Covid-19, senza vaccino la probabilità di reinfettarsi è molto alta

La previsione

Covid-19, senza vaccino la probabilità di reinfettarsi è molto alta

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Immagine: Nickolay Romensky, CC BY 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/2.0>, via Wikimedia Commons
di redazione
Un gruppo di ricercatori di Yale ha realizzato un modello predittivo per calcolare le probabilità di reinfezione nelle persone che hanno avuto Covid-19: 17 mesi dopo la prima infezione, in assenza di vaccino e di misure protettive, la probabilità di una nuova infezione è pari al 50%

Arrivano, se ne vanno, ma poi tornano. Così fanno tutti i coronavirus e così fa anche Sars-Cov-2 che però si ripresenta da chi già lo aveva “ospitato” prima degli altri. Un gruppo di ricercatori dell’Università di Yale ha realizzato un modello predittivo per calcolare le probabilità di una nuova infezione nelle persone che hanno avuto Covid-19. In media dopo 17 mesi il rischio di un nuovo contagio, in assenza di vaccini e di misure protettive (mascherine in primis), è del 50 per cento. 

La stima si basa sull’analisi delle relazioni genetiche tra Sars-Cov-2 e altri coronavirus imperantati, in particolare tre virus endemici responsabili del comune raffreddore e i virus all’origine dell’epidemia di Sars e Mers. 

I risultati suggeriscono che il rischio di reinfezione sale dal 5 per cento dei primi quattro mesi al 50 per cento dei 17 mesi successivi al primo contagio. La protezione naturale nei confronti di Sars-Cov-2 sembrerebbe quindi durare la metà di quella indotta dalle infezioni dei tre coronavirus del raffreddore. In base a queste previsioni lo scenario più plausibile è quello che vede il nuovo coronavirus pandemico trasformarsi in un virus endemico. 

«Tra le principali incognite della devastante pandemia di Covid-19 c’è la durata dell'immunità e l’intervallo di tempo tra un’infezione e una probabile reinfezione. I dati diretti sulle risposte immunitarie a lungo termine di  Sars-Cov-2 e sulla reinfezione sono limitati. Lo scopo di questo studio è utilizzare i dati sulla durata dell'immunità tra i parenti evolutivamente stretti del coronavirus Sars-Cov-2 per stimare i tempi di reinfezione mediante un'analisi evolutiva comparativa dei virus correlati Sars-CoV, Mers-CoV e i coronavirus umani HCoV-229E, HCoV-OC43 e HCoV-NL63», spiegano gli scienziati.

I ricercatori dell’Università di Yale che hanno pubblicato i risultati del loro studio su Lancet scommetterebbero a occhi chiusi sul fatto che l’infezione prima o poi ritorni ma non possono prevedere sotto che forma potrebbe presentarsi. Con i dati attuali è difficile ipotizzare il livello di gravità della reinfezione. Quel che sembra oramai certo è che la protezione naturale è destinata a svanire nel giro di qualche mese ed è per questo che la vaccinazione viene raccomandata anche a coloro che hanno avuto Covid-19. Alcuni studi recenti hanno dimostrato, tra l’altro, che chi si vaccina dopo l’infezione può contare sulla migliore difesa attualmente disponibile capace di garantire quella super-immunità costituita dal mix perfetto di anticorpi, alcuni che agiscono sul momento altri con effetti a lungo termine. 

«Il lasso di tempo per la reinfezione è fondamentale per numerosi aspetti del processo decisionale in materia di salute pubblica. Mentre la pandemia di Covid-19 continua, è probabile che i casi di reinfezione diventino sempre più frequenti. Il mantenimento di misure di sanità pubblica che limitano la trasmissione, anche tra individui che erano stati precedentemente infettati da Sars-Cov-2, insieme agli sforzi persistenti per accelerare la vaccinazione in tutto il mondo è fondamentale per la prevenzione della morbilità e della mortalità da Covid-19», concludono i ricercatori.