La ripresa è concreta, ma non fermiamo le riforme

Scenari

La ripresa è concreta, ma non fermiamo le riforme

di redazione
Con quasi 30 miliardi di produzione il farmaceutico si candida a settore trainante dell’economia. E potrebbe rafforzarsi ulteriormente con l’avvento di nuove generazioni di farmaci

«La mia sensazione, condivisa con tanti manager e imprenditori, è che la ripresa possa divenire presto realtà concreta». La professione di fiducia è di Massimo Scaccabarozzi, presidente appena riconfermato di Farmindustria, l'associazione delle imprese farmaceutiche, manifestata nella sua relazione all'Assemblea pubblica di giovedì 2 luglio a Roma.

Da manager industriale uso alla concretezza, Scaccabarozzi non si limita a esprimere l'auspicio, ma spiega la sua «sensazione» con statistiche e analisi. Nell'ultimo mese, ricorda per esempio, i dati Istat sul Prodotto interno lordo raccontano che, dopo 13 trimestri consecutivi di calo, il nostro Paese ha fatto registrare nel primo trimestre di quest'anno una crescita dello 0,1% rispetto all’anno passato. E la previsione di Confindustria per il 2015 dà un Pil in salita dello 0,8%. «Troppo poco per parlare di ripresa?» chiede Scaccabarozzi. «Direi di no» risponde e, anzi, «siamo certamente di fronte a una risalita che fa ben sperare». Anche le statistiche sull’occupazione dell’Inps «danno speranza» per il presidente di Farmindustria: «Nel primo quadrimestre 2015 l’Italia ha registrato 188 mila assunzioni in più rispetto allo stesso periodo del 2014 e 155 mila di queste sono a tempo indeterminato». Purtroppo non è tutto tendente al rosa... «Gli ultimi dati Istat sugli occupati confermano però che la risalita del Pil non si traduce ancora in una discesa complessiva della disoccupazione» ammette Scaccabarozzi e «i nuovi assunti non riescono a bilanciare gli effetti di una ristrutturazione industriale che ha cambiato il volto di molti comparti».

Queste cifre, però, devono «da un lato spronare a proseguire sulla strada delle riforme e dall'altro valorizzare i settori che contribuiscono con un saldo occupazionale positivo. Proprio come l’industria del farmaco, sulla quale il Jobs Act – assicura - ha funzionato come un acceleratore di un trend certamente positivo: 5 mila negli ultimi 12 mesi» (di cui la metà sono under 30) e hanno superato il numero dei lavoratori in uscita, con un aumento (+1%) del numero degli addetti. Gli investimenti sono aumentati di 200 milioni di euro (+11%) e l’export è cresciuto ancora (+6% nel 2014, dopo +14% nel 2013 e +13% nel 2012) di 1,2 miliardi in un anno.

Una nuova fase all’orizzonte. Scaccabarozzi ha ricordato che ci sono ben 7 mila medicinali in sviluppo (soprattutto biotecnologici) per tumori, malattia cardiovascolari, diabete, Hiv. «Farmaci sempre più personalizzati che cambieranno la storia di diverse malattie gravi» assicura il presidente di Farmindustria. La produzione nell'area del farmaco è cresciuta del 4,5%, raggiungendo i 28,7 miliardi di euro, con l'export che ha toccato il massimo storico: 72% della produzione e 21 miliardi in valore. Dal 2010 al 2014 il nostro Paese è stato il primo al mondo per crescita in valore dell’export di farmaci e vaccini, rafforzando la seconda posizione dopo la Germania tra i produttori di medicinali nell’Unione europea. Con i suoi 63 mila addetti, le 174 fabbriche e i 2,5 miliardi di investimenti, l’Italia del farmaco «si conferma l’hub europeo del settore» che ha l'ambizione di «diventare l’hub mondiale» dice ancora Scaccabarozzi. Successi che però «sarebbe sbagliato dare per scontati», per cui «c’è bisogno che la stabilità, garantita negli ultimi due anni, con regole certe, sia confermata e consolidata per favorire investimenti e innovazione. L’Italia sta uscendo dalla crisi. E l’industria farmaceutica è stata tra le coprotagoniste del rilancio del Paese. Davanti a noi - conclude Scaccabarozzi - ci sono sfide decisive. Lavorando insieme, fianco a fianco, con le Istituzioni e gli altri attori del sistema, potremo superarle per un futuro con grandi opportunità. Per tutti, a partire dai pazienti».

