Melanoma, nei linfonodi le cellule killer delle metastasi

Tumori

Melanoma, nei linfonodi le cellule killer delle metastasi

di redazione
Quando vengono colpiti dalla malattia, i linfonodi producono sostanze che chiamano in aiuto cellule natural killer, rendendole particolarmente efficaci contro quelle tumorali. La scoperta, pubblicata su Nature Communications, apre la strada a nuove terapie

I linfonodi potrebbero giocare un ruolo chiave nella lotta al melanoma metastatico. Quando vengono colpiti, infatti, queste ghiandole producono sostanze che chiamano in aiuto cellule Natural killer (Nk), rendendole particolarmente efficaci contro le cellule tumorali. È questo il risultato di uno studio internazionale pubblicato su Nature Communications e coordinato da Ennio Carbone, dell'Università "Magna Grecia" di Catanzaro, a cui hanno dato un contributo anche i ricercatori della Fondazione Irccs Istituto nazionale dei tumori di Milano.

Il melanoma è uno dei tumori più comuni tra quelli che insorgono in giovane età: attualmente in Italia è il terzo tumore più frequente in entrambi i sessi al di sotto dei 50 anni. Ogni anno vengono diagnosticati circa 10.500 nuovi casi, con una leggera predominanza nel sesso maschile.

La sopravvivenza alla malattia dopo 5 anni dalla diagnosi è aumentata nel corso degli ultimi due decenni ma nei casi diagnosticati già in fase avanzata, con metastasi diffuse, la terapia può essere meno efficace e i tassi di sopravvivenza inferiori. Per questi casi esistono già terapie mirate e trattamenti che puntano a potenziare le difese del sistema immunitario, ma il loro effetto è spesso parziale o temporaneo, per l'insorgenza di resistenze alle cure.

«L'infiltrazione dei linfonodi da parte delle cellule del melanoma è una fase cruciale nella progressione della malattia», spiega Andrea Anichini, direttore della struttura semplice dipartimentale di Immunobiologia dei tumori umani all'Istituto nazionale dei tumori di Milano. «Il lavoro dimostra che nel microambiente del linfonodo stesso si liberano sostanze, dette interleuchine e chemochine, capaci di attivare una particolare ed efficace risposta del sistema immunitario».

E continua: «questi mediatori, tra cui in particolare l'interleuchina 6 e alcune chemochine (CXCL8 e CCL2), richiamano cellule chiamate natural killer, attivandole in modo che siano più efficaci contro le cellule tumorali». Fino ad oggi non era ben chiaro il ruolo di queste cellule nella risposta del sistema immunitario ai tumori è sempre stato elusivo. Come spiega Anichini, si sapeva che nel sangue svolgono un ruolo di 'prima barriera' contro la diffusione nell'organismo delle cellule tumorali, ma la loro precisa funzione a livello dei linfonodi invasi dalle cellule neoplastiche era finora scarsamente compresa.

Lo studio ha dimostrato che nei linfonodi infiltrati dalle metastasi di melanoma esiste una specifica popolazione di cellule natural killer con una forte capacità di riconoscere e uccidere le cellule tumorali. Non solo. «I risultati dimostrano che le cellule NK dei linfonodi possono essere distinte da quelle presenti nel sangue perché sulla loro superficie esprimono livelli diversi di molecole come CD56 e CD57», precisa Roberta Mortarini, che ha partecipato alla ricerca grazie a un finanziamento dell'Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc).

Aver scoperto lo scambio di informazioni tra l'ambiente in cui le cellule tumorali metastatiche si vanno a impiantare e le cellule del sistema immunitario, dicono i ricercatori, può aprire la strada a nuove strategie terapeutiche per combattere lo sviluppo e la diffusione del melanoma. Un possibile sviluppo futuro della ricerca potrebbe essere basato sull'isolamento ed espansione in laboratorio di cellule NK, prelevate dai linfonodi, e successiva reinfusione nell'organismo, in modo da potenziare la risposta contro la malattia.