È possibile un vaccino contro il colesterolo per prevenire l'aterosclerosi?

La sperimentazione

È possibile un vaccino contro il colesterolo per prevenire l'aterosclerosi?

di redazione
I primi risultati sugli esseri umani arriveranno alla fine dell’anno. Per ora l’AT04A ha ottenuto benefici non trascurabili sui topi, riducendo il colesterolo cattivo e l’arteriosclerosi e mantenendo a lungo gli effetti dell’immunizzazione. Potrebbe essere l’arma vincente contro l’Ldl

Prima la prevenzione, poi i rimedi. Prima la dieta e l’esercizio fisico, poi le statine o i farmaci innovativi, poco amati i primi, costosi i secondi. La strategia adottata da mezzo mondo per combattere il colesterolo cattivo non ha prodotto ancora grandi risultati su larga scala. Ora, uno studio presentato sull'European Heart Journal fa intravedere una nuova e, per ora, promettente arma: un vaccino capace di proteggere a lungo l’organismo dal temibile Ldl.

Testato con successo sugli animali, l’ AT04A, questo è il suo nome, è già in fase di sperimentazione sugli esseri umani. I primi risultati potrebbero arrivare entro la fine dell’anno. 

Come funziona? Il bersaglio del vaccino è lo stesso di alcuni farmaci anti-colesterolo di ultima generazione come gli anticorpi monoclonali, per esempio Pcsk9, la proteina che “rema contro” lo smaltimento dell’Ldl. Pcsk9 infatti agisce riducendo a livello epatico il numero dei recettori che rimuovono il colesterolo cattivo dal sangue.

La nuova molecola AT04A non fa altro che indurre l’organismo a sviluppare anticorpi contro la Pcsk9. 

«Il modo in cui l’AT04A viene somministrato - spiega Günther Staffler, responsabile del dipartimento tecnologico dell’AFFiRis - è paragonabile a un vaccino. Ma la differenza tra il vaccino convenzionale e il nostro è che il vaccino induce anticorpi specifici contro agenti esterni mentre l’AT04A induce anticorpi contro una proteina target prodotta dall’organismo. Si tratta effettivamente di un processo immuno-terapuetico più che di un vaccino». 

Il vaccino AT04A  è stato testato su topi allevati alla maniera occidentale, cibi ricchi di grassi e poco movimento, con elevati livelli di colesterolo e arteriosclerosi. E, in confronto ai topi non vaccinati, ha ottenuto benefici non trascurabili:  il vaccino è riuscito ad abbassare del 53 per cento il livello di colesterolo, a ridurre i danni dell’arteriosclerosi nei vasi sanguigni del 64 per cento, e a far scendere del 21-28 per cento i valori degli indicatori biologici dell’infiammazione. Non solo. Gli effetti degli anticorpi si sono mantenuti per tutta la durata dello studio. Se la strategia di immunizzazione dovesse funzionare altrettanto bene negli esseri umani, le attuali terapie potrebbero diventare un ricordo lontano. Le prime a venire salutate sarebbero molto probabilmente le controverse statine, sospettate di aumentare il rischio di diabete. Poi potrebbe essere la volta degli anticorpi monoclonali, efficaci solo a breve termine e molto costosi. 

«Se questi risultati si trasferiscono con successo tra gli esseri umani - dice Günther Staffler - significa che con una risposta degli anticorpi che dura per mesi dopo la vaccinazione, potremmo sviluppare una terapia a lungo termine che ha bisogno solamente di un richiamo annuale. Si tratterebbe di un trattamento più efficace e più conveniente per i pazienti». 

Ma è ancora presto per fare previsioni di questo tipo. Non conosciamo infatti gli effetti a lungo termine del vaccino sul sistema immunitario umano. Le prime informazioni arriveranno dal trial clinico avviato nel 2015 presso la Medical University di Vienna. Non bisognerà aspettare molto: la sperimentazione, che ha coinvolto 72 persone, verrà completata alla fine dell’anno.