La dieta vegana? In gravidanza meglio di no

Alimentazione

La dieta vegana? In gravidanza meglio di no

di Paolo Gangemi
La dieta vegana causa un’insufficienza di vitamina B12 e di conseguenza nelle donne incinte aumenta il rischio di parti prematuri

La dieta vegana è una scelta personale più che legittima, ma sotto certi aspetti è fortemente sconsigliata dalla scienza medica, in particolare in gravidanza: aumenta il rischio che il neonato nasca prematuramente, cioè prima della trentasettesima settimana di gestazione. La responsabilità è della vitamina B12, che non è prodotta dal corpo umano e si trova solo in prodotti di origine animale: carne, uova, latte e latticini.

E il pericolo non è trascurabile: anche se fortunatamente sono sempre più numerosi i bambini prematuri che sopravvivono, ancora oggi il 36% di tutti i casi di morte entro i primi 28 giorni di vita sono legati a un parto prematuro.

In effetti l’importanza della vitamina B12 in gravidanza era già conosciuta, ma ora il suo ruolo per ridurre il rischio di parti prematuri è stato confermato da un vasto studio norvegese apparso sull’American Journal of Epidemiology: è una meta-analisi, cioè una ricerca che ha esaminato gli studi pubblicati finora in materia. In tutto sono state considerate 18 pubblicazioni, condotte su un totale complessivo di 11.216 donne in 11 Paesi, pari al 94% di tutte le gravidanze mai studiate dal punto di vista del legame con i livelli di vitamina B12.

«Abbiamo visto che l’insufficienza di vitamina B12 durante la gravidanza è associata a un aumento del 21% del rischio di avere un parto prematuro», ha dichiarato Tormod Rogne, dell’Università norvegese di scienza e tecnologia (Ntnu), che ha guidato la ricerca. La vitamina B12 infatti interviene in processi vitali come la produzione di globuli rossi e il metabolismo cellulare: la sua mancanza, anche indipendentemente dalla gravidanza, può causare anemia e danni al sistema nervoso.

D’altra parte, ha aggiunto Rogne, «le donne incinte che consumano troppo pochi cibi di origine animale aumentano il rischio di andare incontro a un’insufficienza di vitamina B12». Infatti nella maggior parte dei Paesi occidentali, dove la popolazione assume dosi elevate di cibi animali, la percentuale di donne incinte con insufficienza di vitamina B12 è bassissima. Viceversa la percentuale può superare il 65% in Paesi come l’India, dove le diete vegetariane sono molto diffuse e l’apporto di cibi animali in molti casi è scarso.

In realtà, come ha spiegato Vibeke Videm, docente di salute materno-infantile alla Ntnu, la questione non riguarda in particolare le donne vegetariane, che mangiando formaggi e uova possono garantirsi livelli sufficienti di vitamina B12: il problema è principalmente per le vegane. Certo, per loro c’è sempre la possibilità di assumere integratori vitaminici, ma non è ancora noto se siano sufficienti: «Prima di poter dire qualcosa sugli effetti degli integratori di vitamina B12 in gravidanza servono altri studi, e i risultati dovranno essere sintetizzati in una ricerca come questa. Speriamo che il nostro articolo incoraggi altri ricercatori a intraprendere questi studi, in modo che potremo fornire consigli solidamente fondati alle donne incinte che non mangiano molti prodotti animali», ha concluso Rogne.