Farmindustria dà i numeri

- Per quanto riguarda la produzione, dunque, in Europa solo la Germania fa meglio di noi, con 30,4 miliardi (16,5%), mentre con 28,7 miliardi, l'industria del farmaco made in Italy genera il 15,5% della produzione del Vecchio continente (Ue a 28);

- Le esportazioni italiane di farmaci e vaccini sono aumentate, tra il 2010 e il 2014, di 8,1 miliardi di dollari a fronte degli 8 della Svizzera, dei 7,9 della Germania e dei 500 milioni degli Stati Uniti;

- L'aumento della produzione (+ 7%) nei primi quattro mesi di quest’anno si deve per un terzo (32%) al rafforzamento delle produzioni già realizzate in Italia, ma per gli altri due terzi (68%) alla capacità di attrarne di nuove. Con quasi 390 mila euro per addetto, inoltre, le imprese farmaceutiche in Italia raggiungono livelli di efficienza produttiva nettamente superiori a quelli della manifattura (226 mila euro/addetto);

- Con nove imprese su dieci (l’89,5%) che hanno introdotto innovazioni, in questa “classifica” siamo al secondo posto in Europa, preceduti ancora una volta dalla Germania (92%) e in linea con il Regno Unito (89,4%);

- Il contributo delle imprese farmaceutiche, in termini economici, raggiunge i 13,7 miliardi: si tratta, tra imprese del farmaco e indotto, di 3,3 miliardi in investimenti e ricerca, 6 in stipendi e contributi, 4,4 in imposte;

- Le risorse umane del settore sono altamente qualificate: il 90% sono laureati e diplomati; ed è forte la presenza femminile (44% del totale rispetto al 25% dell’industria), con ruoli importanti, specie nella R&S (il 53% dei ricercatori è donna);

- Nella Ricerca e Sviluppo, il settore vanta 1,3 miliardi di investimenti e 6 mila addetti, con il 90% sostenuto dalle imprese del farmaco; queste ultime, tra i settori ad alto contenuto tecnologico rappresentano il 39% degli investimenti, il 30% degli addetti, il 44% del valore della produzione e il 54% delle esportazioni. La R&S è sempre più orientata al biotech e alla medicina personalizzata. I farmaci biotecnologici, che attualmente curano nel mondo circa 350 milioni di persone, sono oggi il 20% di quelli in commercio, il 40% dei nuovi autorizzati e il 50% di quelli in sviluppo. L’Italia ha un ruolo da protagonista nel settore della biotecnologie, con una pipeline di 303 prodotti in sviluppo;

- La spesa farmaceutica pubblica è ai minimi Ue e i prezzi dei medicinali più bassi. Lo Stato spende 271 euro all’anno per ciascun cittadino, poco più di 70 centesimi al giorno. Rispetto alla media dei big Ue (390 euro), la nostra spesa è più bassa del 30%. Ed è diminuita del 2% dal 2006 al 2014, mentre il totale di quella sanitaria è aumentata dell’8%. Inoltre, i prezzi dei medicinali in Italia sono inferiori del 15-20 per cento rispetto a quelli dei principali Paesi europei;

- Nel settore abbiamo però anche un “record” negativo: occorrono oltre due anni perché un medicinale innovativo sia disponibile per i pazienti, con gravi disparità territoriali e i cittadini di una Regione curati con l’ultimo ritrovato della ricerca farmaceutica mentre quelli della Regione confinante no. Per l’uso effettivo di nuove terapie l’Italia registra consumi procapite che vanno dal -66% per i prodotti autorizzati dall'Ema (l'Agenzia regolatoria euroea) nel 2012 al -91% per quelli nel 2014.