Una super risonanza magnetica brucia le cellule tumorali
Individuare e bruciare le cellule tumorali con precisione, in modo non invasivo e quasi senza effetti collaterali. La promessa arriva da una nuova "super" risonanza magnetica frutto di una ricerca tutta italiana. Il macchinario, che emette ultrasuoni ad altissima intensità, è stato inaugurato oggi presso l'Istituto scientifico romagnolo per lo studio e la cura dei tumori (Irst) Irccs. Qui, nei prossimi tre anni, si svolgeranno tre sperimentazioni per valutare l'accuratezza, la sicurezza e la tollerabilità dello strumento.
Il suo nome è Rm 3Tesla con sistema Hifu (High-intensity focused ultrasound) e «consentirà di dare al via ad una piano di ricerca per la diagnosi e cura dei tumori unico nel panorama internazionale», ha dichiarato Dino Amadori, direttore scientifico dell'Irst Irccs. Lo strumento, infatti, riesce a bruciare le cellule tumorali in un'area definita e limitata pianificando e monitorando in tempo reale l'andamento del trattamento. «Questo nuovo trattamento non è invasivo ed è più tollerabile e senza gli effetti collaterali negativi della chemio e della radioterapia», aggiunge Amadori.
Ciò che rende unico il macchinario è la potenza doppia rispetto alla risonanza "standard", che permette di vedere lesioni tumorali di solo un millimetro quando in genere sotto i cinque millimetri non sono monitorabili. Inoltre, con questo strumento è possibile analizzare meglio i tessuti, compresi quelli molli, e registrare gli aspetti di funzionamento degli organi. «Per esempio studiando il cervello si possono vedere le reazioni delle diverse aree al dolore e se ne può monitorare l'intensità. Ciò ci consentirà di curarlo meglio», spiega ancora Amadori. Tra le altre cose, la macchina permette di studiare le alterazioni che fegato e cuore subiscono a causa della tossicità dei chemioterapici e correggere i dosaggi prima che si verifichi un danno permanente. E ancora, osservare il flusso del sangue e come i farmaci si diffondono nei vari organi.
Il super macchinario entrerà a pieno regime ad aprile e sarà testato attraverso tre progetti che intendono valutare accuratezza diagnostica, sicurezza, tollerabilità, comfort e costo-efficacia di questo tipo d'indagine, la capacità della risonanza nell'individuare i danni procurati al fegato dai farmaci chemioterapici e l'utilizzo degli ultrasuoni focalizzati ad alta intensità nel trattamento delle metastasi ossee e del dolore.