Inquinamento “complice” delle malattie del cuore

Esc 2015

Inquinamento “complice” delle malattie del cuore

di redazione
Dal Congresso della Società europea di cardiologia conferme sul ruolo dell'ambiente nell'innescare e sviluppare malattie cardiovascolari. L'inquinamento è al nono posto tra i principali fattori di rischio

«Il nostro studio mostra che i giovani adulti che vivono in una città inquinata hanno livelli più alti di marker infiammatori rispetto a quelli che vivono in una città meno inquinata. Questo risultato suggerisce che questi giovani adulti hanno un più alto rischio di avere un attacco cardiaco». È questa la sintesi della conclusione di uno studio polacco presentato a Londra dove in questi giorni si sta svolgendo il Congresso della Società europea di cardiologia, forse l'appuntamento mondiale più importante dell'anno per quest'area medica.

Lo studio, come spiega Krzysztof Bryniarski della Jagiellonian University, Collegium Medicum a Cracovia, in Polonia, è stato realizzato da un gruppo di studendi della Facoltà di Medicina, sotto la supervisione dei professori T. Guzik and A. Wysokinski, con l'obiettivo di valutare l'impatto dell'inquinamento sulla salute cardiovascolare dei giovani adulti. Si tratta, sottolinea Bryniarski, del primo studio per stabilire un collegamento tra vivere in una città molto inquinata (Cracovia è tra le più inquinate d'Europa) e rischio cardiovascolare in giovali adulti. Alcuni marker di un gruppo di giovani di Cracovia, spiega Bryniarski, sono stati paragonati con quelli di giovani di Lublino, altra città polacca sopra i 300 mila abitanti, ma con valori di inquinamento atmosferico molto inferiori (mediamente circa la metà negli ultimi dieci anni). Complessivamente sono stati sottoposti a controllo 826 giovani tra 16 e 22 anni (444 di Cracovia e 382 di Lublino), con livelli simili di istruzione, estrazione sociale, etnica e familiare. Ebbene, i ricercatori hanno trovato nei giovani di Cracovia (soprattutto quelli in sovrappeso) livelli sensibilmente più alti di proteina C-reattiva, omocisteina e fibrinogeno, tutti indicatori di infiammazione predittivi di possibili attacchi cardiaci.

Una preoccupante conferma del ruolo nefasto dell'inquinamento atmosferico nelle malattie cardiache viene da un altro studio presentato a Londra da Jean-Francois Argacha, cardiologo dell'University Hospital di Bruxelles, in Belgio. Oltre alle conseguenza a lungo termine, numerose ricerche recenti suggeriscono che l'esposizione acuta a inquinamento atmosferico può innescare alcuni eventi cardiovascolari. La ricerca belga ha indagato in particolare gli effetti su un tipo particolare di infarto, chiamato Stemi (ST-segment elevation myocardial infarction), che ha la prognosi peggiore ed è provocato dall'occlusione di un'arteria coronarica che danneggia il cuore. Tra il 2009 e il 2013 il Belgio ha registrato 11.428 ospedalizzazioni per Stemi e i ricercatori hanno trovato che un aumento di 10 μg/m3 di PM2.5 (una polvere sottile) nell'atmosfera era associato a un incremento del 2,8% di Stemi e che lo stesso aumento di No2 (diossido di azoto) era associato a un incremento del rischio del 5,1% (solo nei maschi; probabilmente anche perché solo un quarto del campione esaminato erano donne). Ma la cosa ancor più preoccupante è che l'aumento di Stemi c'è stato nonostante che le concentrazioni di inquinanti nell'atmosfera non andassero oltre gli standard qualitativi europei...