La corsa ai nuovi farmaci tra costi e lungaggini burocratiche

Innovazione

La corsa ai nuovi farmaci tra costi e lungaggini burocratiche

di redazione
Le aspettative degli italiani nei confronti dei farmaci sono elevate e per molti quelli garantiti dal Ssn sono insufficienti. Oggi sono allo studio centinaia di molecole ma la strada per renderle disponibili è lunga e costosa, dice il rapporto Censis-Forum Ricerca Biomedica

Produrre nuovi farmaci e metterli a disposizione del maggior numero possibile di malati. Con i tempi che corrono, caratterizzati dall'aumento dell'aspettativa di vita e dalla migliorata sopravvivenza a molte patologie, l'imperativo per la ricerca è proprio quello dell'innovazione terapeutica e farmacologica e della effettiva disponibilità dei nuovi farmaci per i pazienti che ne hanno bisogno. Un obiettivo non facile da raggiungere però, per colpa della crisi economica, dei costi molto alti per produrre le molecole e della burocrazia.

È quanto emerge dal Monitor Biomedico 2015, l'indagine condotta dal Censis nell'ambito del Forum per la Ricerca Biomedica che fa il punto sulle questioni chiave della sanità italiana e che è stata presentata il 20 aprile a Roma.

Lo studio, intitolato "I nuovi farmaci: prospettive della ricerca, remunerazione dell'innovazione e accesso alle terapie", parte dal presupposto che negli ultimi 30 anni la speranza di vita è aumentata di 6,5 anni per le donne e di 8 anni per gli uomini, raggiungendo rispettivamente 85 e 80 anni in media. Nel tempo la sopravvivenza a molte patologie, sia acute che croniche, è migliorata significativamente. E la domanda di cure sempre più efficaci continua a crescere.

Cosa chiedono gli italiani

Le malattie oggi più temute dagli italiani sono i tumori (62,6%), quelle che provocano la non autosufficienza (30,7%), le patologie cardiovascolari (28,3%), quelle neurologiche e le demenze (26,3%). Gli italiani hanno aspettative elevate nei confronti dei farmaci, che secondo le loro opinioni devono principalmente guarire dalle malattie, secondo il pensiero del 36,7% del campione intervistato dal Censis, contribuire a migliorare la qualità della vita (20,9%), aiutare a convivere in modo accettabile con le patologie (19,5%).

Secondo quanto emerso dal rapporto, gli italiani non sono soddisfatti della copertura pubblica dei medicinali. La disponibilità di farmaci garantiti dal Servizio sanitario nazionale è giudicata insufficiente dal 35,2% dei cittadini (e la percentuale sale al 53,8% tra le persone meno istruite). Il 78,8% ritiene che sono troppi i farmaci necessari per patologie gravi a carico dei pazienti. L'83% pensa che il ticket penalizzi le persone malate. Il 58% dichiara di aver subito un aumento della spesa di tasca propria per la sanità negli ultimi anni. E il 65% indica proprio i farmaci come voce di spesa in aumento a carico delle famiglie. Oggi è pari al 27,6% la quota di italiani che hanno ridotto l'acquisto di farmaci da pagare di tasca propria.

La strada della ricerca è lunga e costosa

A fronte delle molte aspettative dei cittadini, però, si deve fare i conti con la realtà della ricerca & sviluppo segnato da diverse criticità.

Per rendere disponibile un nuovo farmaco sono necessari circa 15 anni di ricerca. Solo una nuova molecola ogni 10 mila sperimentate supera con successo i molti test necessari per essere approvata come medicinale. Ma poi, alla fine di questo percorso, in Italia sono troppo lunghi i tempi per accedere ai nuovi farmaci dopo che sono stati approvati a livello comunitario: 427 giorni in media, contro i 364 della Francia, i 330 della Spagna, i 109 del Regno Unito.

Il campo in cui si fa più ricerca nel mondo è quello oncologico: si prevede che al 2018 gli studi in fase di sperimentazione clinica saranno concentrati per il 38% sull'oncologia, mentre tutti gli altri settori si manterranno sotto la soglia del 10%.

Anche in Italia la sperimentazione sulle patologie neoplastiche costituisce il principale ambito di ricerca. Nel nostro Paese nel 2012 erano in corso 697 studi clinici per la sperimentazione di farmaci innovativi, finanziati per il 67,7% dalle imprese e per il 32,3% da enti non profit. Nel 2013 il numero degli studi clinici in corso è sceso a 583, con una concentrazione prevalente nell'area delle neoplasie (35%). Sono poi allo studio 403 prodotti biotecnologici, di cui 169 in area oncologica.

Gli investimenti in ricerca e sviluppo promossi dall'industria farmaceutica in Italia ammontano a 1,2 miliardi di euro, pari al 4,2% degli investimenti totali effettuati in Europa, mentre il numero degli addetti impiegati in tali attività è pari a 5.950 (il 5,5% del totale). Cifre ben diverse da quelle degli altri principali paesi europei, dove si investono più risorse (in Germania il 19,1% degli investimenti in ricerca e sviluppo europei, il 18,1% nel Regno Unito, il 15,3% Francia) e si impiega un numero di addetti superiore (il 21,2% nel Regno Unito, il 18,8% in Germania, il 18,7% in Francia).

I farmaci rimborsabili

Secondo l'analisi del Censis, resta irrisolto il problema della sostenibilità dei costi a circo del Servizio sanitario nazionale per i farmaci innovativi. Si tratta di costi elevati, soprattutto quando la platea dei pazienti destinatari è ampia.

Gli investimenti diretti possono superare un miliardo di euro, arrivando a 2,6 miliardi se si aggiunge il costo del capitale investito nella ricerca. Ma solo 2 farmaci innovativi su 10 consentono di ammortizzare i costi di ricerca e sviluppo.

Il recente caso del farmaco anti-epatite C, il Sofosbuvir, è emblematico. Il costo di un ciclo terapeutico è pari a 37 mila euro per le strutture pubbliche, ma lo stanziamento aggiuntivo del governo per questa terapia è stato finora di circa un miliardo di euro per due anni, che si ritiene permetterà di coinvolgere circa 50 mila malati rispetto a una platea complessiva stimata in circa 1,5 milioni di persone che hanno contratto il virus e a un numero di malati con diagnosi di epatite C superiore a 300 mila.