Dolcificanti artificiali “complici” del diabete?

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Dolcificanti artificiali “complici” del diabete?

di redazione
Sembra che, modificando la flora microbica intestinale, possano provocare alterazioni metaboliche che si traducono in un aumento della glicemia. Gli esperti della Società italiana di diabetologia, comunque, invitano a non allarmarsi

Ok, gli studi sono interessanti e prestigiosa è la rivista che li ha pubblicati. Ma gli esperti raccomandano prudenza e niente allarmismi prematuri.

La notizia è che i dolcificanti artificiali contenuti nei cibi, nei soft drink o per addolcire le bevande e così via potrebbero aumentare il rischio di sviluppare una intolleranza glucidica o “prediabete”. A questi risultati sono arrivate due ricerche, una condotta sull’uomo e una su animali da esperimento, appena pubblicate su Nature.

Lo studio sul modello animale ha mostrato che topi nutriti con diete contenenti dolcificanti presentano alterazioni del metabolismo energetico, probabilmente legate all’effetto dei dolcificanti stessi sui batteri intestinali. Anche nell’esperimento condotto su sette volontari sani, l’impiego di saccarina ha indotto un aumento dei livelli di glicemia in metà dei partecipanti; e anche in questo caso l’alterazione della flora microbica intestinale è stata individuata come responsabile di questo effetto.

Vale la pena di ricordare, a questo punto, che i dolcificanti artificiali non solo vengono largamente utilizzati dai consumatori per non ingrassare ma non di rado sono raccomandati anche dai medici nei regimi dietetici ipocalorici.

Niente panico. Tuttavia «non è il caso alimentare il panico tra la gente e neanche tra le persone con il diabete» tranquillizza Enzo Bonora, presidente della Sid, la Società italiana di diabetologia, poiché «prima che questi risultati possano essere traslati in raccomandazioni nutrizionali e portati nella pratica clinica, c’è bisogno di ulteriori conferme e di riflessione. La Società italiana di diabetologia – aggiunge - non ha mai raccomandato l’uso dei dolcificanti al posto dello zucchero, perché piccole quantità di quest’ultimo non sono bandite dalla dieta persona con diabete. I risultati di questo studio confortano la nostra posizione».

La ricerca dimostra che i dolcificanti possono alterare il microbiota, cioè la flora batterica intestinale, che sempre più sembra giocare un ruolo importante nel condizionare l’omeostasi glucidica e tutta una serie di processi endocrino-metabolici. «L’intestino - spiega Bonora -è una grande ghiandola endocrina perché le sue diverse cellule, dal cavo orale al colon, producono decine di sostanze; ma anche e soprattutto perché il suo contenuto, cioè l’enorme “giardino zoologico” di batteri che alberga, produce una miriade di sostanze che, variamente modificate, nelle cellule dell’intestino o al suo interno, possono esercitare un’azione deleteria, sia sulle cellule pancreatiche alfa, produttrici di glucagone, e beta, produttrici di insulina, sia sul livello di sensibilità dei diversi organi, come fegato, muscolo e cervello, all’insulina».

Il lavoro pubblicato su Nature «apre a nuove prospettive terapeutiche nel campo dell'intolleranza glucidica e del diabete nell'uomo» commenta Giorgio Sesti, presidente eletto della Sid. «In particolare – precisa - apre il campo a interventi di tipo nutrizionale, come la selezione di antibiotici non iperglicemizzanti, e farmacologici, come antibiotici intestinali per la selezione dei batteri “giusti”. Il danno dei dolcificanti a livello del metabolismo è dovuto a una selezione sfavorevole dei batteri intestinali; questo farebbe supporre che, attraverso modificazioni dietetiche, impiego di probiotici e, in futuro, ricorso ad antibiotici intestinali sarà forse possibile prevenire il diabete, ma- avverte infine - certamente non curarlo».