Emofilia, una partnership globale per lo sviluppo di una terapia genica

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Emofilia, una partnership globale per lo sviluppo di una terapia genica

di redazione
Fondazione Telethon e Ospedale San Raffaele annunciano un accordo con la biotech americana Biogen Idec per sviluppare la terapia genica per il trattamento dell'emofilia A e B

Introdurre versioni funzionanti dei geni in grado di produrre le proteine coinvolte nel processo di coagulazione. Ci stanno lavorando da un po' di tempo i ricercatori dall'Istituto Telethon-San Raffaele per la terapia genica (Tiget), nella speranza di trovare una cura per l'emofilia B, malattia genetica caratterizzata da un difetto cronico della coagulazione. Ora queste ricerche di terapia genica potranno estendersi anche all'emofilia A grazie a una collaborazione internazionale.

Fondazione Telethon e Ospedale San Raffaele, infatti, hanno annunciato un accordo con la biotech americana Biogen Idec per sviluppare la terapia genica per il trattamento di entrambe le forme di emofilia, la A e la B. L'accordo sfrutterà le competenze maturate dal Tiget nello sviluppo di strategie innovative di terapia genica e nella loro applicazione clinica, con la grande esperienza di Biogen Idec in campo ematologico, con l'obiettivo di correggere le cause alla base dell'emofilia A e B.

La collaborazione si basa sulla piattaforma avanzata di terapia genica sviluppata al Tiget con vettori lentivirali, ottenuti dall'ingegnerizzazione del virus Hiv per trasportare nelle cellule dei pazienti versioni funzionanti di quei geni che quando difettosi sono responsabili di specifiche malattie. Questa tecnologia ha già mostrato risultati promettenti nell'ambito di studi clinici per il trattamento di alcune malattie genetiche del sistema immunitario, del sangue e del sistema nervoso: la terapia genica è stata effettuata sulle cellule staminali prelevate dal midollo osseo del paziente stesso, che una volta corrette sono state poi reintrodotte nell'organismo. La strategia per l'emofilia ideata dal Tiget prevede che il vettore lentivirale sia somministrato direttamente nell'organismo e diretto alle cellule del fegato. Se si dimostrerà sicuro ed efficace, questo trattamento potrebbe in futuro garantire un beneficio terapeutico stabile e a lungo termine per le persone affette da emofilia.

«Al Tiget lavoriamo da anni allo sviluppo di nuovi vettori capaci, una volta introdotti nel sangue, di esprimere il gene terapeutico da loro trasportato selettivamente negli epatociti, le principali cellule del fegato. Questa specificità è fondamentale per mantenere a lungo termine l'espressione del gene "sano" nell'organismo e ci ha permesso di dimostrarne l'effetto terapeutico in modelli sperimentali di emofilia B», afferma Luigi Naldini, direttore del Tiget. «Adesso siamo felici di collaborare con Biogen per estendere il nostro programma di terapia genica anche all'emofilia A e far avanzare entrambi i programmi verso la sperimentazione clinica, avendo sempre in mente la sicurezza e i benefici per il paziente».

L'emofilia è una rara malattia ereditaria caratterizzata da un difetto cronico della coagulazione, il processo con cui normalmente si riparano le ferite. Alla base c'è un difetto nei geni coinvolti in questo processo: di conseguenza, chi soffre di emofilia va incontro a episodi di sanguinamento prolungato, che oltre a essere molto dolorosi possono provocare danni alle articolazioni o emorragie talvolta fatali. L'incidenza annuale (numero di nuovi nati nel corso dell'anno) è di uno su 5 mila per l'emofilia A e uno su 25 mila per l'emofilia B. In entrambi i casi sono colpiti prevalentemente i maschi, solo raramente la malattia si manifesta nelle femmine. Secondo un'indagine condotta nel 2012 dalla Federazione mondiale dell'emofilia, nel mondo sono circa 142 mila le persone che soffrono di emofilia A e circa 28 mila quelle colpite da emofilia B. In Italia, secondo il Registro nazionale delle coagulopatie congenite, soffrono di emofilia circa 4.200 persone, di cui almeno 2 mila in forma grave.

«I pazienti affetti da emofilia spesso hanno bisogno di sottoporsi per tutta la vita a trattamenti che tengano sotto controllo la rischiosa tendenza a sviluppare emorragie. Noi speriamo che la terapia genica possa un giorno portare a una terapia definitiva realizzata con un'unica somministrazione», afferma Olivier Danos, senior vice-president per la terapia genica di Biogen Idec. «Collaborare con i ricercatori del Tiget, pionieri della terapia genica, è un passaggio entusiasmante nell'ottica di costruire una piattaforma di caratura internazionale che ci aiuti a identificare nuovi approcci capaci di cambiare in modo sostanziale la vita di persone affette da malattie che impattano significativamente sulla qualità della vita».

In base ai termini dell'accordo, il Tiget riceverà un primo finanziamento di cinque milioni di dollari, a cui potranno seguire ulteriori pagamenti in base al raggiungimento di obiettivi intermedi precedentemente stabiliti. Inoltre, Biogen Idec si farà carico dei costi delle attività di ricerca per entrambi i programmi e potrà in futuro esercitare l'opzione esclusiva a livello mondiale per sviluppare e commercializzare la terapia in caso si dimostri efficace e sicura nell'ambito degli studi clinici.