Se non siete celiaci lasciate perdere la dieta gluten-free

L’avvertimento

Se non siete celiaci lasciate perdere la dieta gluten-free

di redazione
Uno studio sul BMJ tenta di screditare le ultime mode: l’alimentazione senza glutine, in assenza di una diagnosi di intolleranza, non è così salutare come creduto. Anzi, imponendo di rinunciare anche al grano integrale riduce la possibilità di prevenzione delle malattie cardiovascolari

Le diete “gluten-free” non vanno raccomandate a chi non è celiaco. Anzi, secondo i risultati di un recente studio pubblicato sul British Medical Journal, sono proprio da sconsigliare. Sì, perché rinunciare al glutine in assenza di una diagnosi di intolleranza (celiachia) o senza i sintomi evidenti di una sensibilità non celiaca, significa privarsi di un’arma efficace nella prevenzione delle malattia cardiovascolari: il grano integrale. 

Gli autori della ricerca sanno di non avere un compito facile: il gluten-free è uno dei regimi alimentari più in voga degli ultimi tempi. Il confronto tra dati statistici parla chiaro: negli Stati Uniti la celiachia colpisce meno dell’1 per cento della popolazione, ma i cibi senza glutine attirano il 30 per cento dei consumatori. 

Periodicamente chiamato sul banco degli imputati a rispondere di diverse accuse, con prove finora poco convincenti, il glutine è finito per essere associato a infiammazioni, diabete e sindrome metabolica, disturbi neuropsichiatrici e malattie cardiache, diventando in poco tempo l’elemento più temuto e più evitato nei menu dei paesi occidentali. 

Ma la sua cattiva fama, dovuta probabilmente al fatto che gli alimenti che lo contengono hanno un elevato indice glicemico, sembrerebbe immeritata, almeno per quanto riguarda il rischio di malattie cardiovascolari. 

I ricercatori hanno analizzato i dati di circa 65 mila donne e 45 mila uomini presi in prestito da due corposi studi americani che monitorano da decenni la salute del personale sanitario, il Nurses’ Health Study (Nhs) e il Professionals Follow-up Study (Hpfs). Grazie alla notevole mole di informazioni sulle abitudini alimentari e sulle malattie del campione coinvolto nella ricerca e grazie alla lunga durata del periodo di osservazione, 23 anni, gli scienziati hanno potuto valutare accuratamente l’associazione tra consumo di glutine e sviluppo di malattie cardiovascolari.

Il risultato consegna il verdetto di assoluzione: la proteina contenuta in alcuni cereali, che effettivamente espone i celiaci non ancora sottoposti al regime alimentare opportuno a maggiori rischi di infarto del miocardio e di morte prematura per malattie cardiache, non ha effetti negativi sulla salute cardiovascolare delle persone sane.

Non solo: le diete gluten-free, eliminando dai pasti anche il grano integrale, privano i consumatori di un alimento dalle riconosciute proprietà protettive sul cuore. Insomma, lo studio sul Bmj lancia un esplicito messaggio: incoraggiare le persone che non hanno alcuna intolleranza al glutine a seguire la stessa dieta delle persone celiache con lo scopo di prevenire malattie cardiovascolari è un errore perché si rischia di ottenere esattamente il risultato contrario.