Governo del Cambiamento bocciato in Salute

L’analisi

Governo del Cambiamento bocciato in Salute

di redazione
Tre le criticità più gravi: non è previsto un aumento delle risorse, la mancata ridefinizione del perimetro dei LEA e la sanità integrativa e l'assenza del riordino legislativo della sanità integrativa

«Il “Contratto per il Governo del Cambiamento” non getta solide basi per mettere in sicurezza la più grande conquista sociale dei cittadini italiani», vale a dire il servizio sanitario nazionale. 

Il presidente della Fondazione GIMBE Nino Cartabellotta tira così le somme dell'analisi del “Contratto” realizzata dall’organizzazione che presiede. L’analisi ha passato in rassegna punto per punto il contratto-programma di Governo confrontandola con i 12 punti del “piano di salvataggio” del servizio sanitario nazionale elaborato dalla Fondazione GIMBE. 

Una pietra di paragone di parte, c’è da dire. Ciò, tuttavia, nulla toglie alla validità della valutazione che promuove le intenzioni dichiarate del governo, a cominciare dal fatto che la salute appare posta al centro delle politiche (non solo sanitarie, ma anche industriali, ambientali, sociali, economiche e fiscali): questo aspetto è ribadito in «molteplici proposte contenute in vari capitoli del Contratto: dall’acqua pubblica all’ambiente, green-economy e rifiuti zero; dall’implementazione delle leggi sui reati ambientali alle politiche per la famiglia e la natalità; dalla cyber security e contrasto al bullismo e al gioco d’azzardo alla promozione dello sport; dalla sicurezza stradale, a trasporti, infrastrutture e telecomunicazioni», si legge nel report.

Tuttavia, non è presente nel Contratto, «nessuna considerazione sulle modalità con cui gestire ogni possibile riduzione della produzione economica conseguente all’implementazione di tali politiche». 

Ma questa è soltanto una delle diverse lacune identificate dalla Fondazione Gimbe. Tra tutte, tre sono le criticità più gravi: le risorse, i LEA e la sanità integrativa. In particolare, spiega il rapporto, il Contratto «non annuncia esplicitamente un aumento nominale del fondo sanitario nazionale, né un’inversione di tendenza del rapporto spesa sanitaria/PIL», «non prevede alcuna ridefinizione del perimetro dei LEA, oggi sproporzionati rispetto al finanziamento pubblico ed esigibili su tutto sul territorio nazionale solo sulla carta», «non fa alcun cenno all’inderogabile riordino legislativo della sanità integrativa che oggi, con le seducenti promesse del “secondo pilastro”, favorisce derive consumistiche e di privatizzazione». 

Non da ultimo, «dà il via libera al regionalismo differenziato che rappresenta una reale minaccia all’universalismo del SSN, visto che le autonomie previste in sanità non potranno che amplificare le diseguaglianze regionali».

«Nonostante le buone intenzioni e l’impegno della ministra Grillo nei primi 100 giorni di mandato, è certo che il rilancio del SSN non rientra al momento tra le priorità dell’Esecutivo, già in difficoltà a soddisfare tutte le promesse elettorali più popolari (flat tax, reddito di cittadinanza, riforma della legge Fornero) nel rispetto del tetto di deficit previsto dal Patto di Stabilità e Crescita europeo», afferma la Fondazione in una nota. 

Il Governo ha comunque tempo di recuperare e la prima occasione per dimostrare una maggiore attenzione alla Salute è imminente. 

Il ministro della Salute Giulia Grillo e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in occasione della 68ª riunione del Comitato Oms Europa tenutasi a Roma. Immagine: https://www.facebook.com/GiuliaGrilloM5S

«Guardando avanti con un pizzico di ottimismo – conclude Cartabellotta –  per confermare le buone intenzioni del “Contratto per il Governo del Cambiamento” sul destino della sanità pubblica, il primo segnale concreto dovrebbe arrivare tra pochi giorni con la nota di aggiornamento del DEF 2018. In particolare, si attende quell’inversione di tendenza del rapporto spesa sanitaria/PIL annunciata anche dalle parole del Premier Conte nel discorso per la fiducia. Se così non fosse, le rassicuranti dichiarazioni di intenti con cui si apre il capitolo Sanità nel “Contratto per il Governo del Cambiamento” rimarranno lettera morta, lasciando ancora una volta che sia il futuro a prendersi cura del servizio sanitario nazionale».