Medici sull’orlo di una crisi di nervi

Camici bianchi allo specchio

Medici sull’orlo di una crisi di nervi

di redazione
Stanchi, economicamente insoddisfatti, emotivamente sfiniti. Così si descrivono i dottori italiani. Senza cambiamenti è a rischio la qualità dell’assistenza

Lo ripetono da anni. Così non è possibile continuare. Stipendi fermi, turni sempre più gravosi per il blocco delle nuove assunzioni, ospedali nel caos per il taglio delle risorse, costretti a inventare ogni giorno soluzioni per problemi creati altrove, preoccupati di incorrere in denunce diventate ormai troppo frequenti. 

Vita da medico nell’Italia della crisi economica, dove la sanità è diventata il bancomat per tappare i buchi di bilancio e la giusta gestione delle risorse si è trasformata nel cappio dell’austerità. 

Vita da camici bianchi ritratta ora in un sondaggio realizzato da SWG per conto di Anaao Assomed, una delle principali associazioni rappresentative dei medici del Servizio sanitario nazionale e che arriva alla vigilia di una nuova manovra economica che, tra dichiarazioni e smentite, non promette nulla di buono per la sanità e per i contratti di chi ci lavora. 

Privilegiati noi?

A dispetto del mito del medico benestante, al vertice della piramide sociale, rampante, il 68% dei camici bianchi italiani si sente frequentemente stanco; il 58% è economicamente scontento; il 48% emotivamente sfinito. I medici (il 77% del campione) si dicono insoddisfatti soprattutto per le mancate progressioni di carriera, un campo in cui per la quasi totalità dei medici, più che le competenze, contano gli agganci politici. 

Proprio il rapporto con la politica è uno dei nodi irrisolti della sanità per i medici. Il 97% di essi chiede di avere più peso nelle scelte aziendali e il 67% attribuisce alla invasività della politica la principale responsabilità della crisi del Ssn. Un dato, questo, che per Anaao Assomed significa una sola cosa: che «le riforme del sistema sanitario (502/1992 e 229/1999) abbiano fallito l’obbiettivo di reclutare i medici nella gestione degli ospedali. I dipartimenti ed il collegio di direzione, anche se formalmente istituti, non hanno avuto riconosciuto il ruolo di collaborazione nelle scelte di politica gestionale. Il governo clinico è stato un obbiettivo mancato e la dirigenza medica è stata relegata in un ruolo subalterno, ridotta al rango di fattore produttivo da controllare, sebbene impegnata in una difesa di valori professionali sempre più minacciati dalla invadenza della politica. Il direttore generale è considerato come una figura monocratica dal potere assoluto e l’87% dei medici intervistati crede debba essere rivisto l’assetto direzionale e la stessa scelta dell’aziendalismo in sanità».

L’ospedale non è una fabbrica

Insomma, applicare una mentalità aziendalistica gli ospedali non funziona. Si sacrificano i medici e non è detto che riescano a ottenere migliori risultati di salute, tanto che quasi la metà dei medici comincia a vedere un peggioramento della qualità dell’assistenza sanitaria ospedaliera italiana.

«L’indagine dimostra che abbiamo visto giusto quando negli ultimi anni abbiamo posto con forza il problema della governance delle aziende sanitaria e nella contrapposizione tra logiche organizzative e valori professionali una della cause principali di una questione medica che certo viene da lontano, ma che da questa crisi viene alimentata ed amplificata», ha commentato il segretario nazionale Anaao Assomed, Costantino Troise. «Torna tra i medici, specie i più giovani particolarmente colpiti dagli anni del blocco del turnover, il tema della retribuzione, a testimonianza di un impoverimento della categoria che non è solo di potere di acquisto e livelli previdenziali, ma anche di formazione, sicurezza, investimenti in tecnologie e risorse umane. Occorre adoperarsi per portare la sanità nella agenda del Governo e con essa i diritti del lavoro non scindibili da quelli dei cittadini. Ripartire dal lavoro, nelle sue varie forme, e dai suoi contenuti per ricordare a chi governa che senza di noi non esiste sanità pubblica e financo la crociata contro gli sprechi, esige la nostra partecipazione e la nostra professionalità», ha concluso.