Autismo: tra i sei e i dodici mesi l’amigdala cresce troppo velocemente. E ora forse si sa perché

Lo studio

Autismo: tra i sei e i dodici mesi l’amigdala cresce troppo velocemente. E ora forse si sa perché

Autism.jpg

Immagine: No machine-readable author provided. Kevinfruet assumed (based on copyright claims)., CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons
di redazione
Un nuovo studio suggerisce che le difficoltà nell’elaborazione dei segnali visivi e sensoriali nel primo anno di vita nei bambini con autismo provochi uno stress sull’amigdala favorendone la crescita troppo rapida ed eccessiva associata ai sintomi tipici del disturbo del neurosviluppo

L’amigdala, la piccola struttura ovale a forma di mandorla all’interno del cervello, centro di controllo delle emozioni e del comportamento, è da tempo nel mirino degli studi sull’autismo perché nei bambini affetti dal disturbo del neurosviluppo ha dimensioni superiori alla norma. 

L’anomalia, associata alle difficoltà nelle interazioni sociali tipiche dei bambini con autismo, viene solitamente riscontrata in età scolare e finora non si sapeva in che momento della crescita cominciasse il processo di ingrandimento. 

Ora uno studio pubblicato su American Journal of Psychiatry, basandosi sulle immagini delle risonanza magnetica, suggerisce che l’amigdala cominci a crescere eccessivamente tra i 6 e i 12 mesi di età, prima che l’autismo si manifesti in maniera evidente. 

Lo studio mostra anche che l'aumento della crescita dell'amigdala nei bambini che successivamente ricevono una diagnosi di autismo differisce notevolmente dal processo di sviluppo cerebrale dei bambini con un altro disturbo dello sviluppo neurologico, la sindrome dell'X fragile anche conosciuta come sindrome di Martin-Bell, dove non sono state osservate anomalie nella crescita dell'amigdala.

I ricercatori hanno  scoperto che i bambini con sindrome dell'X fragile, una rara condizione genetica ereditaria caratterizzata da ritardo neuropsicomotorio, disabilità intellettiva più o meno grave, disturbi dell'apprendimento e del comportamento sociale, mostrano i primi sintomi di ritardo cognitivo già a 6 mesi di età. I bambini con autismo invece non mostrano alcun deficit delle capacità cognitive a 6 mesi, ma hanno un graduale declino delle capacità cognitive tra i 6 e i 24 mesi. 

Un altro elemento emerso nello studio è l’associazione tra il ritmo di crescita dell’amigdala nel primo anno di vita e il disturbo del comportamento sociale all’età di due anni. Più velocemente cresce l’amigdala nei primi mesi e maggiori saranno le difficoltà di interazione sociale al momento della diagnosi di autismo. 

Gli autori propongono anche un’ipotesi sulla possibile causa scatenante dell’ingrandimento dell’amigdala. 

Nei primi mesi di vita dei bambini con autismo ancora non diagnosticato pur mancando i sintomi tipici del disturbo, tra cui i problemi legati alle relazioni con gli altri, sono presenti altri elementi associati alla sindrome del neurosviluppo. Studi precedenti avevano osservato nel primo anno di vita un’alterazione dell’elaborazione degli stimoli visivi nell'ambiente circostante. Secondo i ricercatori che queste prime difficoltà nel decifrare i segnali visivi e sensoriali potrebbero aumentare lo stress sull'amigdala, portando alla sua crescita eccessiva.

«Ci stiamo avvicinando alla comprensione del motivo per cui si verifica l'autismo imparando di più sulle alterazioni della crescita cerebrale all'inizio dello sviluppo, in particolare su come la crescita dell'amigdala può essere influenzata dalle difficoltà di elaborazione sensoriale precoci e, a sua volta, su come le alterazioni della crescita dell'amigdala possono influenzare l'interazione di un bambino con l’ambiente»,  afferma Stephen Dager, della University of Washington School of Medicine.