Vaccinazione Hpv. Ancora una conferma: lesioni pretumorali crollate del 90%

La lezione scozzese

Vaccinazione Hpv. Ancora una conferma: lesioni pretumorali crollate del 90%

di redazione
In Scozia il programma di vaccinazione contro l'Hpv è stato introdotto nel 2008. A dieci anni di distanza gli effetti sono eclatanti: tra le ragazze vaccinate, che hanno appena cominciato a sottoporsi allo screening, le lesioni pretumorali sono quasi scomparse

Carta canta. La prova dell’efficacia del vaccino contro il Papillomavirus umano (Hpv) è scritta nero su bianco nei registri nazionali dei tumori: dopo l’introduzione della vaccinazione di routine per le ragazze tra i 12 e 13 anni i casi di cancro della cervice uterina sono diminuiti drasticamente. 

Oggi sul British Medical Journal viene analizzato il caso della Scozia, rappresentativo però di tanti altri Paesi che hanno adottato la stessa strategia di prevenzione. 

Nel 2008 in Scozia è stato introdotto il programma di vaccinazione contro l’Hpv indirizzato a ragazze tra i 12 e i 13 anni ma con possibilità di recuperare l’immmunizzazione fino a 18 anni. I ricercatori dell’Università di Edimburgo hanno voluto valutare l’impatto della prevenzione nella popolazione reale analizzando gli effetti del vaccino sullo sviluppo delle neoplasie intraepiteliali cervicali (Cin), lesioni di diversa pericolosità, lieve (Cin1), moderata (Cin 2) o grave (Cin3). Le lesioni più gravi possono degenerare in tumori. 

Gli scienziati hanno analizzato i dati sulla vaccinazione e i risultati degli screening ginecologici di 138mila donne nate tra il 1988 e il 1996 che avevano cominciato a effettuare il pap test all’età di 20 anni. Nel campione rientravano donne non vaccinate (nate tra il 1988 e il 1990, con il primo screening tra il 2008 e il 2010), donne con possibilità di recuperare la vaccinazione tra i 14 e i 17 anni (nate tra il 1991 e il 1994, con un primo screening tra il 2011 e il 2014) e infine donne sottoposte alla vaccinazione di routine all’età di 12-13 anni (nate tra il 1995 e il 1996, con un primo screening tra il 2015 e il 2016). 

Dall’analisi di tutte le informazioni è emerso che il vaccino ha fatto la differenza, riducendo in modo eclatante i casi di lesioni di qualunque grado: in confronto alle donne non vaccinate nate nel 1988, quelle vaccinate nate tra il 1995 e il 1996 hanno mostrato una riduzione dell’86 per cento delle lesioni più gravi, Cin 3, dell’88 per cento di Cin 2 e del 79 per cento di Cin 1.

Gli scienziati hanno osservato che l’età della vaccinazione incide sull’efficacia: prima si fa, meglio è. Tra le donne che sono state vaccinate a 12 -13 anni la prevenzione delle lesioni Cin 3 è pari all’86 per cento, in confronto al 51 per cento delle donne vaccinate a 17 anni. 

Come accade per tutte le vaccinazioni, a beneficiare delle campagne di immunizzazione sono anche le persone che non vi partecipano. 

E il fenomeno dell’“immunità di gregge” si è registrato anche per il vaccino contro l’Hpv: la riduzione dei casi di tumore al collo dell’utero si è verificata anche tra le donne non vaccinate, suggerendo che la trasmissione del virus è stata ostacolata dalla vaccinazione di routine. 

In un editoriale di accompagnamento allo studio, Julia Brotherton, direttore medico presso la Fondazione VCS in Australia, invita gli esperti di salute pubblica a prendere atto dei risultati così eloquenti dell’indagine. 

«Dobbiamo fare in modo che a tutte le ragazze e le famiglie venga offerta la vaccinazione contro l’Hpv e che la maggioranza la accetti, ovunque vivano. Dobbiamo anche sviluppare attivamente e potenziare  strategie più efficaci, realizzabili e culturalmente accettabili per lo screening cervicale, come l'auto-raccolta di campioni, se vogliamo ridurre efficacemente il carico globale del cancro cervicale», ha dichiarato Brotherton.