persone con cancro, i pazienti considerano il tumore del pancreas «una vera e propria emergenza medica». E lo testimonia anche il fatto che, proprio per la sua letalità, in Europa quasi non ci sono associazioni di pazienti con questa malattia (solo sei, la maggior parte nel Regno Unito).

Ben venga, dunque, hanno confermato gli esperti in un incontro sull'argomento a Milano, il primo, vero, nuovo farmaco che dopo 17 anni è capace di contrastare significativamente questa forma tumorale. Un dato per tutti, che si rileva dallo studio MPACT su 861 pazienti di diversi Paesi, Italia compresa: «Per la prima volta – sottolinea Michele Reni, dell'Oncologia medica del S. Raffaele di Milano – si osservano pazienti sopravvissuti oltre i tre anni». Non sono moltissimi (il 4%), ma è pur sempre meglio dello zero assoluto. Senza contare altri dati positivi come per esempio la riduzione complessiva del rischio di morte (28%).

Il farmaco, già approvato per il cancro alla mammella metastatico, è ora studiato in altre forme tumorali come il cancro al polmone, ma soprattutto, come osserva Giampaolo Tortora, direttore dell'Oncologia medica dell'Azienda ospedaliera universitaria di Verona, si tratta ora di capire in quali pazienti con carcinoma del pancreas è efficace (o più efficace), per poter meglio indirizzare la terapia.

«L’annuncio di oggi rappresenta un significativo passo avanti per i pazienti che hanno ora a disposizione una nuova opzione terapeutica per questa terribile malattia» dice Pasquale Frega, presidente e amministratore delegato di Celgene, il quale aggiunge che l'azienda si sta adoperando perché si riesca ad avere una copertura territoriale quanto più omogenea nelle diverse Regioni. 

Anche se c'è un “ma”: L'Aifa, infatti, ha limitato la rimborsabilità del farmaco per i pazienti che non superano i 75 anni. Una limitazione che non appare giustificata da dati clinici sperimentali, visto che né l'Ema (l'Agenzia europea) né la stessa Aifa hanno imposto la stessa limitazione nell'impiego. Ecco allora che «il Direttivo Favo (la Federazione italiana della associazioni dei malati oncologici, ndr) prenderà in esame la questione» preannuncia De Lorenzo, perché se fosse una limitazione non giustificata da evidenze cliniche, ma dettata solo dall'età «sarebbe un fatto molto grave».