Europa: i medici fuggono dai Paesi più poveri in cerca di stipendi migliori

L'altra faccia della mobilità

Europa: i medici fuggono dai Paesi più poveri in cerca di stipendi migliori

di redazione
La libera circolazione del personale sanitario nell'UE sta mettendo a rischio i sistemi sanitari dei paesi più deboli, dove si registra un salasso di operatori sanitari in cerca di condizioni di lavoro più vantaggiose

La libera circolazione del personale sanitario all'interno dell'Unione europea sta avendo un impatto negativo sulla sostenibilità dei sistemi sanitari: in alcuni Paesi, quelli meno attraenti per busta paga e prospettive di carriera, si assiste a una fuga di medici, specialisti e infermieri, con un serio pericolo per la salute pubblica e l'accesso universale alle cure. Per fermare la fuga di cervelli nella sanità e trattenere le forze all'interno del loro Paese bisognerebbe agire a monte, applicando un reclutamento etico e una ripartizione equa degli operatori sanitari nei sistemi sanitari a livello regionale e globale.

È quanto emerso a Bruxelles nel corso dell'evento "La mobilità del personale sanitario nell'Ue: reclutamento etico e coerenza delle politiche", organizzato dal network europeo Personale sanitario per tutti (HW4All), di cui Amref è partner per l'Italia, dalla Federazione sindacale europea dei servizi pubblici (Epsu) e dall'European health alliance (Epha).

Al centro della discussione l'applicabilità del Codice globale di condotta dell'Oms per il reclutamento internazionale del personale sanitario nel contesto europeo, caratterizzato da una sempre maggiore mobilità professionale.

Quest'ultima, secondo le associazioni, ha iniziato ad avere un notevole impatto negativo a causa di crescenti carenze e cattiva distribuzione di medici, medici specialisti e infermieri. Un fenomeno che sta colpendo pesantemente alcuni Paesi dell'Europa meridionale, ma anche in Polonia, Bulgaria e, in particolare, in Romania, dove dal 2007 diverse migliaia di medici e infermieri hanno richiesto e ottenuto i certificati che consentono loro di lavorare in un altro Stato membro dell'Ue.

Di mezzo ci sono la crisi e le misure di austerità, che stanno alterando l'equilibrio tra investimenti di personale sanitario e mobilità: si verificano ulteriori squilibri salariali tra Paesi e hanno il potenziale di aumentare ulteriormente la fuga di cervelli del personale sanitario.

Ma l'Ue può avere un ruolo nell'aiutare questi Paesi a mantenere i loro operatori sanitari, evitando così le disuguaglianze sanitarie e salvaguardando l'accesso universale alle cure. Per questo la rete HW4A ha lanciato un appello ai decisori politici europei affinchè sostengano una corretta applicazione dei principi etici contenuti nel Codice dell'Oms. «È giunto il momento per i decisori politici di rendersi conto che gli investimenti nei sistemi sanitari pubblici, e nel personale sanitario in particolare, sono un aiuto sostenibile alla ripresa economica dell'Europa», ha detto Linda Mans, esperta di salute globale presso la Fondazione Wemos e coordinatrice europea di HW4All. «L'Ue, con i suoi strumenti di politica di coesione, dovrebbe fare un lavoro migliore per contribuire a mantenere il personale sanitario nei propri Paesi d'origine».